NAPOLI – Tentacoli dei clan su imprese ed enti locali. Egemoni l’Alleanza di Secondigliano e i Mazzarella. La camorra approfitta della fragilità economica della Campania per rafforzarsi e infiltrarsi dove lo Stato mostra più lentezze. È quanto emerge dalla relazione della Direzione investigativa antimafia per l’anno 2024, presentata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Notevole è stato lo sforzo delle autorità prefettizie campane, supportate dai Gruppi interforze appositamente costituiti, che nel corso del 2024 hanno adottato 240 misure interdittive antimafia, di cui 232 nelle sole province di Napoli e Caserta. Il quadro tracciato dagli investigatori è allarmante: i grandi ‘cartelli’, come l’Alleanza di Secondigliano e i Mazzarella hanno modificato il business plan, infiltrandosi in diversi settori economici, capaci di corrompere politici locali.
In particolare, emerge la preponderante esposizione al pericolo di infiltrazione mafiosa del settore edile e immobiliare con il relativo indotto, quali la produzione e fornitura di calcestruzzo e di altri materiali. Oggi i clan adottano strategie sistemiche all’interno del contesto socio-economico in cui operano anche oltre le aree di tradizionale immanenza, agendo come vere e proprie “imprese mafiose”. Riflettori della Dia sui due principali ‘cartelli’ in città, un tempo guidati da Eduardo Contini e da Ciro Mazzarella. In tale prospettiva, avrebbero sviluppato un’elevata capacità di permeare le amministrazioni locali, soprattutto mediante pratiche corruttive, e di infiltrare il sistema economico legale, con il coinvolgimento di imprenditori collusi e avvalendosi dell’expertise di professionisti conniventi, o anche dei cosiddetti colletti bianchi, per riciclare gli enormi flussi di denaro di provenienza illecita con conseguenti alterazioni delle normali dinamiche del mercato legale.
Il quadro tracciato dagli investigatori della Direzione investigativa antimafia è grave: “La connotazione economica dei cartelli di Napoli e Caserta ha surclassato quella militare”. Inoltre i boss impartiscono ordini dalle celle. Non solo. “La camorra si conferma un fenomeno dinamico, capace di adattarsi ai cambiamenti economici e sociali, mantenendo un forte radicamento sul territorio e una pericolosa capacità di infiltrazione nella società civile e nelle istituzioni locali, evidenziando anche una discreta proiezione in altre regioni soprattutto di quelle realtà criminali maggiormente strutturate”. Usura, estorsione e spaccio di droga restano le attività più diffuse e redditizie per la camorra, ma i grandi clan, che sempre più spesso si alleano in ‘cartelli’, o confederazioni che assumono il profilo di “imprese mafiose”, sono proiettati verso affari di minore rischio e guadagni ancora più alti, come il riciclaggio, il controllo delle aste fallimentari e le fatture false.
Sia la polizia penitenziaria che il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, continuano a lanciare allarmi riguardo due aspetti critici: le intercettazioni e la situazione carceraria.
La relazione evidenzia il notevole “livello di esperienza tecnologica raggiunto da talune organizzazioni criminali”. Queste utilizzano sempre più spesso apparecchi criptati per le comunicazioni interne, eludendo i metodi tradizionali di intercettazione investigativa. Inoltre, sviluppano “sofisticate procedure digitalizzate per riciclare denaro di provenienza illecita attraverso triangolazioni internazionali”. Un fenomeno in crescita è l’introduzione illegale di telefoni cellulari all’interno delle strutture detentive mediante droni. Grazie a questi dispositivi, i detenuti mantengono i contatti con i loro gruppi criminali di riferimento, “impartendo direttive agli affiliati liberi, pianificando attività illecite ovvero organizzando lo spaccio di stupefacenti all’interno delle carceri”.