ROMA – Continua l’avanzata dei talebani in Afghanistan mentre le truppe degli Usa e della Nato stanno completando il ritiro dal Paese. Nelle scorse ore i mujaheddin hanno espugnato la città di Ghanzi, a circa 150 km da Kabul. Si tratta del decimo capoluogo di provincia passato sotto il controllo dei talebani in pochi giorni. La capitale è sempre più accerchiata mentre il presidente Ashraf Ghani sta cercando di mobilitare una controffensiva facendo affidamento sulle forze speciali del Paese, le milizie e la potenza aerea americana. Secondo quanto riporta Afp sul suo sito, i negoziatori del governo afghano impegnati nei colloqui in corso a Doha, Qatar, avrebbero offerto ai talebani la condivisione del potere in cambio della cessazione delle violenze.
Cresce intanto l’allarme nei Paesi Occidentali che non hanno però rivisto la decisione di ritirare il proprio contingente dal Paese. Secondo l’ultima valutazione dell’intelligence Usa, Kabul potrebbe essere attaccata entro 30 giorni e i mujaheddin potrebbero ottenere il pieno controllo del territorio entro pochi mesi. L’Italia, ha avvertito il segretario generale della Farnesina Ettore Sequi, non accetterà “in termini di riconoscimento di eventuali nuovi regimi, una presa di potere violenta” e “non sarà riconosciuto un eventuale altro nuovo emirato”. Mentre il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas ha avvertito che la Germania è pronta a ritirare gli aiuti al Paese, stimati intorno a 430 milioni di euro l’anno, se i talebani prendessero il potere con la forza e imponessero un’interpretazione rigorosa della legge islamica che limita fortemente i diritti. Il timore è che i talebani impongano un regime brutale e repressivo, in particolare contro le donne.
A Ghazni gli estremisti hanno issato le loro bandiere bianche con impresso un proclama di fede islamico. Il governatore della omonima provincia e vari suoi collaboratori sono stati arrestati per un presunto accordo con i talebani, siglato per poter fuggire dopo la resa agli estremisti. La caduta di Ghazni, che si trova lungo l’autostrada Kabul-Kandahar, che collega la capitale afghana alle province meridionali, potrebbe complicare il rifornimento e il movimento delle forze governative. Nel frattempo infuriano i combattimenti a Lashkar Gah, una delle più grandi città del Paese nel cuore del territorio talebano di Helmand. Le forze afgane e gli insorti stanno combattendo anche per il controllo della città occidentale di Herat, capitale dell’omonima provincia. Le autostrade, comprese quelle che portano all’aeroporto, sono chiuse e i voli sono stati sospesi. Cresce quindi il rischio che i talebani salgano al potere con la forza. Un altro scenario prospettato dagli esperti è quello di uno Stato diviso tra fazioni, come successe nel 1989 dopo il ritiro dell’Unione Sovietica.
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