MILANO (LaPresse) – Il direttore della Mostra del cinema di Venezia, Alberto Barbera, non ne ha fatto mistero fin da subito. Niente muri contro le piattaforme digitali, se i grandi registi decidono di fare film con Netflix sarebbe ingiusto vietarli in un festival. Erano state chiare anche le associazioni di esercenti e autori. Le pellicole rischiano di non arrivare nelle sale e queste ultime di chiudere, dopo l’emorragia che già hanno subito negli ultimi anni. Complici gli alti investimenti per il rinnovamento tecnologico degli impianti.
Le critiche a Netflix
Non stupisce che abbiano di nuovo levato la loro voce vedendo premiato con il Leone d’oro proprio un film del colosso del web. La giuria, presieduta da Guillermo del Toro, è sovrana, e nulla da dire sulla qualità di ‘Roma’ di Alfonso Cuaròn, ma secondo Anac, Fice e Acec è “iniquo che il marchio della Biennale sia veicolo di marketing della piattaforma Netflix che con risorse ingenti sta mettendo in difficoltà il sistema delle sale cinematografiche italiane ed europee. Il Leone d’oro, simbolo della Mostra internazionale d’arte cinematografica da sempre finanziata con risorse pubbliche, è patrimonio degli spettatori italiani: il film che se ne fregia dovrebbe essere alla portata di tutti, nelle sale di prossimità, e non esclusività dei soli abbonati della piattaforma americana”.
Proteste per l’assegnazione del Leone d’oro al Cinema di Venezia
Le tre associazioni di autori ed esercenti chiedono a Barbera di ripensarci almeno per la 76esima edizione della Mostra e al ministro della Cultura norme ad hoc sul modello francese per “un’equa cronologia delle uscite sui diversi media”. Il Festival di Cannes aveva bandito Netflix proprio per la questione della distribuzione nelle sale. Certo è che la direzione presa da molti dei nomi più importanti del cinema mondiale stia andando altrove.
Cuarón stesso, alla presentazione al Lido, aveva sottolineato che “un film come questo, in bianco e nero, in spagnolo e mixteco, non ha una grande possibilità di arrivare al grande pubblico. Con Netflix sì, l’importante è che il film viva col tempo”. Anche il western di Ethan e Joel Coen, ‘The Ballad of Buster Scruggs’, premio per la migliore sceneggiatura in Laguna, è prodotto e distribuito dalla piattaforma Usa. E secondo i fratelli del cinema americano il problema non c’è, perché “le persone che vogliono vederlo su un grande schermo possono”.
Insomma, lo spettatore ha sempre ragione.
di Silvia Caprioglio