Scende ancora il clima di fiducia per imprese e famiglie con associazioni dei consumatori e di imprese che lanciano un nuovo allarme consumi. A mitigare il clima negativo arrivano però i dati sul fatturato industriale che ad agosto segnano ancora una crescita del 3,6%.
Nel dettaglio a ottobre l’Istat stima una flessione dell’indice del clima di fiducia dei consumatori da 94,8 a 90,1 mentre quello delle imprese diminuisce per il quarto mese consecutivo, passando da 105,1 a 104,5. “Il clima di fiducia delle imprese – osserva l’Istat – dopo la marcata crescita registrata nel corso del 2021, subisce quindi un ridimensionamento a gennaio 2022 entrando in un periodo di stasi fino a giugno. Da luglio 2022 è iniziata una nuova fase di calo. Anche il clima di fiducia dei consumatori presenta una dinamica negativa per il secondo mese consecutivo e raggiunge il livello più basso da maggio 2013. Contribuiscono al deciso calo dell’indice soprattutto le opinioni sulla possibilità di risparmiare in futuro e quelle sull’opportunità di acquistare beni durevoli, seguite da giudizi in deterioramento sia sulla situazione economica personale sia su quella del Paese”.
Ad agosto non si era ancora invece fermata la corsa del fatturato che aumenta del 3,6%, in termini congiunturali, registrando una dinamica positiva su entrambi i mercati: +3,4% su quello interno e +3,8% su quello estero.
Il quadro dipinto dall’Istat preoccupa consumatori e associazioni di imprese in particolare per le possibili ricadute sui consumi. “Caro-bollette e inflazione alle stelle affossano la fiducia e le aspettative di famiglie e imprese, un dato particolarmente pericoloso perché avrà effetti diretti sui consumi – spiega il presidente Carlo Rienzi – In un clima di scarsa fiducia, infatti, i cittadini saranno portati a rimandare al futuro gli acquisti, con conseguenze negative per commercio, industria ed economia nazionale”. Timori vengono espressi anche da Confcommercio. “Le indicazioni sulla fiducia di famiglie e imprese in ottobre non possono stupire. Sembrano più colpiti i consumatori. Se le ingenti risorse del governo a sostegno del potere d’acquisto hanno funzionato fino a ieri, il persistere di tensioni inflazionistiche rilevanti comprime il valore reale della ricchezza detenuta in forma liquida (che perde oltre 70 miliardi di euro nella prima parte dell’anno in corso). Inoltre, il clima d’incertezza, di cui i dati odierni sono perfetta testimonianza, non agevola l’incremento della propensione al consumo. I due fenomeni si rafforzano, originando la recessione tecnica che si acuirebbe nei trimestri a cavallo della fine del 2022”, commenta l’Ufficio Studi di Confcommercio.
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