Origini afragolesi, studi a Napoli, poi Roma e il via alla carriera prefettizia. Ma prima di approdare in Terra di Lavoro, Giuseppe Castaldo si è misurato anche con la bella e complessa Sicilia, guidando l’ufficio territoriale di governo a Siracusa, e con la giovane Pisa. “È una città piccola, ma che ospita miglia e miglia di studenti”, ha ricordato riavvolgendo il nastro della sua esperienza toscana. Sono trascorsi già due anni dal suo insediamento negli uffici di piazza della Prefettura. “A questo punto del mio percorso – ha dichiarato -, considero Caserta ‘una master’. È un territorio con tante fragilità e difficoltà che di certo non scopro io. Ma è anche una zona ricchissima di potenzialità”. Di quanto fatto finora e di cosa ha intenzione di fare, il prefetto Giuseppe Castaldo ne ha parlato ieri mattina nella redazione di Cronache, che ha sede nel cuore industriale della provincia casertana. “Qui ci sono importanti realtà. Anche delle eccellenze”.
Ma non mancano i casi in cui questi centri chiudono o riducono il personale.
Diamo grande attenzione al tema occupazionale. Seguiamo tantissime vertenze e alcune siamo anche riuscite a risolverle in modo positivo. Facciamo il massimo per evitare che si perdano posti di lavoro. La disoccupazione genera molte criticità sociali. Chi non ha più un’occupazione può essere attratto dai settori illeciti. E noi ci impegniamo, nei limiti del nostro ruolo, a fare in modo che ciò non accada.
Non solo prevenzione e risoluzione dei problemi. La Prefettura può avere anche un ruolo attivo nella crescita del territorio.
Ed è proprio in quest’ottica che, continuando a parlare della zona industriale, stiamo lavorando ad un patto con gli imprenditori. A breve avremo dei nuovi tavoli. Abbiamo già avviato un’interlocuzione con l’Unione industriali e ci confronteremo anche con la Regione. Ci sono tante aziende che sono disposte ad investire.
E la troppa burocrazia può essere un freno?
Bisogna lavorare bene e decidere in fretta. Quando visito le realtà imprenditoriali della provincia casertana, i soggetti che le gestiscono mi fanno sempre le stesse richieste: sicurezza, buona viabilità e risposte certe. Non dico che bisogna sempre accontentarli, ma stabilire in tempi rapidi se quanto gli imprenditori chiedono è possibile concederglielo o meno. Va fatto per consentire loro di programmare gli investimenti. Le lungaggini spesso rappresentano terreno fertile per la corruzione. E Caserta non è esente da questo fenomeno.
È evidente, quindi, che l’area di Marcianise-Caserta Sud può ancora crescere. Ma già come è ora, con tanti centri di produzione e commerciali, la viabilità che la caratterizza è spesso sotto stress.
È stato istituito il ‘Comitato operativo viabilità’, che presiede il viceprefetto Florinda Bevilacqua, proprio con l’obiettivo di monitorare questa criticità. E lavora per favorire il decongestionamento del traffico in quest’area. Sta pianificando, ad esempio, il dispositivo di prevenzione lungo le arterie maggiormente interessate dal flusso di veicoli in occasione del Black Friday, del Tarì Open del 3 dicembre e delle festività natalizie.
Attraversare Marcianise Sud con i suoi centri commerciali, con i nuovi negozi e le varie attività di ristorazione che recentemente sono stati aperti, spesso è un’impresa ardita.
È in cantiere la creazione di una nuova strada tra l’area dell’interporto e quella del Centro Campania. E Autostrade dovrebbe anche creare un nuovo casello a Maddaloni. Tutto ciò, se realizzato, renderà la viabilità meno problematica.
La ricchezza industriale richiama l’attenzione delle mafie. E gli uomini del clan da qualche anno preferiscono le ventiquattrore alle pistole. Indossano giacca e cravatta e riescono ad inserirsi nel tessuto imprenditoriale. Ma la Prefettura ha importanti strumenti per frenare la loro avanzata.
Vero: le interdittive. E dal 2022 ad oggi, con un trend in progressivo aumento, sono 80 quelle che abbiamo emesso nei confronti di altrettante imprese, tra cui alcune colluse con il clan dei Casalesi, attive nei settori socio-assistenziale e della distribuzione alimentare. Di queste, 7 sono provvedimenti di prevenzione collaborativa che hanno interessato società con sede a Teverola (2), Sessa Aurunca (1), Aversa (1), Caserta (1), San Marcellino (1), San Cipriano (1), attive nei settori della coltivazione ed import-export di ortaggi, allevamento bufalino, produzione di prodotti caseari e costruzione di edifici.
Queste misure ‘collaborative’ sono una novità.
Si, sono state introdotte recentemente e consentono alla Prefettura, per quelle società in cui sia stata accertata una situazione di infiltrazione solo occasionale, la nomina di esperti in funzione di supporto o l’adozione di misure di bonifica.
Non solo le imprese. La mafia si insinua anche nelle pubbliche amministrazioni.
