Brucellosi, il commissario costa caro

Brucellosi, il commissario costa caro
Brucellosi, il commissario costa caro

NAPOLI (Sergio Olmo) – “Un anno di attività della struttura commissariale voluta dal Presidente Vincenzo De Luca è costata ai cittadini campani 590.000 euro di soldi pubblici computati sul bilancio della Asl”.

A renderlo noto è stato ieri il portavoce del Coordinamento Unitario Difesa del patrimonio Bufalino Gianni Fabbris che dai social ricorda come queste risorse costituiscano “voci di bilancio il cui uso lo stesso Difensore Civico (della Regione, Giuseppe Fortunato, ndr) al tempo, aveva indicato come illegittime dal momento che i soldi della ASL (che come tutti sanno in Campania non bastano per garantire nemmeno un minimo di standard credibile nei servizi ai cittadini) non possono essere distratti per una azione come quella affidata al Generale Luigi Cortellessa (nella foto in basso)”.

Ma non solo. Nel mirino di Fabbris, l’ipotesi avanzata dallo stesso Difensore Civico che paventò come il ricorso a quei capitoli di spesa costituisse una vera duplicazione dei costi su cui forse varrebbe la pena di indagare e approfondire”. 

“Cinquecentonovantamila euro di soldi pubblici spesi – rimarca Fabbris – per dimostrare che non basta mettere una persona onesta e ligia al dovere come un Generale dei Carabinieri e la squadra di suoi collaboratori, per risolvere i problemi di un Piano che va riscritto da capo per funzionare. Soldi pubblici, del resto, che sono una goccia nel mare delle centinaia di milioni di euro spesi in dieci anni senza che si risolvano i problemi  e su cui speriamo che, prima o poi, qualcuno renda conto“.

Sottolineando ad un anno dal suo insediamento come la nomina di Cortellessa (nella foto) non abbia avuto alcun effetto su un problema che anzi è stato amplificato nonostante gli sforzi del generale e della sua squadra, i riflettori di Fabbris puntano dritto al sodo. Il tema è a monte e nei fatti  – ricorda il portavoce del Coordinamento unitario – il governatore campano Vincenzo De Luca non avrebbe mai dovuto firmare quella nomina perché quel Piano andava cambiato, non applicato.

Tant’è che già al tempo, il 16 agosto 2022, il Coordinamento trasmise allo stesso Generale, oltre che al Presidente della Regione, all’assessore regionale all’Agricoltura Nicola Caputo, e all’allora ministro della Salute  Roberto Speranza un diffida dall’applicazione del Piano regionale antibrucellosi, rimarcando l’illegittimità della nomina commissariale  e ricordando che sulle delibere regionali antizoonosi pendevano ancora alcune denunce penali, tre ricorsi amministrativi e un esposto alla Corte dei Conti. 

“Dall’agosto 2022 ad oggi  – si legge in un documento del Coordinamento unitario – sono passati molti mesi e le imprese in quel territorio casertano stanno accumulando e documentando una lunga fila di danni sopportati per effetto dell’applicazione del Piano. La maggior parte degli allevatori ha, in definitiva, attuato le prescrizioni del piano ma non solo i problemi non si sono risolti quanto, piuttosto sono aumentati. Sono decine di migliaia i capi abbattuti in spregio delle regole comunitarie che disciplinano le modalità come vanno individuati e trattati i casi (art. 9 della 689/20) nonostante che abbiamo documentato e notificato con la Diffida la necessità di evitare di procurare ulteriori danni. Di fronte a questo fallimento e spreco di risorse pubbliche (come ha confermato lo stesso ministero dell’agricoltura al Tavolo del 22 maggio scorso rilevando che solo negli ultimi tre anni sono stati ammazzati 48.000 animali ed è costato 72 milioni di euro da parte del Ministero senza che si la Regione Campania risolvesse i problemi)  – conclude il Coordinamento – chiede che il Governo nazionale avochi a se la responsabilità adottando un analogo provvedimento di nomina di un Commissario Governativo sulla base dell’ampio mandato conferito dal Parlamento con l’Ordine del Giorno votato all’unanimità e che indica come uscire dalla crisi”.

