Riti vudu e magia nera per schiavizzare transgender brasiliani, undici in manette

Riti vudu e magia nera per schiavizzare transgender brasiliani, undici in manette

Il mercato del sesso sulla Domiziana - Foto di Giovanni Izzo
Il mercato del sesso sulla Domiziana - Foto di Giovanni Izzo

CASTELVOLTURNO – Un’associazione criminale, con base sul Litorale, finalizzata alla riduzione in schiavitù, alla tratta di esseri umani e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina di brasiliani: è il tema dell’inchiesta condotta dalla Squadra mobile di Caserta, che ha portato, ieri mattina, su ordine del Tribunale di Napoli, all’esecuzione di 11 misure cautelari nei confronti di 10 transgender sudamericani e di un italiano, Daniele D’Isanto, di Varcaturo (che avrebbe svolto il ruolo di ‘accompagnatore’). Tra i sudamericani destinatari del provvedimento, ci sono ‘Suzuke Salerno’, ‘Ellen Roche’ e ‘Pamela Andress’ di Giugliano in Campania (questi i nomi con cui sono conosciuti nel Belpaese).

Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, l’attività investigativa ha rivelato come la compagine criminale fosse stata in grado di monopolizzare la gestione del mercato della prostituzione transgender nella zona di Castelvolturno (precisamente tra Licola e Varcaturo). Il gruppo, secondo quanto rilevato dagli agenti di polizia, aveva un proprio referente nella città di San Paolo (Brasile), incaricato di adescare e reclutare persone transgender: inizialmente, queste venivano ospitate in immobili messi a disposizione del gruppo criminale e indotte a prostituirsi a San Paolo. Successivamente, dopo aver ottenuto la documentazione necessaria per l’espatrio e il biglietto aereo (con i costi sostenuti preliminarmente dall’organizzazione criminale), venivano inviate in Italia previa approvazione del capo dell’organizzazione. Le vittime della tratta, una volta arrivate all’aeroporto di Milano ‘Linate’, venivano prelevate da altri membri del sodalizio criminale e fornite di una dichiarazione fittizia di ospitalità, al fine di garantire loro l’ingresso e il soggiorno legale per motivi turistici sul territorio nazionale. Successivamente, le vittime venivano condotte a Napoli, dove un altro membro dell’organizzazione aveva il compito di prelevarle e portarle in auto fino a un appartamento a Castelvolturno. Qui venivano segregate in appartamento, con divieto di comunicare con persone diverse dagli sfruttatori. A tal fine, veniva loro confiscato il telefono cellulare e imposto un severo regime di condotta.
Le vittime, secondo quanto ricostruito dall’accusa, erano costrette a prostituirsi in strada seguendo rigidi turni orari sotto il controllo di alcuni membri dell’associazione. I proventi derivanti dall’attività di prostituzione venivano versati al capo dell’organizzazione come rimborso del debito contratto per entrare in Italia. Tale debito era sempre superiore a 10mila euro, tenendo conto che l’importo iniziale pattuito veniva poi incrementato in continuazione su base pretestuosa, mantenendo così le vittime soggiogate al gruppo criminale.
La Procura afferma che l’associazione per delinquere esercitava una forza intimidatrice sulle proprie vittime, non solo attraverso violente aggressioni fisiche, ma soprattutto tramite continue vessazioni psicologiche, che includevano minacce di ritorsioni ai familiari delle parti offese in Brasile. Inoltre, i membri dell’organizzazione criminale si avvalevano di presunti ‘sortilegi’ e riti di ‘magia nera’ messi in atto per intimidire i transgender ribelli.
Durante le perquisizioni effettuate nel corso dell’indagine, è stata rinvenuta nel giardino di casa di una delle vittime la testa di una statuetta raffigurante una divinità circondata da frutti, che sarebbe stata utilizzata per un rito di magia nera brasiliana noto come cerimoniale ‘Egun’, finalizzato a provocare la morte del destinatario come forma di punizione inflitta dai membri dell’organizzazione.
In base alle prove investigative raccolte, la Procura della Repubblica di Napoli ha richiesto e ottenuto l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per tutti gli 11 indagati ritenuti coinvolti nella presunta associazione.
Gli arresti sono stati eseguiti nella mattinata di ieri nelle città di Castelvolturno, Roma, Milano, Pisa e Ferrara. Fino a una eventuale sentenza di condanna irrevocabile, tutti gli 11 arrestati devono essere considerati innocenti.

Pamela Andress, la ‘falsa estetista’

Uno dei dieci transgender ammanettati ieri dalla Squadra mobile di Caserta è un personaggio già noto alle cronache nazionali: si tratta di Pamela Andress, 50enne di Salvador de Bahia ma residente a Giugliano. La stampa si era già interessata a lui perché, secondo la Procura di Modena, in qualità di “falso estetista”, avrebbe effettuato il 21 aprile 2022 una mastoplastica additiva in modalità vietate e considerate pericolose su Samantha Migliore, una donna di 35 anni e madre di cinque bambini. L’intervento si sarebbe svolto in una residenza privata a Maranello. Per questa vicenda, Andress è attualmente sotto processo. Secondo quanto affermato dagli inquirenti, quando Andress si sarebbe resa conto che Samantha stava male (è deceduta), avrebbe deciso di fuggire. Successivamente si è presentata ai carabinieri ammettendo di essere stata lei a praticare l’intervento.

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