NAPOLI – Una nube densa, scurissima invade il cielo della Campania. Mercoledì pomeriggio un vasto incendio è divampato in un capannone della Sapa, un’azienda di logistica di materiali plastici nella zona industriale di Airola, nel Beneventano. Il fumo ha raggiunto rapidamente anche i territori vicini, e quindi i comuni confinanti di Napoli e Caserta. Un vero e proprio disastro ambientale che potrebbe avere conseguenze devastanti sulla salute degli abitanti. Come già troppo spesso è accaduto. “In attesa che la magistratura e le forze dell’ordine accertino le cause del grave incendio è fondamentale mettere in campo tutte le misure necessarie per garantire la salute dei cittadini e per monitorare gli eventuali danni ambientali”, è l’allarme di Legambiente. E all’appello dell’associazione ambientalista si unisce il presidente dell’Ordine dei biologi Vincenzo D’Anna (nella foto a destra): “Sono dispiaciuto – spiega – per i danni provocati all’industria che è una delle poche ad aver incrementato in questi mesi fatturato e occupazione, entrambi fattori che ora sono in pericolo. Venendo agli aspetti sanitari possiamo dire che abbiamo la nostra piccola Seveso. L’Arpac ora sta monitorando, ma nei comuni interessati mancano strumenti di rilevazione, non ci sono centraline. Particolare attenzione meriterebbe il controllo del cloruro di vinile, sostanza altamente inquinante e grave interferente endocrino che incide sul funzionamento degli ormoni, soprattutto nei bambini in fase di crescita. Poi occorre controllare metalli pesanti, diossine e polveri sottili, che si distribuiscono sugli abitanti provocando danni a breve e lungo termine”. E i danni alla salute sono devastanti. “Immagini – continua – che l’assunzione di metalli pesanti per via alimentare determina un incremento della possibilità di ammalarsi di cancro del colon da 6 a 10 volte in più. Inoltre gli interferenti endocrini possono modificare gli ingranaggi dell’espressione genica e della funzionalità cellulare. Corriamo il rischio di tramandare una patologia silente alle nuove generazioni. Come per le radiazioni nucleari, non si vedono, ma ci sono, e provocano danni incalcolabili”. Ma possiamo fare qualcosa per proteggerci dai danni che queste sostanze possono provocare sul nostro organismo? “E’ importante – continua D’Anna – lavare e detergere le superfici, e intendo strade e piazze, ma anche balconi e terrazzi sui quali, verosimilmente, si potrebbero depositare. Gli amministratori devono capire che, a differenza di quanto si possa pensare, non si tratta di un inquinamento macroscopico, sono nanoparticelle che possono essere rilevate solo al microscopio e che entrano nel ciclo alimentare tramite i pascoli (e quindi latte e formaggi), e coltivazioni (ortaggi e frutta), ma anche terreni e falde. A San Felice a Cancello e Santa Maria a Vico molti si riforniscono dai pozzi, quell’acqua arriva nei rubinetti. Bisogna fare un monitoraggio di lungo periodo con equipe di esperti, dai 6 ai 12 mesi, per controllare la situazione sui prodotti della filiera alimentare e fare il punto con conferenze di servizi periodiche ogni 2 mesi, per aggiornare sulla situazione i sindaci. Si tratta di problematiche nuove, c’è ancora molto da capire, quindi è bene che la ricerca sia la più vasta possibile nel prossimo anno”. Sui ritardi della politica interviene anche la consigliera regionale del M5S Maria Muscarà: “L’immobilismo dei lavori in Consiglio regionale – dice – registrato in particolare in quest’ultimo periodo di campagna elettorale, si ripercuote in maniera drammatica sulle sorti dei cittadini della Campania. Il gravissimo incendio ad Airola ripropone il tema, per il quale ci battiamo dall’inizio della scorsa consiliatura, di un piano regionale rifiuti che resta ancora inattuato e che prevede, tra le altre misure, un potenziamento dei controlli nei luoghi ad alto rischio incendio di materiale pericoloso. Giova ricordare che quello di ieri è il terzo rogo in poco più di un anno di un deposito di materiale plastico per auto nella sola regione Campania. Quanto accaduto alla Sapa di Airola segue infatti l’incendio, del 16 settembre scorso, alla New Technology and Service di Carinaro, produzione materie plastiche per auto e quello del 5 maggio 2020 alla Adler Plastic di Ottaviano. Segnali di un disastro ambientale che non sono stati recepiti da chi è stato eletto a tutela dell’interesse e della salute dei cittadini della Campania”. Siamo di fronte all’ennesimo dramma ambientale. Ma la risposta, come sempre, tarda ad arrivare.
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