Bocciato il ricorso del figlio di Bidognetti

CASAL DI PRINCIPE – Aniello Bidognetti, figlio di Cicciotto, protesta contro il tribunale di sorveglianza per alcune prescrizioni imposte in carcere ma la Cassazione boccia il suo ricorso. Il 53enne figlio di Francesco Bidognetti, in carcere da 25 anni, fu reggente della cosca. Le redini del gruppo passarono a lui dopo l’arresto del padre. Nel periodo in cui era latitante, prima del suo arresto, si trovò a gestire le questioni legate al settore dei rifiuti e in particolare a Mondragone. Fu l’anello di congiunzione tra la vecchia gestione del padre fino al dicembre del 1993 e la nuova conduzione della cosca dei Bdognetti che finì prima a Luigi Guida e poi al fratello di Aniello, Raffaele Bidognetti. Aniello Bidognetti sta scontando il carcere a vita per omicidio. Il primo figlio di Francesco Bidognetti si trovò a gestire la cosca in un momento cruciale, nella seconda metà degli anni Novanta. In tanti anni di carcere raramente aveva chiesto soccorso alla Corte di Cassazione per far valere quello che riteneva essere un suo diritto; lo ha fatto il 26 settembre scorso impugnando un’ordinanza del tribunale di sorveglianza di Bologna emessa il precedente mese di marzo. Lo ha fatto in maniera non conforme alle vigenti disposizioni, però, firmando di suo pugno l’istanza quando da diversi anni non è più consentito. Serve infatti un avvocato abilitato. Il verdetto, depositato recentemente, recita: “Ritenuto, pertanto, che il ricorso debba essere dichiarato inammissibile con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende” lo dichiara inammissibile con relativa condanna alle spese e dell’ammenda. Le motivazioni della sentenza sono state depositate lo scorso due gennaio.

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