Nuove minacce di morte a Benedetto Zoccola dopo il suo intervento su Cronache di Caserta

L’ex vicesindaco di Mondragone e Aversa aveva commentato con preoccupazione un nostro articolo sui contatti tra un dirigente della squadra di calcio del Litorale e un affiliato al clan Pagliuca

CASERTA – I pestaggi e gli ordigni: sono solo alcuni dei metodi che il sistema mafioso utilizza per scoraggiare chi prova a combatterlo. Oltre a simili azioni, però, ci sono anche approcci meno rumorosi, fisicamente meno aggressivi ma altrettanto pericolosi. Benedetto Zoccola, ex vicesindaco di Mondragone e di Aversa, dopo anni di impegno civico e politico, può vantarsi, suo malgrado, di essere stato vittima di entrambi i tipi di intimidazioni. E’ stato sequestrato e picchiato e in due occasioni sono state fatte esplodere delle bombe nei pressi del suo ufficio e della sua abitazione: tutto questo, oltre a causargli ferite permanenti, ha spinto lo Stato a garantirgli una scorta.
Da quegli episodi che, inevitabilmente, gli hanno condizionato e gli condizionano ancora la vita, sono trascorsi diversi anni, ma la sua presenza in provincia di Caserta, a quanto pare, sembra rappresentare ancora un fastidio per qualcuno. E recentemente quel qualcuno ha tenuto a ricordargli il fastidio che prova diffondendo sul web il suo manifesto funebre con foto annessa: “Il giorno 1 giugno, presso la clinica Padre Pio di Mondragone, veniva a mancare all’affetto dei suoi cari Benedetto Zoccola, vedevo Tommasi”. Nel manifesto è stato indicato anche il giorno delle esequie: “Quattro giugno alle 12 presso la chiesa di San Rufino”. Troppo grave per essere uno scherzo di cattivo gusto. Il documento riporta pure altre frasi sinistre a corredo dell’annuncio della morte: “Noi non dimentichiamo il nostro Benedetto. Nessuno muore finché vive nel cuore di chi resta”.

Il caso è ora all’attenzione dei carabinieri del Reparto territoriale di Mondragone. Zoccola, che, fortunatamente, sta benissimo, stando a quanto emerso finora dai primi atti di indagine, ha appreso del manifesto soltanto nel corso di questo fine settimana perché mostratoglielo da un suo familiare.

Il manifesto funebre è stato messo in circolazione da un profilo non riconducibile direttamente a una persona fisica, ma probabilmente attivato con lo scopo di avere uno strumento più o meno sicuro per diffondere minacce senza essere identificati. Non si esclude che questo messaggio diretto a Zoccola sia una reazione a degli articoli che Cronache di Caserta ha dedicato lo scorso maggio al territorio a cui è legato l’attivista, in particolare alle presunte ingerenze della mafia nel calcio dilettantistico locale. Pubblicammo prima un articolo su dei contatti registrati tra esponenti della cosca Pagliuca, operante a Mondragone, e il gruppo Zagaria, cosca del clan dei Casalesi con base a Casapesenna, a seguito di una rissa avvenuta sul campo durante il match Mondragone-Casapesenna. Quei contatti tra riferimenti delle due gang malavitose sarebbero stati tesi a fare chiarezza su quanto verificatosi (per quegli scontri sono stati emessi anche diversi Daspo) durante la partita. Alcuni giorni dopo, abbiamo dato alle stampe un secondo articolo sullo stesso argomento, con a corredo una foto che ritraeva un affiliato al clan Pagliuca, recentemente tornato in libertà, mentre abbracciava un dirigente della squadra mondragonese. In quell’occasione, il pezzo riportava anche un commento di Zoccola, in quanto conoscitore delle dinamiche criminali di Mondragone che ha combattuto e combatte con le sue denunce: “In città sembra esserci la tragica tendenza a far finta di nulla. Dopo la notizia pubblicata da Cronache sui contatti tra i Pagliuca e gli Zagaria, la società di calcio – dichiarò l’ex vicesindaco – avrebbe dovuto farsi sentire, condannare questi gesti e prendere le distanze da quegli ambienti. Mi aspettavo che intervenisse anche l’amministrazione locale. Chi guida una città ha il dovere di farsi sentire su temi del genere, soprattutto in territori dove tra lo Stato e la criminalità organizzata è in corso uno scontro costante. Il fatto che uno dei Pagliuca si rechi sul campo da calcio e abbracci un uomo della società, a mio avviso, è un segnale pericoloso. Eventuali ingerenze della cosca nel mondo dello sport – concluse Zoccola – vanno arginate subito”.

È probabile che l’aver acceso i riflettori su questo tema, sul possibile connubio tra mafia e pallone, abbia indispettito personaggi legati alla criminalità organizzata e, come reazione all’esposizione di Zoccola sulla stampa, abbiano alluso a una sua fine col manifesto diffondendolo sul web. Un monito allarmante: stai attento o i tuoi cari dovranno dirti addio.

Episodi del genere dimostrano come la battaglia contro il sistema mafioso in provincia di Caserta sia tutt’altro che vinta. Lo Stato fa sentire la sua presenza indagando e colpendo, con misure cautelari e sequestri di beni, le varie cosche presenti in Terra di Lavoro. Tuttavia, queste strutture, sfruttando il disagio sociale e facendo leva su convinzioni culturali radicate e lontane dai concetti di legalità, riescono a rigenerarsi. Ed è per tale ragione che lo scontro va affrontato non solo nelle aule dei tribunali, ma anche sul campo culturale. Parlare del fenomeno mafioso e non dimenticarlo è il primo passo per vincere. Chi muove le fila dei gruppi malavitosi sa che l’attenzione mediatica è controproducente, ed è per questo che si agita e cerca di intimorire chi decide di non stancarsi di raccontare e commentare la presenza della mafia.

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