NAPOLI (Angelo Baldini) – Negli ultimi anni, tanti report e studi di associazioni ed enti scientifici hanno attestato le criticità ambientali del nostro Paese: consumo e ed erosione del suolo, aumento nelle emissioni di CO2, innalzamento delle acque e perdita della biodiversità. Eppure, l’ultimo Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di carbonio (Infc), iniziativa promossa dall’Arma dei carabinieri, sostiene che qualche miglioramento, in termini di sostenibilità, lo abbiamo ottenuto.
I dati dell’inventario nazionale delle foreste di carbonio
La relazione presentata in occasione dell’All 4 Climate, l’evento preparatorio svoltosi a Milano in vista della Cop26 di Glasgow, evidenzia che negli ultimi dieci anni la superficie ricoperta dalle foreste è aumentata. L’aumento registrato è stato di circa 586.925 ettari per un valore complessivo di 11.054.458 ettari di foresta, pari al 36,7 % del territorio nazionale. Aumento riscontrato anche nella consistenza volumetrica dei boschi nostrani: la consistenza espressa come metri cubi di biomassa è aumentata del 18,4%. Con la crescita della superficie boschiva – attesta l’inventario – è aumentata anche la quantità di anidride carbonica stoccata negli alberi e sottratta all’atmosfera: è stato stimato infatti un aumento di 290 milioni di tonnellate di C02 stoccata. Le foreste, come d’altronde tutto il regno vegetale, hanno una grandissima capacità di incamerare l’anidride carbonica che è la principale responsabile dell’aumento dell’effetto serra e di conseguenza del riscaldamento climatico globale. E’ stato stimato che un metro cubo di legno secco possa arrivare a contenere fino a 260 kg di carbonio, una quantità pari quasi alla metà del suo peso.
L’importanza delle foreste nella lotta ai cambiamenti climatici
Come scritto in precedenza, le foreste hanno un ruolo fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici e nel mantenimento dell’equilibrio naturale. Equilibri naturali che non sono fondamentali per il pianeta in sé, ma per la salvaguardia di quelle condizioni che permettono l’esistenza della nostra vita, dell’umanità quindi. Per tutelare il patrimonio boschivo, l’Infc afferma che la prima azione da intraprendere è quella di contarle. Per tale motivo, l’istituto insieme all’Arma dei carabinieri e l’Ente Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi per l’economia agraria) promuove questi studi di monitoraggio e conteggio. Senza riscontri oggettivi e statistiche, non possono essere adottate le migliori strategie politiche ambientali.
Il Green Deal europeo
Stando a quanto stabilito dagli obiettivi dell’European green deal, la salvaguardia degli oceani e delle foreste deve avere un ruolo fondamentale nella transizione ecologica dell’Unione europea. Le foreste e gli oceani sono infatti i due ‘contenitori’ più grandi dell’anidride carbonica e la Commissione europea vorrebbe ridurre le emissioni inquinanti del 50% entro il 2030. Obiettivo difficile da raggiungere e che al momento non sembra fattibile. Soprattutto in vista dell’obiettivo ancora più ambizioso che dovrebbe essere raggiunto nel 2050, ovvero il raggiungimento della neutralità delle emissioni inquinanti grazie alla piantumazione di nuovi alberi. Garantire la salvaguardia delle foreste diminuisce in maniera drastica i rischi di dissesto idrogeologico e aiuta a tutelare la sopravvivenza delle specie animali. Una delle principali cause della perdita di biodiversità è proprio la deforestazione dovuta alla realizzazione di nuovi campi e allevamenti intensivi. Anche se può sembrare un problema da poco e lontano dalla nostra sfera, la perdita di biodiversità può essere molto dannosa per l’umanità. Infatti, questa favorisce a sua volta la perdita dell’approvvigionamento delle risorse alimentare la resistenza delle colture contro la diffusione di malattie. Non è possibile fornire la prova dell’utilità di una singola specie, ma è certo che l’esistenza dell’uomo dipende dall’esistenza di tutte le altre specie animali e vegetali. Quindi sfruttarle fino all’estinzione non è certo vantaggioso.