Mozzarella, sì ai controlli antifrode. Da oltre dieci anni non se ne fanno

Il Siaab ricorda: "De Luca da sindaco di Salerno chiedeva a Caldoro di intervenire. Perché da quando è governatore Asl e Regione non si vedono nei caseifici?"

CASERTA (sergio olmo) – “L’unione delle disposizioni crea un meccanismo perfetto, dove ogni parte è essenziale per il funzionamento dell’intero”. Lo diceva Leonardo Da Vinci ma non deve averla pensata così, soprattutto a proposito di quelle sui controlli anti-frode nel commercio di mozzarella di bufala Dop, il governatore campano Vincenzo De Luca. Lo stesso che da sindaco di Salerno chiedeva all’allora presidente della Regione Stefano Caldoro la rigorosa applicazione delle norme regionali in materia, per poi ignorarle completamente una volta entrato a Palazzo Santa Lucia.
A rilevarlo, riportando norme, fatti e circostanze, ma anche additando il governatore De Luca con l’epiteto “Gattopardo”, è stato ieri Gianpiero Martone (nella foto in alto) dirigente del sindacato italiano agricoltori e allevatori bufalini (Siaab), che lancia intanto due appelli. Il primo, alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, tra i pochi leader di governo ad aver mostrato una certa attenzione sul tema, perché con un nuovo piano per l’eradicazione della brucellosi e della tubercolosi bufalina se ne predisponga uno sulla tracciabilità e i controlli della mozzarella di bufala Dop e non Dop. Il secondo, alla consigliera regionale Maria Muscarà perché interroghi De Luca per chiedergli se e quando intende applicare la legge, le norme regionali che egli stesso reclamava all’allora presidente Caldoro.
E’ così, dunque, che Martone ricorda quando il 1 agosto 2014 l’ex sindaco di Salerno convocò nella Sala delle Adunanze del Comune di Salerno i suoi assessori per deliberare la richiesta alla Regione di una maggiore attenzione al problema, a tutela del consumatore. Come? Attraverso il “combinato disposto” avrebbe detto Leonardo Da Vinci se fosse vissuto nella nostra epoca, delle norme regionali che di fatto stabiliscono prelievi e controlli incrociati, improvvisi e settimanali nei luoghi di produzione e lavorazione della mozzarella di bufala Dop e Non-Dop in Campania. Ciò che in sostanza, ricorda Martone, viene testualmente determinato da una Legge delle Regione Campania, cioè dal comma 236 dell’articolo 1 del Collegato alla Legge di Stabilità Regionale del 2014: “I competenti uffici della Giunta regionale – si legge nella legge regionale – applicano il combinato disposto di cui all’articolo 2 della legge regionale 3/2005 e dell’articolo 34, comma 2, della legge regionale n. 15/2002, per la tutela dei consumatori e dei produttori bufalini della Campania, anche prevedendo un piano di monitoraggio, di verifica e controllo incrociato tra il latte di bufala prodotto o introdotto in Campania e la mozzarella di bufala campana DOP e la mozzarella di latte di bufala generica prodotta. I predetti controlli sono effettuati sui prodotti derivati dal latte di bufala durante le fasi di produzione e commercializzazione”.
Ma cosa dicono l’articolo 2 della legge 3/2005 e il comma 2 dell’articolo 34 della legge 15/2002?
La prima obbliga i servizi veterinari ai prelievi dei prodotti derivati dal latte di bufala (un campione ogni 10 quintali) per i controlli morfologici, chimico-fisici e microbiologici, anche contro la frode in commercio.
La seconda impone alla Regione la predisposizione e l’attuazione di un Piano regionale per i controlli stessi prevedendo, in caso di eventuali violazioni, sanzioni aggiuntive a quelle già previste per legge, sempre contro la frode in commercio, a tutela del latte e della mozzarella di bufala prodotta in Campania.
La denuncia di Martone, tuttavia, non si ferma qui e allarga il tiro alle organizzazioni agricole: “Queste dimenticanze “Deluchiane – scrive il dirigente del Siaab – vengono avallate dalle Organizzazioni Professionali che si definiscono rappresentative e che a loro volta dimenticano i documenti che i loro Direttori e Presidenti sottoscrissero. Una di questa particolare Organizzazione Professionale, quella che oggi organizza i Villaggi, anzi le feste-sagre, sempre nel 2014, scriveva documenti nei quali chiedeva una maggiore attenzione a tutela dei consumatori e della filiera bufalina viste le continue frodi accertate dall’Autorità Giudiziaria. Addirittura, la Coldiretti – perché è di questa organizzazione che sto parlando – sottolineava l’aumento della produzione della Mozzarella mentre il prezzo del latte alla stalla diminuiva”. “Oggi, però, anche loro, accompagnate da tutte le altre Organizzazioni di Categoria – aggiunge Martone -, sostengono, condividono e divulgano l’operato della Giunta De Luca sia in merito alla mancata applicazione delle norme anti-frode, sia in merito al Piano Regionale per il contrasto della Brucellosi e della Tubercolosi nonostante sia ben noto a tutti, agli allevatori, alla politica e alla magistratura, che quei programmi messi a punto dalla Regione e dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Portici non solo non hanno risolto nulla ma hanno creato solo danni gravissimi agli Allevatori e quindi all’economia di terra di lavoro”. Per Martone, “bisogna restituire un ruolo straordinario a questa ricchezza storica, dando vita a un ente istituzionale di valorizzazione, con particolare protagonismo e ruolo dei comuni e ripristinando la contrattazione della Taverna di Aversa”.
Per noi di Cronache che abbiamo il dovere di fare domande, soprattutto scomode, resta un interrogativo: per quale motivo nell’ultimo decennio ci si è accaniti nelle aziende bufaline a caccia di brucella trovandola anche quando molto probabilmente non c’era, mentre sul prodotto finito, Dop e non Dop dei servizi veterinari delle Asl e della Regione nemmeno l’ombra? E meno male che ci pensano i Nas.
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