Latte di bufala, ecco il registro unico. Ma i lobbisti sono già pronti a sabotarlo

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CASERTA (Sergio Olmi) – E’ stato incardinato ieri in Commissione Giustizia il disegno di legge del governo Meloni “Disposizioni sanzionatorie a tutela dei prodotti italiani” che contiene, all’articolo 11, le nuove auspicate norme sull’istituzione, sulla piattaforma del Sian (sistema informativo agricolo nazionale) del “Registro unico delle movimentazioni del latte di bufala e dei suoi derivati”. Una buona notizia? Intanto, almeno nelle intenzioni, parliamo di una disposizione attesa da anni per garantire trasparenza e tracciabilità vera. Ma dalle nostre parti, diciamo, il buongiorno si vede dalla sera anche perché, malgrado l’iter legislativo sia ancora in una fase embrionale, già si intravedono all’orizzonte i primi nuvoloni, le prime voci di corridoio che vedrebbero impegnati non pochi “lobbisti” nel tentativo di svuotarne il contenuto, di svilirne la forza attraverso la presentazione di emendamenti (modifiche) ad hoc. Il provvedimento, ed in particolare l’articolo 11, andrà insomma tenuto d’occhio, presidiato passo dopo passo per tutto l’iter parlamentare.

Ma cosa dice questa norma? Parliamo di modifiche sostanziali all’articolo 4 del decreto legge 24 giugno 2014 n. 9,1 convertito con modificazioni nella legge 11 agosto 2014, n. 116. Indicativa la rubrica, cioè il titolo, che diventa ora: “Misure per la sicurezza alimentare e
la tracciabilità del latte e dei prodotti della filiera bufalina”. Fondamentale la premessa al primo comma: “Al fine di assicurare la più ampia tutela degli interessi dei consumatori, e di garantire la concorrenza e la trasparenza del mercato del latte di bufala, è istituita nell’ambito del Sistema informativo agricolo nazionale (Sian), la piattaforma informatizzata denominata “Registro Unico delle movimentazioni del latte di bufala e dei suoi derivati”.

“Gli allevatori bufalini – prosegue l’articolo 11 -, i trasformatori e gli intermediari di latte di bufala inseriscono quotidianamente nella piattaforma di cui al primo periodo i dati di produzione, trasformazione e commercializzazione del latte di bufala e dei prodotti da esso ottenuti, ivi compresi i coadiuvanti e additivi qualora impiegati, nonché i quantitativi di latte di bufala o suoi derivati provenienti dall’Unio- ne europea e da Paesi terzi”. La piattaforma, si legge sempre nell’articolo 11 sarà collegata e interoperabile con la Banda Dati Nazionale
(Bdn). Il che consentirà l’incrocio in tempo reale dei dati “anche di tipo incrociato, sulla tracciabilità del latte bufalino alla stalla e dei prodotti
di trasformazione presso i caseifici, verificando altresì (passaggio fondamentale, ndr) la resa effettiva del latte bufalino trasformato”.

Insomma, una norma che sembrerebbe aver creato allarme tra i cosiddetti professionisti della zona grigia, degli artigiani dell’opacità e tra i campioni del margine di tolleranza: per la prima volta si punta a blindare il sistema, a renderlo automatico, incrociabile, digitale e quindi verificabile in tempo reale. Allarme anche per le sanzioni previste in caso di violazioni: misure commisurate alla dimensione aziendale ma che possono arrivare fino a un massimo di 150.000 euro e alla chiusura anche di un mese dello stabilimento, con pubblicazione sui quotidiani del provvedimento stesso. Quanto sarebbe bastato, secondo gli esponenti del “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”, a lanciare un Sos alle forze politiche perché stiano in guardia e vigilino con attenzione perché nessuno ritocchi il provvedimento rendendolo un guscio vuoto.

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