Gli animali più a rischio sono gli anfibi e i rettili

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tutela rettili
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Quando si affronta la conservazione e la tutela delle specie animali in via d’estinzione, si cerca di evitare gerarchie. Tuttavia, in certi casi si è reso necessario stabilire delle priorità. Se una specie si avvia all’estinzione in cinquanta anni e un’altra in dieci, la seconda diventa più urgente. Al momento, secondo l’IUCN e la sua Lista Rossa, il gruppo di vertebrati più a rischio sono gli anfibi. Uno studio pubblicato su PLOS Biology ha proposto una visione alternativa: secondo l’indice sviluppato da Gabriel Henrique de Oliveira Caetano, la priorità sono i rettili. Tutte le specie animali e vegetali meritano tutela, soprattutto in un’epoca in cui i cambiamenti climatici, la distruzione dell’habitat, il sovrasfruttamento degli ecosistemi e le attività umane portano al declino di specie viventi a ritmi elevati. Detto questo, ci sono delle priorità. Secondo de Oliveira Caetano, queste priorità sono stabilite con criteri da rivedere: i modelli che calcolano il rischio di estinzione di una specie si basano sul declino della popolazione. L’ecologo ha ritenuto di inserire nei modelli anche le proiezioni su come le attuali minacce cambieranno in futuro. Da questa base teorica è nato il Proactive Conservation Index (PCI), che tiene conto delle minacce che una specie corre oggi e che correrà in futuro. L’indice è stato applicato a 33.560 specie: tutti i vertebrati terrestri. I risultati sono stati confrontati con le valutazioni della Lista Rossa dell’IUCN: non sono distanti, ma ci sono alcune differenze. La più grossa riguarda il gruppo più minacciato: secondo l’IUCN sono gli anfibi, secondo il PCI i rettili hanno una priorità maggiore. Questo significa che, secondo il nuovo indice, i rischi per i rettili aumenteranno più di quelli per gli anfibi: l’idea dietro al PCI è “prevenire è meglio che curare”. Un altro risultato interessante riguarda le specie che la Lista Rossa non ha classificato: hanno tutte un punteggio PCI alto, quindi sono a rischio, nonostante non siano state dichiarate tali dall’organismo internazionale. Gabriel Henrique de Oliveira Caetano ha concluso che si devono rivedere le priorità, ricordandosi che una situazione grave può peggiorare in futuro. L’approccio di Caetano ha evidenziato come una valutazione basata esclusivamente sui dati attuali possa non riflettere appieno le vulnerabilità future delle specie. Il Proactive Conservation Index, attraverso l’integrazione di proiezioni sulle minacce future, ha offerto una prospettiva più dinamica e predittiva. Questo cambio di paradigma ha implicazioni significative per le strategie di conservazione, suggerendo la necessità di interventi proattivi e mirati per prevenire il declino delle specie più a rischio. La ricerca ha inoltre sottolineato l’importanza di considerare le specie non ancora classificate, che spesso sfuggono all’attenzione delle iniziative di conservazione, nonostante il loro elevato rischio di estinzione. L’adozione di un approccio più ampio e lungimirante nella valutazione del rischio di estinzione si è resa quindi fondamentale per garantire la protezione efficace della biodiversità. Questo studio ha rappresentato un importante passo avanti nella comprensione delle dinamiche di conservazione, fornendo strumenti e prospettive utili per affrontare le sfide ambientali del futuro. Le implicazioni di questa ricerca si estendono oltre il campo scientifico, influenzando le politiche di conservazione e le decisioni di gestione delle risorse naturali. L’attenzione posta sui rettili, spesso trascurati rispetto ad altri gruppi di vertebrati, ha stimolato un dibattito sulla necessità di rivedere le priorità e di allocare risorse in modo più equo e efficace. In definitiva, lo studio di Caetano ha contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della conservazione della biodiversità e sulla necessità di adottare approcci innovativi e proattivi per proteggere le specie più vulnerabili del pianeta.

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