Bankitalia, Visco vede la ripresa: crescita sopra il 4% con la sfida del Recovery

Il governatore non prende esplicitamente posizione sul tema del blocco dei licenziamenti ma sottolinea che questa norma è destinata a cessare e bisogna quindi mettere in campo le necessarie contromisure

(Alessandro Di Meo/Pool Photo via AP)

ROMA – Il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco conferma le prospettive di solida ripresa segnalate già in passato e invita a sfruttare la leva del Recovery per non lasciare incompiuta la sfida di un reale cambiamento. Il governatore non prende esplicitamente posizione sul tema del blocco dei licenziamenti ma sottolinea che questa norma è destinata a cessare e bisogna quindi mettere in campo le necessarie contromisure. Assicurando comunque un sostegno a chi perderà il lavoro.

Nelle sue annuali Considerazioni finali Visco conferma poi l’importanza di un coordinamento internazionale in questo particolare momento storico chiedendo ad autorità monetarie e governi di mantenere politiche accomodanti e misure di sostegno finché la crescita non si sarà consolidata visto che malgrado piani vaccinali e piani di aiuto lo scenario della crescita resta circondato da un elevato grado di incertezza.

La ripresa

“Una ripresa robusta della domanda nella seconda metà di quest’anno è possibile – sottolinea Visco – e ne sono condizione il proseguimento delle favorevoli prospettive connesse con la campagna vaccinale e il buon avvio del PNRR. Nella media dell’anno l’espansione del PIL potrebbe superare il 4 per cento.

Le ombre

Non mancano comunque le ombre. “L’efficacia delle campagne di somministrazione avviate alla fine del 2020 e le politiche economiche ancora molto accomodanti hanno indotto in aprile il Fondo monetario internazionale a rivedere al rialzo le stime di crescita mondiale per l’anno in corso, al 6 per cento. Questo scenario resta tuttavia circondato da un’elevata incertezza, legata soprattutto all’evoluzione della pandemia e al ritmo diseguale delle vaccinazioni tra le diverse aree del mondo”. Resta il fatto che “gli interventi pubblici e le misure di politica monetaria hanno fatto in modo che la crisi pandemica non si tramutasse in crisi finanziaria”.

Il lavoro

Capitolo centrale resta il lavoro. “Cesseranno il blocco dei licenziamenti, le garanzie dello Stato sui prestiti, le moratorie sui debiti. E andrà, gradualmente ma con continuità, ridotto il fardello del debito pubblico sull’economia. Bisogna essere preparati ai cambiamenti di cui abbiamo contezza e pronti per rispondere agli eventi e agli sviluppi inattesi”. Secondo Visco infatti “non è pensabile un futuro costruito sulla base di sussidi e incentivi pubblici”. E in questo contesto “sarà necessario mantenere il sostegno a chi perde il lavoro”. Per il governatore “andranno corrette le importanti debolezze nel disegno e nella copertura della rete di protezione sociale che permangono nonostante le riforme degli ultimi anni; la pandemia le ha rese manifeste, richiedendo l’adozione di interventi straordinari. Siamo inoltre ancora lontani dalla definizione di un moderno sistema di politiche attive, in grado di accompagnare le persone lungo tutta la vita lavorativa”.

Riforme e Recovery

L’altro focus è quello delle riforme e del Piano nazionale di ripresa su cui Visco torna a insistere. “Agli interventi previsti dal Pnrr e al connesso programma di riforme occorre dare massima concretezza; vanno assicurate la sicurezza e la rapidità dell’esecuzione, l’efficacia e la trasparenza degli impegni finanziari. Si tratta di una formidabile sfida”, ha sottolineato il governatore.

Sempre più importante il ruolo dell’Europa che dovrà basarsi anche su nuove regole. “Una capacità di bilancio comune, accompagnata dalla revisione delle regole per le finanze pubbliche nazionali, dovrebbe fondarsi sulla possibilità di una stabile emissione di debito, garantita da fonti di entrata autonome”, ha spiegato Visco. “Si fornirebbe tra l’altro ai mercati – ha aggiunto – uno strumento finanziario con elevato merito di credito, facilitando la diversificazione dei portafogli degli intermediari europei e l’integrazione dei mercati dei capitali, accrescendo l’efficacia della politica monetaria e consentendo all’euro di assumere pienamente il ruolo di valuta internazionale”.

(LaPresse)

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