Banche, conto per Mps e venete 6,3 mld. Istat alza deficit al 2,3%

di Lorenzo Allegrini

Milano, 4 apr. (LaPresse) – E’ di 6,3 miliardi di euro il conto pagato dal Tesoro per i salvataggi bancari del 2017. L’Istat ha rifatto i calcoli sul deficit pubblico dopo aver recepito le indicazioni di Eurostat. D’intesa con l’istituto statistico dell’Ue, è stata rivisto da circa 1,1 a circa 1,6 miliardi l’impatto del paracadute pubblico sul Monte dei Paschi di Siena, mentre il soccorso alle venete, Popolare di Vicenza e Veneto Banca, è costato 4,7 miliardi.

I salvataggi bancari hanno impedito al governo di raggiungere i propri obiettivi sul disavanzo. Infatti il deficit nel 2017 è stato alzato dall’istituto statistico dall’1,9% del Pil della precedente stima fino al 2,3%. Si tratta ancora di un passivo inferiore a quello del 2016, quando era stato pari al 2,5%, ma peggio delle stime inserite dall’esecutivo nel Documento di Economia e Finanza. Il Def puntava a un deficit del 2,1%. Le correzioni concordate con l’Ue hanno portato il disavanzo, in valore assoluto, da 33,2 miliardi di euro a 39,7 miliardi.

I salvataggi bancari hanno pesato anche sul debito. Secondo i nuovi calcoli dell’Istat, risulta pari a 2.263 miliardi, ossia al 131,8% del Pil, a fronte del 131,5% stimato un mese fa. In questo caso l’operazione di salvataggio delle banche venete ha aggravato il bilancio di 11,2 miliardi, dei quali 4,8 miliardi connessi con il versamento a Intesa Sanpaolo, che ha inglobato le parti sane degli istituti, e 6,4 miliardi con la riclassificazione delle passività e le garanzie messe da via XX Settembre. Il debito a fine 2017 risulta ancora inferiore al 132% del Pil di un anno prima, ma nella nota di aggiornamento del Def il governo aveva indicato un livello del 131,6%.

Nel caso di Mps, Eurostat ha rivisto insieme con Istat l’intero salvataggio di Rocca Salimbeni, dalla ricapitalizzazione al ristoro dei ‘junior bondholders’, avvenute rispettivamente nel luglio e nel novembre del 2017. Confcommercio sottolinea che i dati dell’istituto statistico italiano “confermano un quadro macro economico peggiore di quello previsto dal Def” ed evidenzia che “una revisione in senso negativo” del rapporto tra deficit e Pil di due decimali “sebbene attesa, potrebbe incidere sugli equilibri dei conti pubblici, riducendo lo spazio di manovra e mettendo un’ipoteca sulla futura riduzione della pressione fiscale, che invece rimane la priorità dell’economia in una fase ancora delicata”.

Nel frattempo nel quarto trimestre del 2017 la pressione fiscale beneficia, al contrario, di una netta sforbiciata di 0,8 punti percentuali. Sempre secondo quanto rilevato dall’Istat, il peso del fisco si è fermato al 48,8% contro il 49,6% dello stesso periodo dell’anno precedente.

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