La due giorni partenopea del G20 si chiude con una vittoria a metà. E’ stata una contrattazione particolarmente complessa durata due giorni e due notti. Durante l’ultima notte si è temuto saltasse l’accordo, poi la crisi è rientrata, ma il prezzo da pagare, per il nostro pianeta, è stato alto.
La giornata di ieri è iniziata con l’incontro tra il delegato ‘a stelle e strisce’ e quello italiano. Dopo le foto di rito tra il padrone di casa, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani (in basso, a destra) e l’inviato speciale Usa sul clima, John Kerry (in basso, a sinistra), sono emerse le criticità più aspre sull’intesa. Nel tardo pomeriggio, dopo un’accesa trattativa, è stato raggiunto l’accordo sul documento finale su energia e clima. Su 60 articoli in esame due, i più importanti, sono stati depennati dal testo, per convincere tutti i Paesi a firmare il comunicato finale.
Gli articoli in questione riguardano decarbonizzazione e riscaldamento globale: dal documento manca la data per eliminare gradualmente il carbone (indicata al 2025), e un riferimento chiaro alla soglia degli 1,5 gradi da ridurre entro il 2030. Cingolani ha parlato di “disallineamento”, evidenziando come alcune nazioni del G20 non se la siano sentite di mettere nero su bianco la garanzia di concentrare lo sforzo di riduzione della temperatura globale di 1,5 gradi già in questa decade. Con l’Italia, per l’obiettivo più ambizioso, Stati Uniti, Europa, Giappone e Canada, che si sono espressi favorevolmente, ma alcuni Paesi, fra i quali Cina, India e Russia, hanno detto no. I due punti rimasti fuori dall’intesa sono stati rinviati al G20 dei capi di Stato. “Scriveremo una nota come presidenza di questo G20, nella quale spiegheremo – ha spiegato Cingolani – come mai su alcuni punti non c’è stata piena condivisione”.
A pesare sulla mancata intesa i tempi e i modi del raggiungimento degli obiettivi già sanciti dall’accordo sul clima di Parigi, negoziato alla Conferenza delle parti (Cop 21) della Convenzione sui cambiamenti climatici e sottoscritto da circa 200 Paesi, che si pone l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 gradi e di proseguire gli sforzi per limitare l’aumento a 1,5 gradi.
“Tutti sono impegnati per la decarbonizzazione, il problema è sulla scala dei tempi, ovvero quando sarò in grado di farlo. Nessun Paese – ha continuato Cingolani – ha messo in dubbio l’accordo di Parigi, la convinzione c’è, ma alcuni paesi economicamente rischiano di non farcela in una decade”.
L’obiettivo di lungo periodo resta quindi la decarbonizzazione, il non usare più nulla di fossile. La domanda che resta in sospeso è se possiamo permetterci di prendere ancora tempo. Ma sarà il prossimo appuntamento a cercare di risolvere la questione.
Tra i punti centrali troviamo il faro acceso sulla transizione energetica con un impegno preciso sulla cooperazione nell’impiego e nella diffusione di tecnologie rinnovabili, viene data un’importanza centrale a orientare gli sforzi finanziari ed economici dei paesi del G20 verso gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, tenendo conto degli sforzi per sradicare la povertà, verso una transizione giusta e inclusiva. I Paesi del G20, pur riconoscendo la necessità di continuare a dare priorità agli sforzi per far fronte al Covid-19, si impegnano a destinare una quota ambiziosa dei fondi per i piani nazionali di ripresa e resilienza a favore di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Infine, nel testo si legge che sono accolti con favore gli sforzi per migliorare la quantificazione e il monitoraggio delle soluzioni basate sulla natura al fine di informare le decisioni di pianificazione, i modelli finanziari e di business sostenibili.
Intanto, dallo Stivale e da ogni angolo del mondo, la chiusura del negoziato ha suscitato reazioni positive. “E’ un vero piacere essere qui, voglio ringraziare il ministro e il governo per il caloroso benvenuto”, ha detto la vice segretaria generale dell’Onu, Amina J. Mohammed, intervenendo con il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Luigi Di Maio, al termine del loro incontro alla Farnesina, a Roma. Mohammed ha voluto “elogiare e fare i complimenti per leadership italiana mostrata durante il G20 e per la Cop26. Questa presidenza del G20 è forse secondo me la più ampia ed estesa perché ha correlato le questioni finanziarie ad altre, come il clima. Lo slancio della vostra leadership del G20 credo sia di buon auspicio per la Cop26 di Glasgow”, ha detto.
Mancano solo 100 giorni (novembre) all’appuntamento scozzese di Glasgow e l’incontro nel capoluogo partenopeo è l’ultimo prima del gran finale.