A Ischia bimbi affetti da autismo ignorati dallo Stato

I genitori: abbiamo chiesto incontri alla Regione e all’Asl Napoli 2 Nord,ci hanno sempre presi in giro

Ischia isola abbandonata, dimenticata. Condannata. I genitori dei ragazzi autistici che vivono sull’Isola Verde non hanno alcun sostegno da parte dello Stato. Abbandonate a loro stesse, queste famiglie possono contare solo sui loro sforzi, sul loro impegno e sulle loro tasche. Un dramma ribadito a Cronache da Pasquale Schiano, presidente dell’Associazione genitori autismo di Ischia: “Per forza di cose”, dice Schiano, “ci siamo associati creando questa realtà, con i nostri sacrifici personali cerchiamo di sopperire alle mancanze dello stato. Abbiamo incontrato tante volte responsabili dell’Asl Napoli 2 Nord e della Regione, e ci hanno sempre preso in giro con false promesse e percorsi assurdi. Le lettere al direttore sanitario non si contano, così come le tavole rotonde”. Un dramma nel dramma, il disinteresse delle istituzioni, eppure le richieste di queste famiglie sono minime per un paese civile: “Chiediamo un percorso qualitativo per i ragazzi”, aggiunge Schiano, “che segua tutte le direttive della legge, così come viene realizzato in altre realtà. Con personale qualificato, una equipe di professionisti formati. Ischia fa 60mila abitanti, sull’isola ci sono più di 350 ragazzi affetti da autismo, e nonostante mille richieste e promesse siamo costretti a fare da soli. Fino a qualche anno fa”, racconta Schiano, “ero costretto a trasferirmi in Emilia Romagna per poter ricevere un’assistenza degna di questo nome, poi, pagando di tasca nostra, svenandoci, abbiamo strutturato un percorso per il quale ci avvaliamo di professionisti e otteniamo risultati enormi. Abbiamo messo in piedi una equipe formata da neuropsichiatri, psicologi, supervisori, intervisori, terapisti, e quindi con le nostre risorse personali andiamo avanti. Abbiamo una casa che ci è stata donata da una famiglia, molto sensibile, che ci dove abbiamo due stanzette dove facciamo terapia, ma soprattutto operiamo a casa e a scuola”. Basterebbe poco per alleviare questa sofferenza: “Non c’è un centro, ma neanche un vero percorso, quello che si struttura a casa, a scuola, al mare, nell’ambiente naturale dei ragazzi”. Il silenzio della Regione non può durare ancora a lungo.

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