NAPOLI – Non possiamo più ignorare la crisi mondiale dell’acqua. L’allarme arriva dall’ultimo report della Commissione globale per l’economia dell’acqua ‘Turning the tide’. Dal dossier emerge che stiamo assistendo alle conseguenze di una cattiva gestione delle risorse idriche a livello globale che va avanti da decenni. Come dimostrano la scienza ed i fatti ora ci troviamo di fronte a una crisi sistemica che è sia locale che globale. Le nostre azioni collettive hanno squilibrato il ciclo globale dell’acqua per la prima volta nella storia umana, causando danni crescenti alle comunità di tutto il mondo. I Paesi sono interconnessi non solo attraverso fiumi transfrontalieri o corsi d’acqua sotterranei, ma anche attraverso flussi atmosferici di vapore acqueo. C’è un legame profondo tra il problema idrico, il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, ognuno dei quali rafforza l’altro.
USO ECCESSIVO
Sono cambiate le precipitazioni e non siamo riusciti a preservare gli ecosistemi di acqua dolce, a gestire la domanda per evitarne un uso eccessivo, a prevenire la contaminazione, a promuovere il riciclaggio e a sviluppare e condividere tecnologie per il risparmio idrico. Ora ci troviamo di fronte alla prospettiva di una carenza del 40% nell’approvvigionamento di acqua dolce entro il 2030, con gravi carenze nelle regioni con limitazioni idriche.
TEMPERATURE
L’impatto del clima sulla biosfera sta cambiando la fonte di tutta l’acqua dolce, ovvero le precipitazioni, e questo sta determinando uno spostamento nella fornitura di acqua in tutto il mondo. Un fattore chiave è il riscaldamento globale, uno squilibrio energetico globale che intensifica il ciclo dell’acqua, aggiungendo circa il 7% di umidità per ogni 1 °C di aumento della temperatura media globale. Inoltre, il cambiamento dell’uso del suolo (prevalentemente deforestazione, esaurimento delle zone umide, degrado del suolo e sviluppo delle infrastrutture) sta ora influenzando le precipitazioni ed il modo in cui la pioggia è suddivisa tra flussi di acqua ‘verde’ (umidità del suolo e vapore) e blu (deflusso e liquido).
COLPA DELL’ACQUA
L’acqua non è solo una vittima, ma anche un motore della crisi climatica. Dietro tutto lo stoccaggio del carbonio in natura c’è l’acqua dolce. Gli eventi idrici estremi causano un’immediata perdita di assorbimento di carbonio in natura. La siccità porta agli incendi e alla massiccia perdita di biomassa, carbonio e biodiversità. La perdita delle zone umide sta esaurendo il più grande deposito di carbonio del pianeta, mentre il calo dell’umidità del suolo sta riducendo la capacità dell’ecosistema terrestre e forestale di sequestrare il carbonio.
CHE FARE
Un futuro idrico sostenibile e giusto può essere raggiunto. Nel dossier troviamo un appello in sette punti per l’azione collettiva. Dobbiamo intraprendere azioni più audaci, più integrate, trasversali e più interconnesse a livello nazionale, regionale e globale. In primo luogo, dobbiamo gestire il ciclo globale dell’acqua come un bene comune globale, da proteggere collettivamente e nell’interesse di tutti. Dobbiamo poi adottare un approccio incentrato sui risultati e orientato alla missione, che comprenda tutti i ruoli chiave che svolge nel benessere umano. In terzo luogo, dobbiamo smettere di sottostimare l’acqua, una corretta tariffazione insieme a un sostegno mirato per i poveri consentirà di utilizzarla in modo più efficiente in ogni settore. Dobbiamo eliminare ogni anno circa 700 miliardi di dollari di sussidi all’agricoltura e all’acqua, che tendono a generare un consumo eccessivo dannoso per l’ambiente. Dovremmo poi istituire Just Water Partnerships (JWP) per consentire investimenti nella resilienza e nella sostenibilità nei paesi a basso e medio reddito. Dobbiamo andare avanti sulle opportunità che possono spostare l’ago in modo significativo nel decennio in corso e, infine, a sostegno di tutti i nostri sforzi, dobbiamo rimodellare la governance multilaterale dell’acqua, che attualmente è frammentata e non adatta allo scopo.
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