La Procura: De Rosa, il gancio a Teverola per pilotare l’appalto per la raccolta rifiuti

Intercettazioni, incontri e presunte mazzette: l’ex capo dell’area Tecnica avrebbe facilitato l’ingresso della For.Eco nella gara in cambio di denaro

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Raffaele De Rosa e Filippo Virno

TEVEROLA -Proroghe su proroghe. E quando i prolungamenti dei contratti sono stati stoppati, La Gardenia, per non perdere l’appalto della raccolta dei rifiuti, avrebbe coinvolto una ditta ‘amica’, la For.Eco.: è questo il presunto schema tracciato dalla Procura di S. Maria Capua Vetere. Uno schema che, qualora risultasse veritiero, indebitamente, con buona pace della trasparenza e dei principi di corretta concorrenza, avrebbe avvantaggiato alcuni imprenditori a discapito di molti altri. Uno schema che sarebbe stato attivo (dal 2021 fino a qualche mese fa) grazie ai responsabili dell’area Tecnica pronti a compiere – dice l’accusa – atti contrari ai loro doveri d’ufficio in cambio di mazzette o altre utilità. Uno schema messo nero su bianco dai carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta. E chi lo avrebbe animato, facendo dei presunti illeciti, è stato raggiunto, l’altro ieri, da un decreto di perquisizione (teso a far sequestrare documenti, telefonini e dispositivi informatici potenzialmente utili all’indagine).

I NOMI. Mazzette e favori in cambio di appalti a Teverola….

Chi sarebbero? Da un lato il casapesennese Raffaele ‘Lello’ De Rosa, architetto con alle spalle un passato in politica (è stato nella giunta di Fortunato Zagaria) e fratello di Marcello, attuale vicepresidente della Provincia di Caserta (ed ex sindaco di Casapesenna), dall’altro Filippo Virno, anche lui architetto, ma di S. Maria Capua Vetere.

Ai due viene contestato il reato di corruzione in concorso con altre tre persone (pure loro ritenute dagli inquirenti ‘animatori’ del sistema): Antonio Giardino, 41enne di Napoli, Tommaso Mauriello, 37enne di Qualiano, e Gennaro Polverino, 59enne di Napoli.
Quelle finora dette sono cose che, in parte, abbiamo già riportato nell’edizione di ieri di Cronache di Caserta. Oggi, però, siamo in grado di scandagliare meglio l’ipotesi accusatoria che formula la Procura.
La vicenda contestata ruota intorno alla società La Gardenia rappresentata da Giardino. La ditta operava presso il Comune di Teverola fin dal 2021, anno dal quale aveva mantenuto il servizio sfruttando delle proroghe disposte da De Rosa, all’epoca capo dell’area Tecnica (oggi è in servizio presso l’ufficio Ambiente di Caserta).

Il casapesennese, poi, lascerà Teverola e nel dicembre 2023 subentra in quel ruolo Virno. E Virno cosa fa? In attesa che venga espletata la gara per assegnare il servizio di raccolta rifiuti, concede anche lui alla Gardenia delle proroghe. Quante? Cinque.
Ma Giardino, ipotizza la Procura, d’intesa con Mauriello, non sarebbe stato intenzionato a ‘mollare l’osso’. Con all’orizzonte la nuova gara, voleva ancora l’appalto e così sarebbe ricorso al coinvolgimento di un’altra società ‘di facciata’, che avesse i giusti requisiti per vincere la procedura e garantirgli una percentuale di introiti.

Ed è qui che entra in gioco la For.Eco., con sede a Ceccano, dove lavora Polverino. Raggiunto l’accordo tra Mauriello e Giardino da un lato e Polverino dall’altro, gli investigatori annotano un successivo appuntamento tra Giardino e De Rosa.

Spieghiamo: secondo i carabinieri sarebbe stato proprio il casapesennese il gancio di Giardino a Teverola (pur non lavorando più in quel Comune). In relazione a questo incontro, emergono, dice l’accusa, elementi interessanti da una conversazione tra Giardino e Mauriello, nel corso della quale fanno riferimento alla necessità di un intervento per ‘oliare’ gli ingranaggi del sistema e a una spinta per riuscire nel loro intento data da ‘3mila buoni motivi’ (l’ipotizzata mazzetta da 3mila euro da consegnare a De Rosa).

Dei passi in avanti fatti per concretizzare il progetto, Giardino, apprendono i carabinieri, avvisa poi Polverino. Negli scambi di messaggi intercettati, si parla dell’urgenza di recuperare i soldi, somma che però Polverino nell’immediatezza dice di non avere. E così ci avrebbe pensato direttamente Giardino.

Altro elemento che per i militari dell’Arma è importante per sostenere la loro tesi, è una chiacchierata tra Giardino e la moglie (estranea all’inchiesta) alla quale dice di dover passare da casa per recuperare i quattrini. L’incontro tra Giardino e De Rosa, a cui sarebbero stati consegnati i soldi (secondo la Procura), avviene, stando alla tesi dell’accusa, il 6 ottobre scorso a Casal di Principe.
Concluso questo passaggio, sarebbe toccato al casapesennese contattare Virno e spingerlo a favorire la For.Eco.. Insomma, Giardino era in attesa di ricevere le informazioni necessarie per presentare l’offerta che sarebbe dovuta risultare vincitrice.
L’attività di monitoraggio delle utenze telefoniche degli indagati ha fatto emergere, nel corso di quell’attesa, anche conversazioni criptiche dove Giardino e Mauriello fanno riferimento, secondo la Procura, al passaggio di denaro e a informazioni necessarie a manipolare la procedura di gara.

I carabinieri individuano anche la data in cui De Rosa si sarebbe recato da Virno per consegnargli la parte della mazzetta ricevuta da Giardino e compagnia: il 19 ottobre scorso. Il casapesennese lo telefona e lo vede presso la sua abitazione nella città del Foro.
Logicamente quanto sostenuto dalla Procura è un’ipotesi investigativa e il prosieguo dell’indagine potrebbe anche far emergere l’estraneità degli inquisiti ai fatti loro contestati. De Rosa, Giardino, Virno, Mauriello e Polverino sono da ritenere tutti innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.

Giardino, la costante nelle indagini sull’affare monnezza e sui lavori autostradali

Non solo l’indagine sul business dell’igiene urbana: Antonio Giardino, e Tommaso Mauriello sono coinvolti anche in un’altra inchiesta, sempre condotta dalla Procura di S. Maria Capua Vetere. Dato emerso in occasione di altre perquisizioni, svolte a fine giugno ed eseguite sempre dai carabinieri di Caserta. Il tema, però, in relazione a quell’attività investigativa, è un altro: non l’affare ‘monnezza’, ma un presunto giro di corruzione per accaparrarsi i lavori di manutenzione su alcuni tratti autostradali. Giardino, in qualità di componente del CdA de La Gardenia, mandataria del raggruppamento temporaneo di imprese che si occupa – per 3 milioni di euro – della manutenzione ordinaria del ‘lotto XV’ per Autostrade per l’Italia, secondo la Procura, avrebbe offerto a un manager di Autostrade, responsabile della Direzione di Tronco 6 di Cassino, una busta bianca contenente banconote da 50 euro per un importo complessivo di alcune migliaia di euro. L’obiettivo, ipotizza l’accusa, era evitare contestazioni sulle modalità di esecuzione dei lavori affidati a La Gardenia.
L’episodio risalirebbe al luglio scorso, ma il manager avrebbe respinto l’offerta corruttiva e sporto denuncia ai carabinieri. Diverso esito, invece, avrebbe avuto l’affidamento di lavori alla ditta ‘Fasulo Giovanni’, da parte del Consorzio Stabile Sis, concessionario della manutenzione dell’autostrada A3 Napoli‑Pompei‑Salerno. Giardino, con Mauriello – ritenuti soci di fatto della Mt Ecogroup e intermediari per l’assegnazione dei lavori – avrebbe consegnato denaro e altre utilità ad Antignani, dipendente del consorzio. L’accusa parla di 6.500 euro in contanti, somma che Giardino avrebbe ricevuto dall’imprenditore Giovanni Fasulo (non indagato).
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