MILANO – Un anno e mezzo. E’ la condanna che è stata emessa nei confronti di tre attivisti del ‘Coordinamento Fermare Green Hill’. Verdetto per l’atto dimostrativo del 20 aprile del 2013, quando occuparono le zone in cui venivano custoditi gli animali nella facoltà di Farmacologia dell’Università di Milano. Per poi liberare 400 topi e un coniglio. I capi d’accusa nei loro confronti sono di violenza privata, occupazione di edificio e terreno pubblico e danneggiamento aggravato. Il pubblico ministero, in fase di requisitoria aveva proposto una pena di un anno e tre mesi di reclusione.
Il pm aveva chiesto un anno e tre mesi
“La condanna è stata di 1 anno e 6 mesi e attendiamo le motivazioni tra 45 giorni – ha affermato il difensore dei tre imputati Maria Cristina Giussani – La parte civile costituita non ha depositato conclusioni e pertanto è decaduta qualsiasi richiesta di risarcimento Siamo passati da 500.000 euro a non depositare conclusioni”. La Statale di Milano e l’Istituto di Neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) si erano costituiti parte civile e il pm aveva chiesto un anno e tre mesi di carcere con le accuse di violenza privata, occupazione di edificio e terreno pubblico e danneggiamento aggravato.
La difesa: “Fu un atto di disobbedienza civile a volto scoperto”
La proposta della difesa era stata ovviamente di assoluzione. Il tutto ribadendo i contenuti delle dichiarazioni spontanee degli imputati e sottolineando che il blitz fu un atto di disobbedienza civile a volto scoperto e un atto politico condotto con modalità pacifiche finalizzato ad aprire un dibattito pubblico, etico e scientifico sulla sperimentazione animale. Fare rumore per abbattere il “muro di silenzio” sulla questione vivisezione animale. Un muro da abbattere, come sottolineato anche da uno striscione esposto all’esterno del tribunale da parte di altri attivisti del ‘Coordinamento Fermare Green Hill’. Perché quella disobbedienza civile, quell’atto dimostrativo, non restino sotto traccia. Non tramontino nel silenzio.