MILANO – È ‘Nightmare Alley’, in italiano ‘La fiera delle illusioni’ il nuovo film di Guillermo del Toro che ha come protagonisti Bradley Cooper e Cate Blanchett. Con questo film, Del Toro entra nel mondo cinematografico del noir. La storia ha inizio nella cerchia ristretta di un luna park itinerante degli anni Trenta, un regno di terrore e meraviglie, e poi si sposta nei saloni della ricchezza e del potere, dove albergano la seduzione e il tradimento. Al centro di questa storia, troviamo un uomo che vende la sua anima all’arte dell’imbroglio. Quell’uomo è Stanton Carlisle (Bradley Cooper), un truffatore vagabondo che si trasforma in un affascinante intrattenitore e manipolatore talmente esperto da convincersi di poter sconfiggere il fato. Mentre Stanton fa la sua euforica ascesa, del Toro racconta il sogno americano che va alla deriva in modo sconsiderato.
Il visionario regista spiega: “Ero molto interessato a raccontare una storia sul destino e l’umanità. Stanton Carlisle è un uomo a cui vengono dati tutti gli elementi per cambiare la sua vita. Ha delle persone che credono in lui, che lo amano e che si fidano di lui. Tuttavia, la sua determinazione e la sua arroganza sono talmente forti da allontanarlo da tutto ciò”.
Quando si avvicina alla chiaroveggente Zeena (Toni Collette) e a suo marito Pete (David Strathairn), ex mentalista, in un luna park itinerante, il carismatico ma sventurato Stanton Carlisle vede spianata la strada per il successo, utilizzando le nuove abilità che ha imparato per truffare l’alta società newyorkese. Con la virtuosa Molly (Rooney Mara) lealmente al suo fianco, Stanton pianifica di imbrogliare un pericoloso magnate (Richard Jenkins) con l’aiuto di una misteriosa psichiatra (Cate Blanchett), che forse potrebbe essere la sua avversaria più temibile. L’avvincente storia è basata sul romanzo di William Lindsay Gresham pubblicato nel 1946, incentrato su un carismatico imbroglione che viene divorato dalla sua incontrollabile ambizione.
Naturalmente attratto dal mondo macabro e profondamente umano dei fenomeni da baraccone dei luna park, del Toro vedeva il romanzo di Gresham come autobiografico e voleva esplorare i confini sfumati fra l’illusione e la realtà, la disperazione e il controllo, il successo e la tragedia. Considerava questo romanzo un racconto morale sul lato oscuro del capitalismo americano. Ne esce una spietata storia di crimini, tradimenti e feroci castighi. Anche all’interno dei suoi contorni cupi, mantiene comunque la qualità mitica e la capacità di indagare la natura umana che caratterizzano classici di del Toro come Il labirinto del fauno e La forma dell’acqua. “Tra i miei film – sottolinea del Toro – questo è il primo a non essere manieristico o stilizzato pur avendo un’atmosfera magica. È ambientato in una realtà immediata e facilmente riconoscibile. Volevo raccontare una storia classica in modo vivido e contemporaneo. Volevo che gli spettatori si rendessero conto che questa storia parlava del nostro mondo”.
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