Trattativa Stato-mafia? Un patto con Nicola Schiavone per catturare Zagaria e Iovine: spunta un video dell’incontro. L’ombra dei servizi segreti

Fu promesso un ‘trattamento di favore’ in cambio di informazioni sui boss latitanti

1946
Michele Zagaria, Nicola Schiavone e Antonio Iovine

CASAL DI PRINCIPE – Mentre il clan dei Casalesi, ancora militarmente forte, terrorizzava il territorio estorcendo imprenditori e commercianti, condizionando le elezioni e uccidendo, due dei suoi principali leader erano latitanti. Il sanciprianese Antonio Iovine ‘o Ninno e Michele Zagaria Capastorta, mafioso di Casapesenna, grazie a una fitta rete di coperture e fiancheggiatori, nel 2010, riuscivano a muoversi nell’Agro aversano come fantasmi, guidando indisturbati le loro cosche e senza disdegnare, per affari o per piacere, anche lunghe trasferte all’estero.

Stanarli e assicurarli alla giustizia era fondamentale: significava infliggere un colpo durissimo all’organizzazione criminale. E per riuscirci, sarebbero intervenuti anche i servizi segreti.

Spy story dei Casalesi, i servizi segreti sulla cattura di Zagaria: la relazione top…

Che l’intelligence fosse sulle tracce di Zagaria lo avevamo già scritto nel 2019, ma oggi emergono nuovi elementi che confermano il suo interessamento non solo alla cattura del boss di Casapesenna, ma anche a quello di San Cipriano d’Aversa. Un interessamento talmente forte al punto da spingere i Servizi a proporre – a quanto pare – una sorta di accordo (una trattativa Stato-mafia?) con Nicola Schiavone, primogenito – oggi collaboratore di giustizia – del capoclan ergastolano Francesco Sandokan (Nicola, in quel periodo, era in rapporti tesissimi proprio con Zagaria). La Direzione distrettuale antimafia di Napoli è venuta a conoscenza di questa intricata vicenda grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia

I fari dell'Antimafia sull'intreccio tra il sistema Ferraro e il mondo Asl

Nel settembre 2018, pochi mesi dopo l’inizio dei colloqui con i magistrati, Nicola Schiavone raccontò di essere stato avvisato da Luigi Ferraro – fratello di Nicola Ferraro Fucone – e dagli imprenditori Giuseppe e Francesco Verazzo, di Capua, circa l’interesse di un poliziotto a procurargli un incontro con un funzionario proveniente da Roma.

Qual era l’obiettivo? Volevano incontrarlo affinché fornisse informazioni utili per la cattura di Zagaria e Iovine. Per convincerlo, gli venne fatto sapere (probabilmente come strategia, per istigarlo a collaborare come reazione) che il boss di Casapesenna aveva già fornito indicazioni ai carabinieri per farlo arrestare. Il primogenito del boss, non fidandosi, decise di non andare personalmente, ma di mandare all’incontro uno dei suoi uomini più fidati: Francesco Barbato, alias Ciccio ’o sbirro, dal 2017 collaboratore di giustizia.

L’appuntamento venne organizzato in un’abitazione a Casal di Principe. Barbato, su indicazione di Schiavone, registrò tutto con una minicamera e un registratore nascosto in un portachiavi. Il funzionario romano, in giacca e cravatta, propose – secondo quanto riferito dal collaboratore – “un buon trattamento al gruppo Schiavone” in cambio di informazioni utili all’arresto dei due boss.

Il figlio di Sandokan ha dichiarato di aver consegnato il video ricevuto da Barbatao allo zio Antonio Schiavone e una copia anche a un avvocato che lo assisteva in quel periodo, con l’incarico di pubblicarla in caso di suo arresto. I carabinieri hanno effettivamente acquisito questo materiale. ma solo nell’ottobre 2023: l’avvocato ha consegnato ai militari un cd. Il file che contiene mostra l’incontro tra due persone che parlano proprio di quanto riferito da Schiavone.

L’uomo ‘romano’ era davvero dei servizi (dell’Aisi)? O si trattava di un impostore? Perché il cd viene consegnato 13 anni dopo? Interrogativi a cui sarà difficile fornire una risposta – che forse non arriverà mai.

Francesco Barbato

Ad ogni modo, Schiavone decise di non collaborare, ma poco dopo Iovine e Zagaria vennero ugualmente arrestati (e anche lui finì in cella).
Ancor prima di Schiavone, già nell’ottobre 2017, a raccontare questa storia era stato anche Francesco Barbato. Cosa disse? Riferì ai magistrati che Nicola Ferraro e il fratello Luigi fecero sapere a Nicola Schiavone – tramite Paolo Corvino, detto ’o generale – della volontà di un uomo dei servizi segreti di incontrarlo. Ma Schiavone non andò, incaricando lui di recarsi all’appuntamento.

“Mi recai a questo incontro, che si tenne tra maggio e giugno 2010. Si presentarono Luigi Ferraro, Paolo Corvino, un poliziotto di Santa Maria Capua Vetere o di Caserta e un personaggio proveniente da Roma che si qualificò come appartenente ai servizi”, raccontò Barbato.
Cosa chiedeva? “Parlò solo con me e con il poliziotto. Voleva che il clan Schiavone lo aiutasse a catturare Iovine e Zagaria, in cambio della nostra tranquillità”.

Barbato ha confermato, come detto da Schiavone, di aver registrato tutto e di aver dato una copia delle riprese anche a Mario Iavarazzo, all’epoca cassiere del clan e oggi anch’egli collaboratore di giustizia.

Se questa storia – che per i magistrati della Dda dimostra una “discutibile modalità di ricerca dei latitanti”, perché prospettava “una sorta di trattamento di favore al gruppo Schiavone” – è emersa solo oggi, è perché può contribuire a sostenere la recente indagine dei carabinieri di Caserta, coordinata dai pm Vincenzo Ranieri e Maurizio Giordano, che puntano all’arresto di Nicola Ferraro, già condannato per concorso esterno al clan dei Casalesi, ma ora ritenuto dagli investigatori completamente intraneo al gruppo Schiavone.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome