NAPOLI (Anastasia Leonardo) – Ciò che si temeva da tempo, e si stava cercando di scongiurare, è accaduto. La notte scorsa una cinquantina di sfollati dalla Vela Celeste ha tentato di rientrare negli appartamenti evacuati in seguito al crollo di un ballatoio avvenuto lo scorso 22 luglio, incidente tragico che ha causato la morte di tre persone e il ferimento di altre, tra cui sette bambine.
Le persone coinvolte, prevalentemente donne con bambini, sono riuscite a sfondare il cordone di sicurezza delle forze dell’ordine per entrare nelle abitazioni dichiarate inagibili. Questo atto di protesta ha richiesto l’intervento di tutte le Volanti disponibili della questura di Napoli convergenti sul luogo. La Digos ha intavolato una trattativa con una delegazione di circa venti persone, cercando di dissuaderle dall’occupazione forzata degli alloggi.
“Qui non potete entrare, le abitazioni sono inagibili,” hanno comunicato le autorità, sottolineando i pericoli legati alla struttura. Nonostante l’iniziale tensione, alla fine gli sfollati sono stati convinti a lasciare l’edificio intorno alle 5 del mattino.
Tuttavia, i nervi restano a fior di pelle, con un presidio delle forze dell’ordine che continua a monitorare la situazione.
Gli sfollati della Vela Celeste si trovano in una situazione critica. Molti di loro hanno perso tutto e faticano a trovare un nuovo alloggio. “Ognuno vuole tornare nella sua casa,” racconta una delle donne coinvolte. “Nessuno vuole affittarci casa perché non abbiamo una busta paga. Ci hanno proposto un sussidio, ma anche se andiamo con i soldi in mano per pagare, nessuno ci affitta un appartamento.”
Anche un altro residente sottolinea le difficoltà economiche che stanno affrontando: “Il sussidio non basta. Da un anno sono anche senza reddito di cittadinanza perché ritenuto ‘occupabile’, ma non trovo lavoro. La situazione è peggiorata a partire dal 22 luglio.”
Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, continua ad affrontare la situazione a colpi di dichiarazioni di solidarietà, ma è ovvio che non basta silenziare i media compiacenti per tenere sotto controllo la situazione. I nodi irrisolti restano tali.
Attualmente, sono 219 i nuclei familiari che hanno presentato domanda per accedere al contributo economico messo a disposizione con uno stanziamento di un milione di euro. Tuttavia, 11 di questi nuclei non risultano nel censimento realizzato nel 2023, e il contributo è destinato solo a chi è stato censito.
Cossa sta facendo il Comune per rendere visibili gli invisibili? Niente. La gente di Scampia lo sa e la tensione si taglia con il coltello.
Intanto, il perito della procura di Napoli, un ingegnere incaricato delle indagini, ha già depositato una relazione preliminare sugli accertamenti del crollo del ballatoio. L’indagine, condotta dal pm Manuela Persico e dal procuratore aggiunto Sergio Amato, si concentra ora sull’acquisizione di atti inerenti l’ordinanza di sgombero del 2015, mai eseguita, e sugli interventi di manutenzione. Al momento, i reati ipotizzati sono crollo e omicidio colposo, nonché lesioni colpose, con l’inchiesta ancora rivolta contro ignoti.
La situazione a Scampia rimane quindi tesa, con una comunità ferita che cerca una soluzione dignitosa e sicura, nel silenzio delle istituzioni e mentre proseguono le indagini per accertare le responsabilità del tragico evento.
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