Ecco la nuova fase della mobilitazione: si riparte da Casale

Sarà ancora una vola il Comune di Casal di Principe, il centro più popoloso del territorio e “luogo simbolico del riscatto dei cittadini contro gli interessi camorristi del passato e del presente”, l’epicentro delle attività di rilancio delle attività di mobilitazione del movimento degli allevatori bufalini casertani contro le politiche degli abbattimenti del governatore Vincenzo De Luca. A renderlo noto, ieri, è stato il Coordinamento Unitario di Difesa del Patrimonio Bufalino che, dopo aver incassato l’apertura al confronto con il Parlamento e il Governo, quest’ultimo testimoniato dal Tavolo allargato di lunedì scorso al Ministero della Salute e dopo aver dismesso i presidi conflittuali nelle strade in ragione della disponibilità e degli impegni di Governo e Parlamento, ha avviato una nuova fase di mobilitazione sul territorio. L’idea è quella di arrivare nelle prime tre settimane a mettere in campo e sviluppare un progetto per un Piano Partecipato per risolvere le zoonosi e rilanciare l’allevamento bufalino, la sua filiera e tutta Terra di Lavoro. In questo senso con la convocazione della Settima Edizione degli Stati Generali in Difesa del Patrimonio Bufalino gli allevatori danno previsto per il 16 e il 17 giugno prossimi  un “Forum per un piano partecipato” che si terrà all’interno della Casa Comunale. “Loro  – ha spiegato il portavoce del Coordinamento Unitario, Gianni Fabbris (nella foto)riferendosi agli autori dei piani regionali antibrucellosi – sono un passato che va rimosso e archiviato il più in fretta possibile con l’inutile corredo di dichiarazioni sul rigore di facciata del Presidente della Regione Campania. Il futuro sono i giovani allevatori del territorio che, insieme ai tanti allevatori di vecchia data di cui sono figli e ai tanti loro alleati impegnati nel tempo a difendere la democrazia, il malaffare e il territorio, con questa vertenza sono diventati i protagonisti delle istanze di riscatto di tutti i cittadini e di tutta Terra di Lavoro”. “Noi, i facinorosi,  – incalza Fabbris – siamo il rigore che garantisce i cittadini: quello di chi non ci sta ad essere colluso e chiede il rispetto delle regole e della democrazia e non si nasconde dietro un uso pretestuoso e strumentale delle istituzioni pur di mantenere potere, poltrone e interessi privati”. Le iniziativa – recita un comunicato stampa diffuso ieri – saranno intanto illustrate questa mattina a Casal di Principe, in Piazza Mercato, alle 9,30 con una conferenza stampa che sarà diffusa in diretta streaming sui canali social di Altragricoltura e che vedrà la partecipazione del Sindaco di Casal di principe Renato Natale, del portavoce del Coordinamento Unitario Gianni Fabbris e di Adriano Noviello a nome dell’Assemblea permanente degli allevatori. Sempre a Piazza Mercato verrà rimontato il Presidio degli allevatori a dimostrazione della loro ferma volontà di proseguire la mobilitazione fino al raggiungimento degli obiettivi e al loro impegno di accompagnare il percorso verso il Forum del 16/17 giugno. 

Contestata la rappresentatività di Cia, Coldiretti, Copagri e Confagricoltura

NAPOLI (so) – Un patto di “autoconservazione”.  Un accordo di Palazzo. L’Associazione Tutela Allevamento Bufala Mediterranea, tra le principali realtà associative del movimento degli allevatori bufalini casertani in protesta da anni contro il Piano di abbattimenti dei capi bufalini per sospetta brucellosi, torna sulle affermazioni dell’assessore regionale campano all’Agricoltura Nicola Caputo allorché ha annunciato che la Regione aveva “accolto tutte le richieste delle principali associazioni agricole”. Le stesse, si legge in post pubblicato sui social, guarda caso assenti al tavolo allargato convocato a Roma dal sottosegretario  alla Salute Marcello Gemmato. Riunione, sottolineano gli allevatori, che “apre una nuova pagina da scrivere”. Nel mirino degli allevatori, non soltanto l’esponente della giunta De Luca ma soprattutto Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Copagri. “Per alcuni sprovveduti del web si potrebbe pensare che sia sempre un bene raggiungere un accordo”, ma le cose stanno diversamente. “Al registro Sian (il Sistema informativo unificato del comparto agricolo agroalimentare e forestale, ndr) – spiegano dall’associazione – sono iscritte 570 aziende con fascicolo aziendale e di queste, sono circa 300 le aziende a titolo personale e sei organizzazione territoriali costituite a difesa della bufala che lo scorso anno, all’indomani della presentazione ufficiale del Piano regionale contro la brucellosi, hanno presentato ricorso al Tar Campania di cui si attende la sentenza”. “Ora – spiegano – su 570 circa 300 sono contro il piano e sono circa il 60 percento del comparto in provincia di Caserta, un ricorso che trova un primo riconoscimento politico a Roma con la dichiarazione di fallimento del piano realizzato finora”. “Forse  – proseguono dall’associazione – sarà per questo che Regione Campania, Cia, Coldiretti, Confagricoltura e Copagri non si sono presentate a Roma con il “loro accordo” per confrontarsi con tutti i soggetti istituzionali che erano presenti. Un comportamento che offende le istituzioni e offende la loro stessa terra”. Poi due conti che chiarscono un aspetto significativo: “Ad oggi, solo dal Ministero, negli ultimi tre anni, sono stati spesi 72 milioni di euro per affrontare la crisi zootecnica dichiarando che non vogliono più aggiungere altre risorse perché le cifre messe a disposizione in questi ultimi anni sommate tra loro sono molto più alte. Immaginiamo solo i costi di analisi, contro-analisi, prelievi, accertamenti e vigilanza sanitaria, costi macellazione, considerando che dall’inizio del 2020 sono stati abbattuti 42 mila capi”. Da notare – concludono – che “alle aziende ancora non è stato versato né il mancato reddito, né l’indennizzo previsto. Bene: ora sappiamo meglio perché la Regione e le cosiddette “principali organizzazioni di categoria” si sono auto-approvati l’accordo”.

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