TUTTI I NOMI. Infiltrazioni dei Cimmino-Caiazzo negli ospedali. Condannati in otto, assoluzione per il marito di Maria Licciardi

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NAPOLI – Un sistema estorsivo capillare, insinuatosi tra le corsie e i cantieri di uno dei principali ospedali del Mezzogiorno. Si è chiuso con otto condanne e tre assoluzioni il processo con rito ordinario sulle infiltrazioni della camorra nei lavori pubblici negli ospedali napoletani, in particolare al Cardarelli. Al centro dell’indagine il clan Cimmino-Caiazzo, gruppo storico del Vomero-A- renella, accusato di aver imposto tangenti e condizioni nei contratti per la ristrutturazione di diversi padiglioni. La sentenza è arrivata al termine di un processo lungo e
complesso celebrato davanti alla settima sezione penale del Tribunale di Napoli (collegio A, presieduto dal giudice Raffaele Donnarumma).
Il procedimento ha preso le mosse da una maxi-inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e condotta dai pm Celeste Carrano e Henry John Woodcock. Le motivazioni saranno depositate entro novanta giorni. Il quadro accusatorio ha retto in gran parte. Condannato a 15 anni Alessandro Desio, ritenuto dagli inquirenti capozona del clan per l’area di Antignano. I giudici hanno escluso per lui il ruolo di pro- motore dell’associazione mafiosa, ma ne hanno comunque confermato la responsabilità per gravi reati associativi. Pesanti anche le pene per Salvatore Zampini (13 anni), Abramo Maione (14 anni) e Marco Salvati, quest’ultimo titolare dell’associazione di
ambulanze “Croce San Pio”.

I condannati sono stati ritenuti colpevoli di aver partecipato a un sistema di controllo mafioso sugli appalti, con pressioni, minacce e accordi occulti che avrebbero condizionato la regolare esecuzione dei lavori all’interno delle strutture sanitarie. Alcuni degli imputati dovranno risarcire le parti civili, tra cui le direzioni ospedaliere, la Cgil – sia nazionale che regionale – e le associazioni a tutela dei consumatori e delle vittime della criminalità. Assolti con formula piena, invece, l’imprenditore funebre Luigi Trombetta, Massimiliano De Cicco e Antonio Teghemiè, marito Maria Licciardi, figura storica dell’Alleanza di Secondigliano, inizialmente coinvolta ma poi uscita dall’inchiesta per mancanza di elementi. La sentenza fa seguito a quella del rito abbreviato pronunciata nel dicembre del 2022, che aveva già tracciato un primo solco giudiziario in una vicenda che ha fatto emergere, ancora una volta, quanto la criminalità organizzata riesca a infiltrarsi perfino nei luoghi destinati alla cura e alla salute pubblica.

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