Roma, 5 apr. (LaPresse) – “Il Consiglio europeo del 28-29 giugno deciderà le cosiddette raccomandazioni specifiche agli stati che riguardano le riforme che l’Unione europea chiede ai Paesi membri. Questa delibera nel Consiglio europeo dei capi di stato e di governo si fonda sulle proposte della Commissione e che tengono conto dell’esame di tutti i piani nazionali delle riforme (Pnr) che ciascun paese deve inviare a Bruxelles insieme al Def entro il prossimo 10 aprile”. Lo afferma, in una nota, Renato Brunetta, deputato di Forza Italia. “Queste raccomandazioni che saranno approvate a fine giugno dal Consiglio europeo, condizioneranno sia la politica economica, sia la più generale attività di tutti i governi dei paesi dell’Unione”, dice.
“Ad esempio, già da qualche anno si chiede all’Italia di agire sul mercato del lavoro per ridurne concretamente le inefficienze, di riformare il sistema fiscale, di ridurre il carico delle procedure amministrative, di rendere più spediti i procedimenti giudiziari, di migliorare il sistema della pubblica istruzione, di contenere il deficit annuale e di ridurre lo stock del debito – continua Brunetta – Come sta andando il nostro Paese verso questo fondamentale appuntamento di fine giugno in Europa? Purtroppo, complice anche il periodo elettorale, a mani nude. Vediamo perché. In primo luogo, bisogna considerare che i contatti preliminari fra gli Stati e le istituzioni europee sono già in corso e in fase estremamente avanzata, ed è quindi fondamentale che il Governo Gentiloni sia intelligentemente attivo e ne dia immediata, costante informazione al Parlamento e alle forze politiche, cosa che fino ad ora non è avvenuta. In secondo luogo, è evidente che al fine di influire sulle ‘raccomandazioni’, abbiamo bisogno di predisporre un idoneo Def e un dettagliato Pnr, non un ‘mini Def’ e nessun Pnr, come si sta ipotizzando. Sarebbe puro autolesionismo. In terzo luogo è palese, che le recenti notizie del peggioramento dei saldi dei nostri conti pubblici, su deficit e debito a causa degli interventi sulle banche venete, contrariamente a quanto era stato previsto dal governo uscente fino a poche settimane fa, rende tutto più difficile e sta creando forte allarme presso i nostri partner e le istituzioni Ue. Insomma piove sul bagnato.
In un quadro di questo genere, fortemente a rischio, con i mercati preoccupati ancorché silenti, occorrerebbero due decisioni fondamentali per l’interesse nazionale: la prima è di procedere verso la formazione di un governo di forze politiche credibili, con personalità in grado di interloquire positivamente e costruttivamente con l’Europa; la seconda di fare presto, senza inutili dilazioni, con idee chiare, senza perdersi in invenzioni estemporanee di politica economica e sociale, più da campagna elettorale che da responsabilità di Governo, in un momento delicato come questo a livello internazionale. Sempre al Consiglio Europeo di fine giugno, i leader dovranno inoltre pronunciarsi ulteriormente sul pacchetto di proposte fatto dalla Commissione UE nel dicembre 2017 sull’evoluzione dell’unione economica e monetaria. In questo pacchetto sta l’intero futuro della governance dell’Eurozona (Fondo Monetario Europeo, Ministro delle finanze europeo, recepimento del Fiscal Compact nel diritto UE, completamento dell’Unione bancaria). Molte di queste proposte sono tali da preoccupare il nostro Paese e ledere i suoi interessi, in particolare quelli del Mezzogiorno. Questa semplice ricognizione dell’agenda europea dovrebbe consigliare a tutti i leader consultati al Quirinale, saggezza e realismo.
Ne va della sovranità del nostro Paese”.