NAPOLI – La temperatura si alza e il nostro regime alimentare cambia, adeguandosi al caldo torrido. Mangiamo meno, privilegiando pasti freschi e alimenti ricchi di acqua. La frutta rappresenta una soluzione perfetta, lo spuntino ideale per mantenere il nostro organismo idratato. Purtroppo però i prodotti della terra sono ancora lontani dal raggiungere gli standard della normativa sul biologico, nonostante gli sforzi del legislatore nazionale e comunitario.
LE NORME UE
Gli Stati membri dell’Ue sono stati legalmente obbligati dal 2011 a eliminare gradualmente 55 pesticidi identificati come particolarmente dannosi. Tuttavia, la loro presenza negli alimenti è aumentata notevolmente negli ultimi dieci anni, come mostra un rapporto pubblicato dall’organizzazione Pesticide Action Network Europe (Pan). Questi risultati rivelano una mancata applicazione delle leggi da parte degli Stati membri a scapito della protezione dei consumatori. L’aumento dell’esposizione va anche nella direzione opposta all’obiettivo di riduzione dei pesticidi della strategia Farm to Fork. PAN Europe e le organizzazioni membri chiedono il divieto diretto dei 12 pesticidi più tossici e l’eliminazione totale di tutti i 55 pesticidi molto dannosi entro il 2030. Nel 2009 un regolamento Ce ha introdotto una nuova categoria di sostanze attive note come Candidate alla sostituzione. Questa disposizione aveva lo scopo di identificare le sostanze attive approvate più dannose per l’uomo e l’ambiente e di sostituirle con alternative chimiche e non chimiche meno dannose per guidarne definitivamente l’eliminazione.
I RISCHI
Il rapporto si concentra sui residui di una categoria di pesticidi definiti “più pericolosi” dalla Commissione Europea nel contesto della strategia dell’UE Farm to Fork. Si tratta di sostanze legate a una serie di malattie croniche tra cui tumori, problemi cardiovascolari o diabete. Possono anche essere altamente tossici per l’ambiente, avvelenando i fiumi e altri preziosi ecosistemi. Lo stesso regolamento europeo li identifica come i peggiori pesticidi rimasti sul mercato dell’Ue, ovvero i più pericolosi.
LO STUDIO
Il Pan ha eseguito uno studio su 100mila campioni, che hanno evidenziato residui di sostanze dannose alla salute umana, che sulla carta dovrebbero essere vietate dal 2011, presenti in media nel 29% della frutta e verdura analizzata. Nel 2011 il 18% dei frutti era contaminato dai prodotti Candidati alla sostituzione, valore che è aumentato al 29% nel 2019. In media, il trend mostra un aumento di +53% in 9 anni per la frutta. Gli esempi più importanti sono i kiwi (+397% di aumento al 30% nel 2019), ciliegie (+152% al 50%), mele (+117% al 33%), pere (+103% al 45%) e pesche (+52% al 53%). Ciò significa che mentre i kiwi erano quasi privi (4%) di queste sostanze tossiche dieci anni fa, quasi un terzo (32%) è ora contaminato. Allo stesso modo, la metà (50%) di tutte le ciliegie campionate dai funzionari è stata contaminata nel 2019, rispetto al 22% nel 2011.
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