Hi-tech, la Cina è troppo avanti: dalla clonazione all’integrazione tra computer e organismi viventi

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etica globale
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Negli ultimi anni, la Cina è diventata uno dei centri più dinamici della ricerca biotecnologica mondiale, attirando l’attenzione di scienziati, governi e associazioni animaliste. L’accelerazione coinvolge diversi settori, dalla genetica alla clonazione, fino alla sperimentazione di forme di intelligenza artificiale applicate alla biologia animale. I laboratori del Paese hanno esplorato frontiere che promettono progressi significativi, ma che allo stesso tempo hanno sollevato interrogativi profondi sul modo in cui l’uomo sceglie di intervenire sulla natura.

Questi sviluppi si sono inseriti in una strategia nazionale che punta a rafforzare la leadership scientifica cinese, in parte con l’obiettivo di affrontare sfide globali, come la salvaguardia di specie in pericolo o l’innovazione nella medicina veterinaria, e in parte per consolidare un controllo più diretto sulle dinamiche biologiche e produttive. È una corsa verso il futuro che procede a ritmi sostenuti e che richiede una riflessione condivisa sul confine tra tutela, manipolazione e mercificazione della vita animale.

Le biotecnologie possono offrire strumenti importanti per proteggere la biodiversità e migliorare la salute degli animali. Tuttavia, senza regole chiare e sistemi di controllo rigorosi, l’innovazione rischia di trasformarsi in un esercizio di potere su organismi viventi, privilegiando l’efficienza tecnologica a scapito della relazione tra esseri viventi.

Gli esperti hanno sottolineato che alcune pratiche, tra cui la clonazione su larga scala o l’ingegnerizzazione di organismi con funzioni ibride, richiedono valutazioni attente, basate su principi etici condivisi e sul rispetto dell’equilibrio naturale. La discussione non riguarda solo ciò che è possibile fare, ma ciò che è giusto fare. La linea che separa l’innovazione dalla manipolazione indiscriminata è sottile e il rischio di oltrepassarla è reale, soprattutto quando la ricerca accelera in modo vertiginoso.

In questo contesto è intervenuto il REA, che da anni si occupa di tutela animale ed etica ambientale. La segretaria nazionale Gabriella Caramanica ha messo in luce non solo le opportunità, ma anche i lati oscuri di questa corsa scientifica: «La Cina è oggi una potenza scientifica di primo piano, ma non possiamo ignorare pratiche che mostrano disprezzo per gli animali e la loro dignità». Caramanica ha denunciato un fenomeno gravissimo che continua a circolare online: video clandestini che riprendono animali, soprattutto gatti, sottoposti a torture estreme, talvolta per decine di ore, realizzati per generare contenuti virali e profitti illegali.

REA sta lavorando con il proprio ufficio legale per contrastare queste pratiche, che rappresentano la distorsione più brutale della relazione tra uomo e animale e che nulla hanno a che vedere con progresso e ricerca. Secondo Caramanica, non può esistere una scienza legittima che non si fondi su un rispetto profondo per ogni forma di vita. «L’Occidente ha il dovere di favorire una cooperazione scientifica basata su valori etici universali», ha affermato, ricordando che innovare non significa avere carta bianca sulla vita animale.

La rapidità con cui si sviluppano tecnologie come l’editing genetico o i sistemi di controllo biometrico impone alla comunità globale di dotarsi di criteri condivisi. Non si tratta di frenare la ricerca ma di garantirne la trasparenza, definendo limiti chiari e responsabilità precise. Una biotecnologia senza etica, spiegano molti studiosi, rischia di amplificare ingiustizie, creare nuove forme di sfruttamento e compromettere ecosistemi già fragili. Una governance internazionale della sperimentazione animale diventerebbe quindi essenziale per assicurare che l’innovazione sia accompagnata da una visione che riconosca la dignità degli esseri viventi e l’interdipendenza tra uomo e natura.

In questo quadro, REA insiste sulla necessità di un patto etico globale, capace di tenere insieme scienza, tutela della biodiversità e diritti animali. Il dibattito aperto dalla “velocità cinese” non riguarda solo un Paese, ma il mondo intero. La questione non è scegliere tra progresso e salvaguardia, ma capire come costruire una traiettoria che permetta alla scienza di esprimere tutto il suo potenziale senza trasformare la vita animale in un semplice strumento. La sfida delle prossime generazioni sarà proprio questa: mantenere l’equilibrio tra ciò che possiamo fare e ciò che dobbiamo fare, tra la promessa dell’innovazione e il dovere della cura.

Nella visione proposta da REA, la tecnologia deve diventare una alleata del benessere animale, non un mezzo di sopraffazione. Senza questa prospettiva, rischiamo di costruire un futuro in cui la scienza avanza mentre la compassione arretra. Negli ultimi anni la Cina si è imposta come leader mondiale nel campo della ricerca genetica e della bio-ingegneria applicata agli animali. Dai laboratori di clonazione alle sperimentazioni di intelligenza artificiale biologica, il Paese asiatico sta ridefinendo i confini del possibile, spingendo la scienza verso territori che pongono interrogativi cruciali per l’etica, la biodiversità e la sostenibilità ambientale.

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