NOMI E FOTO. Omicidio alla stazione di servizio a Mondragone. Arrestato un imprenditore

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Luigi Magrino e Giancarlo Pagliaro

MONDRAGONE – “Una buona ragione e una pessima giornata”: sono gli ingredienti che Jefferson Grieff, protagonista della serie ‘Inside Man’, utilizza per spiegare la sua cruenta teoria. Qual è? Che ogni individuo, in determinate circostanze, può diventare un potenziale assassino. Ed è proprio questa tesi che, ieri mattina, ci è balzata alla mente alla notizia che Giancarlo Pagliaro, imprenditore del Litorale e patron del noto mobilificio ‘Franchino’, avesse ucciso Luigi Magrino.

Non esiste, e non dovrebbe esserci, alcuna ragione al mondo da considerare “buona”, come invece dice Grief, che possa giustificare un delitto. Eppure, il tragico episodio di ieri – che, purtroppo, non è parte del copione di una serie televisiva – ha dimostrato, per l’ennesima volta, che anche una persona considerata – da chi la conosce veramente bene – incapace di compiere un gesto violento, può, sotto determinate condizioni, arrivare a realizzare un atto irreversibile e barbaro. Giancarlo Pagliaro lo ha fatto: con un colpo di pistola, ha spezzato la vita di Luigi Magrino.

La vittima, originaria di Cellole, è stata uccisa ieri, poco dopo le 10, mentre si trovava a bordo del suo Suv, nel piazzale della ‘Eni Station – De Martino’, storica stazione di servizio situata lungo il tratto della Domiziana che attraversa il centro di Mondragone.
La ricostruzione degli investigatori, che stanno ancora lavorando per chiarire i dettagli, suggerisce che lo sparo sia stato il culmine di una discussione tra i due.

Sebbene si conoscessero e avessero avuto, in passato, dei rapporti economici, l’incontro di ieri, a quanto sembra, non era stato programmato. Sarebbe stato, invece, il caso a far incrociare le loro strade.
Pagliaro, visto Magrino al distributore di carburante – si trova a pochi passi da uno dei punti vendita del mobilificio ‘Franchino’ –
gli si è avvicinato e poco dopo avrebbero iniziato a battibeccare. Trascorsi alcuni secondi, Magrino è rientrato nell’auto e proprio in quel momento sarebbe stato esploso il colpo mortale.

Pagliaro, sconvolto, in base a quanto finora ricostruito sull’accaduto, è rimasto fermo sul posto, in evidente stato di shock. Dopo pochi istanti, alcuni cittadini, che si trovavano nelle vicinanze, hanno allertato i carabinieri del Reparto di Mondragone e i soccorsi. Tuttavia, il personale sanitario, giunto tempestivamente, non ha potuto fare altro che constatare il decesso di Luigi Magrino.

Nel frattempo, Pagliaro è stato accompagnato in caserma, dove, assistito dai legali Alfonso Quarto e Antonio Miraglia, ha scelto di non rispondere alle domande del pubblico ministero Stefania Pontillo, che sta conducendo le indagini, né a quelle degli investigatori.
Nonostante il suo silenzio, una ricostruzione dell’episodio ha iniziato a circolare con insistenza. E se confermata, potrebbe delineare una situazione meno grave (relativamente) di quanto ipotizzato in prima battuta per l’omicida. Pare infatti che, durante la discussione, Magrino avesse minacciato ferocemente Pagliaro, minacce che riguardavano anche i suoi familiari, e che fossero rivolte a dissuaderlo dal pretendere una somma di denaro reclamata da tempo (si ipotizza anche che la vittima abbia truffato l’imprenditore mondragonese, causandogli un ingente danno economico, circostanza che – se verificata – potrebbe rappresentare il movente dell’assassinio). Ed ecco l’ipotizzata “buona ragione” che, in realtà, buona non è mai. Sarebbe stato a questo punto che Pagliaro, spinto dalla paura e dalla rabbia, avrebbe preso un’arma che – forse – non era sua e fatto fuoco.

Dopo l’arresto, Giancarlo Pagliaro è stato trasferito nel carcere ‘Francesco Uccella’ di Santa Maria Capua Vetere. I rilievi sulla scena del crimine sono stati conclusi nel primo pomeriggio di ieri. Successivamente, il corpo di Luigi Magrino è stato trasportato all’Istituto di Medicina legale di Caserta, dove verrà sottoposto ad autopsia per determinare con maggiore precisione le cause e del decesso.

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