Patate, aglio e cipolle in reti di lino

NAPOLI – Materiali sostenibili per rimpiazzare la plastica usa e getta che avvelena i mari. La plastica rappresenta il maggior detrito inquinante che si trova negli oceani. Secondo uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Sustainability, circa l’80% degli oggetti ritrovati in mare è realizzato in plastica. In particolare, i prodotti legati al consumo di cibi e bevande da asporto, tra cui sacchetti, bottiglie, contenitori per alimenti e involucri monouso, rappresenterebbero quasi la metà del totale dei rifiuti abbandonati. Per combattere l’inquinamento l’associazione ambientalista Marevivo porta avanti, da quasi quarant’anni, battaglie contro l’uso della plastica monouso, favorendo azioni concrete a favore di una progettazione che tenga conto della breve vita del packaging e della conseguente necessità di utilizzare, per la relativa produzione, fonti naturali e completamente biodegradabili.

RICICLO DA MIGLIORARE

Stando a quanto riporta un articolo dell’associazione Marevivo solo il 30% della plastica impiegata nel packaging alimentare viene riciclata, mentre la maggior parte finisce dispersa nell’ambiente. Per fare qualche esempio, ogni anno vengono realizzate in Italia 250 milioni di confezioni da tre teste d’aglio, una quantità che equivale a circa 60mila chilometri di plastica, che corrispondono a 600mila chilogrammi. Per la produzione di sacchi di patate da 1,5 chili o 3 chili, invece, oggi l’industria impiega circa 10 milioni di chili di plastica (per circa 20 milioni di confezioni all’anno). Questi numeri ci danno l’idea di quanto sia urgente un cambiamento di rotta immediato, che ci chiede in primis il nostro pianeta ma anche l’Europa.

CAMBIARE MATERIALI

Secondo il decimo rapporto di GreenItaly, realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere, in collaborazione con CONAI, Novamont e Ecopneus, l’Italia è leader in Europa per il recupero dei rifiuti. Ricicliamo il 79,3% degli scarti che produciamo, più del doppio della media europea, che si attesta al 39,2%. Secondo il Conai (Consorzio nazionale imballaggi), proseguendo a questo ritmo, si stima il raggiungimento di 9,5 milioni di tonnellate di packaging riciclate entro la fine del 2021. Inoltre, l’Osservatorio Packaging del Largo Consumo di Nomisma conferma l’attenzione dei consumatori per il packaging sostenibile. Un italiano su due, infatti, preferisce prodotti (alimentari e non) con poco imballaggio e il 45% pone regolarmente attenzione all’acquisto di prodotti con imballaggio sostenibile.

PACKAGING IN LINO

Per migliorare l’impatto sul pianeta anche le aziende sono chiamate a fare la loro parte. Il Linificio e Canapificio Nazionale e Kuku International Packaging hanno realizzato un progetto ambizioso e rivoluzionario.
Grazie al contributo dell’Associazione MareVivo intende realizzare una vera e propria rivoluzione iniziata dal packaging alimentare, ma che è già in fase di sperimentazione anche nel settore dell’itticoltura con la produzione di reti per la pesca, l’allevamento e la vendita di mitili. Si tratta di un packaging a uso alimentare completamente ecologico prodotto da filati e reti in lino con elevate prestazioni tecniche che può essere utilizzato anche come componente per altre tipologie di imballaggi, in sostituzione della plastica: finestre per i sacchi in carta, rinforzo interno del confezionamento in carta e del nastro adesivo in carta, ma anche copri-cassette per frutta e verdura.
Naturale ed etica, il lino è la fibra naturale europea più sostenibile in assoluto grazie alle ridotte quantità di acqua necessarie per la sua coltivazione e al minimo utilizzo di agenti chimici nella fase di coltura e filatura. Questa pianta prepara il terreno per le colture successive, partecipa all’assorbimento del carbonio emesso nell’atmosfera e non produce scarti. Tutto questo senza stravolgere le catene produttive, dal momento che reti e filati in lino possono essere utilizzati dagli stessi macchinari industriali che finora hanno confezionato gli oggetti con i materiali plastici.

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