Una vecchia disputa teologica si incentrava sulla dimensione degli angeli. Essendo, questi, fatti di puro spirito, secondo i teologi, avrebbero dovuto occupare uno spazio infinitesimale. Il confronto veniva incentrato su quante di queste creature celesti potessero stare sulla punta di uno spillo. Erano quelli i tempi bui del medio evo in cui si annunciava la venuta dell’Apocalisse. Ignoranza e povertà erano i tratti distintivi della gran parte dell’umanità e la salvezza dell’anima il maggior cruccio per i credenti. Dio veniva descritto come vendicativo e giudice senza misericordia per i peccatori, sia dai teologi sia dalle gerarchie ecclesiali. Istruzione e conoscenza era relegata nelle mani del clero e dei potenti. La sofferenza corporale, gli stenti di una vita, corta e grama, dedicata alla preghiera, erano considerati l’unico viatico per la conquista del paradiso. In questo contesto l’unica filosofia era quella “scolastica”, appannaggio dei religiosi e dei privilegi che questi rivendicavano in nome del Signore. Un affresco che Umberto Eco ha mirabilmente descritto nel romanzo “Il nome della Rosa”. Va da sé che anche in quell’epoca prosperava la simonia, ovvero la vendita delle indulgenze dai peccati. Una pratica che arricchiva la chiesa ed impoveriva i fedeli. Bisognerà aspettare Lutero e Calvino per assistere ad una revisione della esegesi dei testi sacri ed all’affermarsi di un immagine di un Signore misericordioso. C’è da chiedersi se tutto il progresso e le conoscenza di cui l’umanità ha goduto in tutti questi secoli abbia spazzato via le superstizioni e la povertà nel consesso umano, ora che anche il secondo millennio è stato superato. Certo le condizioni di vita sono profondamente mutate, sul piano materiale. La ricchezza si è meglio distribuita creando il ceto medio. I proletari sono diventati borghesi, le istituzioni che governano la società hanno abbandonato da tempo l’assolutismo evolvendosi in democrazie. Ma basta tutto questo per dire che l’uomo ha saputo trarre le necessarie esperienze per emanciparsi al punto tale da poter affermare che nel mondo non esistano più fame, guerre e miserie? Credo che, mutatis mutandis, non tutto sia adeguatamente e definitivamente cambiato. Chiariamo: il mondo del terzo millennio è ben lontano da quello dei precedenti sul piano dell’agiatezza e delle conquiste sociali, tuttavia molti ancora sono i divari da colmare e le ingiustizie da cancellare. Se questo è vero, la fatica dell’umanità non è esaurita e l’umanesimo, nel suo complesso di valori, resta ancora da migliorare. Orbene per grandissime linee, questo è il retaggio dell’era nuova non ancora completata. Resta la fatica di redimere quella parte di umanità ancora vittima di antichi ma perduranti problemi. A parte il progresso scientifico cosa serve agli uomini per recuperare il meglio che manca loro, per affrancarli da conflitti, fame, tirannia ed ignoranza? La risposta, fin dai tempi di Sisifo che rubò il fuoco agli dei per salvare gli uomini dalle fiere, è sempre la stessa: la tecnica politica, il buon governo della società. Un ordine costituito, privo dei profili di libertà, giustizia, solidarietà e rispetto della dignità umana, non raggiunge tutti gli scopi e, quindi, la tecnica politica resta uno strumento essenziale. Senza un ordine costituito e le sue leggi, condivise dai governati, non c’e progresso che tenga. Se la politica è lo strumento per indirizzare il consesso sociale verso il bene e l’equo, ben si comprende che la politica stessa è materia della quale nessuno possa fare a meno. Buona o cattiva, giusta o ingiusta, solidale od egoistica, onesta o truffaldina che sia, questa è solo uno strumento che cammina sulle gambe degli uomini e si caratterizza con coloro i quali la praticano. Fino a quando nelle scuole, nelle famiglie, nei vari addentellati sociali, questa equazione non sarà resa nota ed acquisita diffusamente, la gente comune penserà di non dovervi accedere e di poterne fare a meno. Per dirla con Pericle: non tutti saranno capaci di governare Atene, ma ciascuno potrà ben giudicare come la si governi. Tradotto: interessarsene è un dovere civico. Dall’università di Yale ci giunge la notizia che particolari fluidi resuscitano le cellule morte dopo un’ora. Altre scoperte su embrioni creati artificialmente senza gameti, ci trascinano di là dei confini della nostra stessa esistenza. Per quanto grandi e sbalorditivi siano questi progressi non potranno nulla senza la politica che governa gli Stati e la moltitudine degli uomini. A meno che non si voglia ritornare a contare gli angeli sulla punta di uno spillo.