ROMA – La Fabi, una delle principali sigle sindacali del mondo del credito, lancia l’allarme: circa quattro milioni di italiani, in maggioranza al Sud, è privo di uno sportello bancario nelle vicinanze di casa e la progressiva desertificazione rischia di avere ricadute pesanti non solo sull’organizzazione quotidiana di famiglie e imprese ma soprattutto di far crescere pericolosamente fenomeni legati all’usura o ad attività finanziarie illegali. In più la banca in questo modo, secondo la Fabi, rischia di perdere anche un suo ruolo sociale trasformandosi in una sorta di negozio in cui piazzare prodotti finanziari.
Avverte Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi: “L’assenza di sportelli bancari dai piccoli e medi centri del Paese fa correre il concreto rischio di allontanare sia le imprese sia le famiglie dal circuito legale della finanza e del credito: ne consegue che si lascia spazio alle organizzazioni criminali, all’usura e a tutte quelle attività finanziarie illegali che riescono sempre ad approfittare di situazioni di disagio e difficoltà economica”. Aggiunge Sileoni. “Il ruolo sociale che le banche stanno progressivamente perdendo con chiusure indiscriminate e inaccettabili di agenzie bancarie, è un argomento che non può essere sottovalutato dai partiti politici. È grave che in pochi, all’interno della classe politica, si interessino a questo problema”.
Del resto i numeri raccolti da Fabi parlano chiaro. Sono più di 4 milioni gli italiani ‘senza banca’ cioè gli abitanti dei 3.062 comuni nei quali non sono più presenti filiali bancarie. Una quota pari al 7% della popolazione totale. La percentuale presenta vistose differenze su base geografica: se al Nord la desertificazione bancaria interessa il 6% della popolazione, al Centro il fenomeno risulta più circoscritto (3,2%), mentre al Sud e nelle isole, dove la questione è decisamente più marcata, i cittadini che non hanno più un’agenzia bancaria ‘sotto casa’ né a distanza contenuta rappresentano il 10,7% dei residenti.
La progressione delle chiusure è decisamente impressionante. In meno di 10 anni le banche italiane hanno chiuso 11.231 sportelli: le agenzie erano 32.881 a fine 2012, per poi calare a 23.480 nel 2020 e ancora a 21.650 a fine 2021. Dal 2012 la riduzione è stata pari al 34,16%, mentre tra il 2020 e il 2021 la contrazione è stata del 7,79%: in un solo anno le chiusure sono state 1.830. Anche le banche sono molte di meno: dai 706 istituti di credito del 2012 si è passati ai 474 nel 2020 e ai 456 nel 2021. Vuol dire 250 banche in meno (-35,4%) dal 2012 al 2021 e 18 in meno, in un anno (-3,80%), dal 2020 al 2021. La diminuzione è frutto della progressiva aggregazione tra grandi gruppi e banche più piccole.
La contrazione ha interessato anche il personale: i bancari erano 315.238 a fine 2012, 275.433 a fine 2020 e 269.625 a fine 2021. La riduzione netta è stata di 45.613 unità (-14,47%) tra il 2012 e il 2021 e di 5.808 unità (-2,11%) tra il 2020 e il 2021.
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