Il nuovo database Atena (atlante della transizione energetica nazionale), presentato il 26 novembre, ha offerto un quadro dettagliato dei progressi dell’Italia verso le emissioni nette zero al 2050. L’iniziativa di Italy for Climate, centro studi della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, ha mirato a fornire una visione trasparente e settoriale del percorso italiano. Nel 2024, in Italia sono stati generati 376 milioni di tonnellate di gas serra. L’industria ha contribuito per il 32,5%, i trasporti per il 30%, gli edifici per il 26,4% e l’agricoltura per l’11%. Dal 1990 al 2024, le emissioni industriali si sono ridotte del 46%. Andrea Barbabella, coordinatore di Italy for Climate, ha spiegato che l’elaborazione dei dati si basa sull’Inventario nazionale Ispra, integrando le emissioni energetiche e riallocandole. Il settore siderurgico ha ridotto significativamente le emissioni: negli anni ’90 era responsabile del 10% delle emissioni nazionali, mentre ora contribuisce per il 4%. La produzione da riciclo è aumentata dal 60 al 90%, rendendo l’Italia il primo Paese in Europa in questo ambito, con una produzione elettrificata. Simili progressi si sono registrati nei settori dell’alluminio e della carta, con quest’ultimo che ha ridotto le emissioni del 25-30%. I principali fattori di decarbonizzazione sono stati la circolarità, la maggiore efficienza e l’elettrificazione. Si stima che nel 2050 rimarranno comunque 25-30 milioni di tonnellate di emissioni da compensare. Lo sviluppo delle rinnovabili è stato positivo e rappresenta quasi la metà della produzione elettrica italiana. Tuttavia, le rinnovabili coprono il 19,2% dei consumi finali lordi di energia del Paese, pari a 109 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) nel 2024, un aumento del 4,8% rispetto al 1990. Per rispettare gli impegni climatici, secondo i dati di Atena, i consumi dovrebbero scendere sotto i 100 Mtep nel 2030. Le emissioni energetiche, derivanti dall’uso di combustibili fossili per alimentare fabbriche, auto, produrre elettricità o riscaldare case, rappresentano il 78% del totale. Il restante 22% è legato a processi industriali e pratiche agricole, queste ultime responsabili del 78% di questa quota, con metano e protossido di azoto provenienti da allevamenti e fertilizzanti. L’agricoltura, il cui impatto emissivo è destinato a crescere, ha ridotto la produzione di gas serra del 16% dal 1990 al 2024. I dati di Atena hanno evidenziato che, mentre l’industria ha compiuto progressi significativi, i settori degli edifici e dei trasporti non hanno registrato riduzioni sufficienti delle emissioni, anzi, si è assistito a un loro aumento. Questo ha sottolineato la necessità di interventi più incisivi in questi settori per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione fissati per il 2050. La transizione energetica italiana ha mostrato quindi un quadro complesso, con aree di eccellenza e settori che richiedono un impegno maggiore per allinearsi agli obiettivi climatici globali. Il database Atena ha fornito uno strumento utile per monitorare i progressi e identificare le aree critiche su cui concentrare gli sforzi futuri. Il futuro della decarbonizzazione italiana dipenderà dalla capacità di accelerare la transizione nei settori più problematici e di sfruttare appieno il potenziale delle energie rinnovabili e delle tecnologie innovative.





















