CASERTA (s.o.) – Un’indagine conoscitiva della Commissione Agricoltura del Senato sulla situazione epidemiologica della brucellosi e della tubercolosi bufalina in Campania. A chiederne l’autorizzazione al presidente del Senato Ignazio La Russa, ci ha pensato ieri, onorando un impegno assunto con gli allevatori casertani ed i senatori campani di Fratelli d’Italia, il presidente dell’organismo parlamentare Luca De Carlo (FdI).
“Si tratta di uno strumento che sarà molto utile – ha spiegato lo stesso De Carlo – per studiare ipotesi di sostegno e rilancio del comparto, anche alla luce delle possibilità offerte dalla Politica agricola comune 2023-2027”. De Carlo si è detto poi “onorato che tutti i colleghi della Commissione abbiano condiviso la proposta e il suo valore, tanto che la richiesta è stata approvata all’unanimità”. Secondo quanto riferito dallo stesso senatore sarebbero stati già individuati i principali punti di interesse dell’indagine: dall’andamento della filiera bufalina, anche con riferimento all’evoluzione sanitaria, alle iniziative messe in campo per fronteggiare i casi di infezione degli animali e le eventuali misure di prevenzione.
“A breve – ha spiegato il titolare della commissione Agricoltura di Palazzo Madama – sarà definito, e trasmesso alla presidenza del Senato, l’elenco dei principali soggetti interessati che saranno ascoltati auditi sul tema dalla commissione”.
Non è infine escluso che le audizioni e l’indagine conoscitiva stessa possano suggerire la necessità di coinvolgere la commissione in sopralluoghi nelle aree di allevamento di particolare interesse.
Una buona notizia dunque? “Un’iniziativa lodevole – spiega il professor Vincenzo Caporale (nella foto), già direttore scientifico dell’Oie (l’organizzazione mondiale della sanità animale) ed uno dei massimi esperti di brucellosi bufalina al mondo – ma ad una condizione: che si ricostruisca compiutamente la storia della brucellosi in provincia di Caserta perché è assolutamente paradigmatica”.
“Se, come credo, – spiega il professor Caporale – la si ricostruirà in modo accurato, allora saranno evidenti e compresi tutti gli elementi indispensabili a trovare una soluzione”. Una storia che parte da lontano, dal lontano 1992, allorché, al tempo dell’ex ministro della Sanità Francesco de Lorenzo, il governo cominciò ad occuparsene direttamente. Ed il professor Caporale anche.
In Campania, invece, ancora un nulla di fatto sull’istituzione della commissione d’inchiesta per fare luce sulle cause dei fallimenti delle programmazioni regionali per l’eradicazione delle infezioni bufaline.
Il tema è dunque capire chi e che cosa si faceva quando le cose hanno funzionato e la brucellosi era praticamente sparita e chi e che cosa si è fatto quando le cose non hanno funzionato e la brucellosi è ricomparsa. Da recuperare, insomma, obiettivi specifici, metodi, strumenti e uomini, nei ministeri come altrove.
Questione di memoria storica andata persa, questione di errori del passato che tornano. Ma anche, avverte Caporale, di una nuova e complessa condizione di contesto in cui la logica prevalente, tutt’altro che produttiva, è quella del muro contro muro.
Quanto al passato, Commissario- Centro di Referenza Nazionale-CRN – sembrerebbe stato lo schema vincente. Quello dei risultati. Venuti puntualmente meno allorché si è tornati, secondo logiche differenti e salvo periodi d’eccezione (2008-2011), all’ordinaria gestione regionale (negli ultimi 10 anni 140mila capi abbattuti per sospetta infezione, animali risultati poi in gran parte sani alle indagini post mortem).
Ma per Caporale c’è un altro aspetto per il quale i conti non tornano: trattare gli animali come cose e non come esseri senzienti è profondamente sbagliato, così come è sbagliato non capire il rapporto che esiste tra un allevatore vero e gli animali.
Per questo – è il ragionamento – l’idea che rimborsi sugli abbattimenti risolvano problemi non è esattamente ciò che risolve una questione “sulla quale abbiamo ottenuto risultati brillanti – racconta Caporale – solo quando ci siamo seduti a tavolino con gli allevatori veri e abbiamo scritto un percorso insieme. Oggi c’è invece una situazione tipo guardie e ladri ma così non funziona: non ci sono guardie e ladri ma animali senzienti, proprietari e, dovrebbero esserci, autorità competenti con l’unico compito, a legislazione esistente, di verificare che gli allevatori facciano quello che dichiarano di fare. Cioè la famosa questione dell’autocontrollo: non è lo Stato che deve risanare ma gli allevatori”.
Altra vergogna da affrontare, avverte il professore, è quella della tracciabilità del latte di bufala “che si può risolvere solo con strumenti analoghi a quelli che individuammo per l’anagrafe bufalina: gli allevatori sono OSA (Operatori della Sicurezza Alimentare) responsabili del latte prodotto, i trasformatori di quello che trasformano e il sistema veterinario deve vigilare che tutto funzioni attraverso un anagrafe nazionale. Semplice, ma purtroppo oggi non è così”.
E mentre a Roma i senatori campani e non, ed in particolare quelli di Fratelli d’Italia, danno segnali di vita, in Campania, invece, ancora un nulla di fatto sull’istituzione della commissione d’inchiesta per fare luce sulle cause dei fallimenti delle programmazioni regionali. Un tema caro a pochi consiglieri, di opposizione, tant’è che è di queste ore l’iniziativa dei consiglieri Maria Muscarà e Alfonso Piscitelli di far sottoscrivere ad almeno un terzo dei consiglieri regionali la richiesta di una seduta straordinaria di Consiglio per mettere ai voti la richiesta dell’istituzione della “commissione d’inchiesta” che giace da tempo nei cassetti del parlamentino campano, malgrado ben 11 sottoscrizioni: nove dei rappresentati di centrodestra e due del gruppo misto. Movimento 5 Stelle… non pervenuto.
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