Al momento c’è solo un Comune sciolto per infiltrazione mafiosa, Sparanise. Ma stiamo monitorando altre realtà. C’è un ulteriore dato rilevante che merita attenzione.
Quale?
La provincia di Caserta conta 104 Comuni, con una popolazione complessiva pari a circa 900mila abitanti, molti dei quali caratterizzati da forte conflittualità nella dialettica politica e da criticità sotto il profilo finanziario-contabile, con ripercussioni tali da determinare, in alcuni casi, effetti dissolutori. Al momento, 4 Municipi sono stati sciolti ai sensi dell’articolo 141 del Tuel (Aversa, Capodrise, Macerata Campania e Teverola). E questa situazione rappresenta un evidente elemento di fragilità. Molti, come detto, hanno anche problemi finanziari. Ne sono circa 30 tra quelli in dissesto o che sono stati costretti ad adottare un piano di riequilibrio finanziario.
E si confrontano quotidianamente anche con l’emergenza ‘personale’.
Tanti hanno un organico inferiore rispetto alle esigenze che sono chiamati ad affrontare. Molte amministrazioni locali, ad esempio, possono contare su un numero davvero esiguo di vigili urbani. Stiamo cercando di intervenire su questo aspetto.
Ha detto che Caserta è un territorio fragile, ma anche con tantissime potenzialità. E probabilmente un’area che sintetizza queste due caratteristiche è Castelvolturno e, più in generale, il Litorale.
E sono chiamato ad occuparmene in una duplice funzione. Innanzitutto da prefetto, ma anche da commissario straordinario del governo del Comune di Castelvolturno per il superamento delle situazioni di particolare degrado di quell’area.
È un territorio che merita molta attenzione da parte del Governo. E’ necessario che Roma gli dedichi le stesse energie che sta spendendo per Caivano.
Il fatto che il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, sia venuto nei mesi scorsi a Castelvolturno, dimostra tutta la volontà del Governo di dedicarsi al Litorale casertano. Noi abbiamo intensificato le attività di prevenzione e contrasto ai roghi di rifiuti. Stiamo seguendo la riqualificazione sotto il profilo del degrado dal punto di vista urbanistico e sociale, anche in attuazione delle indicazioni contenute in recenti direttive del Ministro dell’Interno, attraverso la costituzione in Prefettura di un ‘gruppo di lavoro’ formato dai rappresentanti dell’Ente e delle forze di polizia per l’avvio di una ricognizione finalizzata all’individuazione degli interventi da attuare per la liberazione degli immobili occupati sine titulo e l’eventuale successiva demolizione.
È palese, ora, anche una presenza più intensa delle forze dell’ordine.
Sì. La garantiamo anche attraverso servizi straordinari di controllo del territorio ad ‘alto impatto’, con l’impiego sia delle unità territoriali, sia delle unità di rinforzo del Reparto prevenzione crimine e delle Sio (Squadre di intervento operativo) dei carabinieri.
A rendere tutto più complicato la permanenza di numerosi irregolari sul territorio e anche il radicamento di mafie straniere, come quella nigeriana.
Sono aspetti che seguiamo e che, logicamente, sono anche all’attenzione delle Procure. Ripeto, è una realtà complessa. Ci sono 27 chilometri di costa da controllare. E devo ringraziare le forze di polizia che fanno il massimo per monitorare e pattugliare con costanza non solo il Litorale, ma l’intera provincia casertana.
Restando sul tema sicurezza, spesso a togliere quiete ai cittadini c’è una movida che degenera in violenza.
Ci sono due centri che seguiamo con particolare attenzione: Caserta e Aversa. E per entrambi sono stati attivati dei ‘tavoli di osservazione’ a cui partecipano gli amministratori locali, le associazioni e le forze di polizia. Per contrastare episodi del genere serve inevitabilmente rafforzare i controlli e può aiutare anche la tecnologia con i sistemi di videosorveglianza. Su 104 Comuni della provincia, 80 sono forniti di impianti di cui 37 finanziati con fondi del Viminale. È un buon dato. Ma per contrastare la movida violenta non va sottovalutato l’aspetto culturale.
Cioè?
Si deve creare una rete tra scuola, associazioni, chiesa e Stato per dare segnali positivi ai giovani. E soprattutto fare di tutto perché non smettano di frequentare le lezioni. La dispersione scolastica è un dato che non va trascurato.
In che misura è presente a Caserta?
Su una popolazione di 79.325 studenti (tra scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado), si registrano 394 casi di alunni che non hanno mai frequentato, 3.564 con tasso di assenza tra il 25 e il 50%, e 742 con tasso di assenza superiore al 50%, cui si aggiungono 581 segnalazioni ai Comuni e alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni.
Insomma, nei suoi due anni da prefetto a Caserta ha potuto constatare che Terra di Lavoro è una provincia non semplice.
Dico sempre che amministrare in generale un territorio non è mai facile. E in queste zone non lo è particolarmente. Ma sono convinto che se si fa rete, se le forze buone agiscono in sincronia, per raggiungere gli obiettivi di legalità e sicurezza, e su questo la stampa seria deve dare una mano, c’è possibilità di migliorare