Arrestati a Trieste due pakistani per traffico di migranti irregolari

Trieste – Si è conclusa oggi con l’arresto di due passeur pakistani una complessa operazione anti immigrazione clandestina denominata “Barcola”, incentrata su un traffico di migranti irregolari provenienti dal Pakistan.

Le indagini e le ordinanze di custodia cautelare in carcere sono partite dalla Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica di Trieste, diretta dal Procuratore Capo Carlo Mastelloni.

L’arresto è avvenuto nella provincia di Venezia

Sono intervenuti gli agenti della Polizia di Frontiera di Trieste, con l’ausilio della squadra mobile del capoluogo veneto.

I due passeur pakistani, rispettivamente di 32 e 39 anni, sono residenti in Veneto

Svolgevano l’attività di venditori ambulanti, con regolare permesso di soggiorno in Italia. I.H. e M.A., queste le loro iniziali, sono stati arrestati per il reato di favoreggiamento pluriaggravato dell’immigrazione clandestina.

Indagine avviata dopo l’arresto di un passeur pakistano di 37 anni

L’uomo, M.A., queste le sue iniziali, aveva superato il confine italo sloveno e introdotto in territorio nazionale 36 migranti di nazionalità pakistana, stipati all’interno del vano merci di un piccolo furgone in condizioni inumane e degradanti.

Arrivato sulla Strada Costiera, a Trieste, aveva fatto scendere i clandestini per poi allontanarsi, intercettato dalle pattuglie della Polizia di Stato, intervenute a seguito della segnalazione di alcuni cittadini, e arrestato per il reato di favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina.

Indagini coordinate dal pm De Bortoli della Direzione Distrettuale Antimafia di Trieste

Dimostrato il coinvolgimento nell’episodio degli altri due cittadini pakistani, arrestati oggi,  dalle risultanze investigative, è emerso che erano stati loro a commissionare al connazionale il trasporto irregolare del corposo gruppo di migranti.

I due avevano condotto il passeur per un sopralluogo in un bosco a ridosso della frontiera, al fine di portare dei generi di conforto ai migranti lì nascosti.

Avevano inoltre consegnato all’autista il veicolo da utilizzare per il trasporto e una scheda telefonica “pulita” con la quale poter comunicare l’andamento del viaggio.

 

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