Farmaci scaduti in Italia: quando usarli è un rischio

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Spreco farmaceutico
Spreco farmaceutico

Lo spreco di medicinali è una problematica ambientale ed economica significativa in Italia, dove si stima che circa il 40% delle confezioni presenti nelle case abbia superato la data di scadenza. Questo fenomeno ha sollevato un dibattito sulla sicurezza e l’utilizzo dei prodotti farmaceutici oltre il termine indicato. Sebbene nessun medico consiglierebbe di assumere un farmaco scaduto, la questione merita un approfondimento basato su evidenze scientifiche.

Uno studio fondamentale in materia, pubblicato sul Journal of Pharmaceutical Sciences nel 2006, ha offerto una prospettiva inaspettata. La ricerca, condotta nell’ambito di un programma per il Dipartimento della Difesa statunitense, ha analizzato 3.005 lotti di 122 farmaci diversi. I risultati hanno dimostrato che l’88% dei lotti rimaneva stabile per almeno un anno oltre la scadenza, con un’estensione media di efficacia di circa 5-6 anni, a condizione di una conservazione ottimale.

Sulla base di questi studi, è stato possibile identificare alcune categorie di medicinali solidi che, grazie alla loro stabilità e alla minima presenza di acqua, possono mantenere la loro efficacia più a lungo. Tra questi figurano analgesici come paracetamolo e ibuprofene in compresse, antistaminici, alcuni farmaci per la tiroide e multivitaminici. Tuttavia, anche in questi casi, è sempre raccomandato consultare il proprio medico prima di un eventuale utilizzo.

Esistono però categorie di farmaci che non devono mai essere assunti dopo la data di scadenza, a causa di rischi concreti per la salute. I medicinali salvavita, come anticoagulanti, insulina o farmaci antitumorali, rientrano in questa categoria. L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha sottolineato che la loro efficacia deve essere massima e garantita, poiché una minima riduzione del principio attivo potrebbe avere conseguenze letali.

Anche gli antibiotici scaduti sono estremamente pericolosi. La loro degradazione chimica può renderli non solo inefficaci, rischiando di peggiorare l’infezione, ma anche tossici. Esistono rischi di reazioni allergiche e, in casi rari, di gravi danni renali come la sindrome di Fanconi.

Particolare attenzione va posta ai medicinali in forma liquida, come sciroppi, colliri e soluzioni iniettabili. La presenza di acqua li rende più suscettibili a contaminazione batterica e a degradazione chimica. Anche se non sempre visibili a occhio nudo, alterazioni come liquidi torbidi o sedimenti sono un chiaro segnale di pericolo. La regola è gettarli sempre dopo la scadenza. Lo stesso rigore va applicato ai farmaci per bambini e neonati.

La corretta conservazione è la condizione essenziale per preservare l’integrità di qualsiasi medicinale. I farmaci andrebbero tenuti in luoghi freschi e asciutti, come la camera da letto o il soggiorno, a una temperatura stabile tra 10 e 25 gradi, lontano da umidità, luce e fonti di calore. Il bagno e la cucina sono gli ambienti meno indicati. Per alcuni prodotti, come i vaccini, è necessaria la conservazione in frigorifero.

Infine, è importante distinguere la data di scadenza dal periodo di validità dopo l’apertura, indicato su creme, colliri e sciroppi. Superare questo termine, spesso di pochi mesi, significa rendere il prodotto inefficace o potenzialmente dannoso, contribuendo ulteriormente allo spreco.

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