CASERTA (Sergio Olmo) – Stretti in una morsa. Gli allevatori bufalini del Coordinamento Unitario a Difesa del Patrimonio Bufalino l’hanno definita “una indigeribile manovra a tenaglia, stile Donbass”, quella subita giovedì scorso, allorché, mentre si apprestavano a portare almeno un centinaio di trattori sotto Palazzo Santa Lucia per manifestare contro il Piano regionale di eradicazione della brucellosi, le autorità sanitarie bussavano alla porta degli allevamenti casertani per controlli “di routine”, bloccandoli di fatto o comunque scoraggiandone la partenza verso Napoli, ed il sindaco di Cancello e Arnone, Raffaele Ambrosca, raccoglieva intanto amici e parenti allevatori bufalini per portarli alla corte di Vincenzo De Luca. Un pugno nello stomaco visto che proprio in quelle ore, alla volta del capoluogo campano e al fianco dei manifestanti, partivano ben sette sindaci del Casertano, Renato Natale sindaco anticamorra di Casal di Principe in prima linea, con tanto di fascia tricolore d’ordinanza al seguito. Un pugno nello stomaco, ma nessuna meraviglia, visto che Ambrosca, che non ha mai smentito questa circostanza, non è nuovo a queste sortite, spaccando di fatto il fronte dei sindaci. Del suo nome, non a caso, non c’è traccia tra quelli del lungo elenco dei 27 primi cittadini che a fine novembre 2021 sottoscrissero un l’accorato appello al Prefetto di Caserta perché organizzasse un tavolo col ministro delle politiche agricole, i sindaci del casertano ed uno dei massimi esperti di epidemiologia e medicina veterinaria preventiva, il professor Vincenzo Caporale, con l’obiettivo di raffreddare le tensioni sul territorio, individuare soluzioni condivise e tutelare il lavoro del comparto e dell’intera filiera e la salute dei cittadini. Nessuna meraviglia, attese anche le sue viniliche frequentazioni con i vertici apicali della Regione, dell’assessorato all’Agricoltura, con quelli dell’Istituto Zooprofilattico, con lo stesso governatore De Luca. Gli stessi peraltro che gli allevatori in protesta ritengono essere tra i responsabili dell’abbattimento per sospetta infezione (brucellosi o Tbc bovis) in dieci anni di oltre 100 mila capi risultati poi sani agli accertamenti post mortem. Il suo incontro con il Direttore dell’Istituto Zooprofilattico Antonio Limone per affrontare il tema della brucellosi arriva ad appena un anno dal suo insediamento sul soglio del Comune casertano. Incontro che finisce sui media locali al pari della famosa convocazione telefonica di De Luca, in quel del 17 maggio (l’incontro è del 21) in vista del nuovo Piano che sarà poi varato con la Delibera 207 del 2019, data dalla quale si cominciò a registrare una vera e propria impennata degli abbattimenti. Chi lo ha seguito sui social e sulle tv locali non potrà aver dimenticato il suoi interventi particolarmente esplicativi, tutti incentrati sui ristori. Grandi rassicurazioni e trionfalistici toni sui ristori. Non certo un bel segnale rispetto alla doverosa possibilità di mettere finalmente in campo una politica di prevenzione. Prevenzione che di li a qualche anno, nel 2022, avrebbe nuovamente ceduto il passo a quella dell’eradicazione tout court (niente vaccino o quasi, stesse procedure e kit diagnostici, nessuna possibilità di controperizia sui casi sospetti e accertati prima degli abbattimenti, zero autocontrollo).Roba che fa il paio, insomma, con l’exploit del numero uno della Coldiretti che dai microfoni dell’edizione serale del 9 novembre 2021 del Tg 3 Campania della Rai non esitava a parlare di delocalizzazione delle imprese bufaline nel Fortore o nell’Ufita, in quell’Irpinia, cioè, dove, guarda caso, sono finiti praticamente quasi e tutti gli oltre centomila capi bufalini abbattuti per sospetta brucellosi per essere macellati e destinati al consumo umano da una nota industria multinazionale del ramo. Coldiretti non solo. C’è anche la Copagri casertana di Salvatore Ciardiello (pare anche lui presente alla riunione di giovedì scorso da De Luca con Caputo, Ambrosca ed alcuni allevatori a loro vicini) che proprio a Cancello e Arnone ha aperto in quel periodo il Quartier Generale anche grazie al sostegno di alcuni allevatori molto vicini, anche in termini di parentele, al sindaco di Cancello e Arnone. Cosa si saranno detti De Luca, Caputo, Ambrosca, Ciardiello e gli amici e parenti allevatori ambroschiani? Non è dato sapere. Non è chiaro insomma se all’indomani della poderosa marcia dei trattori su Napoli sarà assunta una diversa posizione. Interessante intanto sarà però intanto capire quale sarà invece quella dei partiti politici convocati giovedì prossimo nella sede del Parlamento Europeo a Roma dal Coordinamento Unitario di Gianni Fabbris che ha annunciato che dal giorno dopo partirà la “campagna elettorale” degli allevatori casertani e non solo.
“I miei colleghi in piazza tirati per la giacchetta”
Non è tra i sindaci scesi in piazza il 21 luglio, al fianco degli allevatori bufalini, nella protesta sotto la Regione. Ma il primo cittadino di Cancello e Arnone, Raffaele Ambrosca (nella foto), giura di “non essere in dissenso con le posizioni di nessuno”.
Ci spieghi allora, come mai, non era con gli altri sindaci.
Ritengo che bene facciano gli allevatori a protestare, finché si tratta di una protesta di natura sindacale. La mia personale posizione è istituzionale, come sindaco sto dando fondo a tutte le energie per poter addivenire a una conclusione – attraverso l’interlocuzione col ministero e i vertici regionali – che sia la più utile per il comparto.
A chi dice che lei, però, ha spaccato il fronte di sindaci e allevatori, come risponde?
Io sto sul piano istituzionale, mi è d’obbligo difendere gli allevatori, che non ho mai smesso di difendere. Ma dal punto di vista istituzionale il sindacato fa il sindacato, io do un’impostazione dialogante con le altre istituzioni sovraordinate.
Resta il fatto che alcuni sindaci sono scesi in piazza, lei no.
I miei colleghi sindaci fanno il loro mestiere. Vengono tirati per la giacca da ogni parte, dagli allevatori e dal sindacato, per mettere in campo le strategie possibili. La mia è una posizione che si attesta esclusivamente sul livello istituzionale, non metto in discussione l’operato degli altri sindaci, legittimissimo, ma ritengo che strategicamente oggi ci sia molto meno bisogno di trattori in piazza e molto più bisogno di tavoli nei quali discutere.
Senta, alcuni sostengono che il giorno della protesta fosse anche lei a Santa Lucia, però stava incontrando il governatore De Luca, con altri allevatori. Conferma questa cosa?
Indipendentemente dalla data dell’incontro, di incontri ne ho avuti più di uno con i vertici della Regione Campania. E spero di averne ancora. Per quanto riguarda i contenuti ho visto una discreta apertura al dialogo da parte della Regione. Spero si traduca in cosa concreta. Certo, c’è una certa fermezza rispetto a eventuali modifiche al Piano di eradicazione di brucellosi e Tbc, però si comincia a intravedere un’impostazione dialogante, e spero possa nascere qualcosa di buono, anche per quanto riguarda eventuali punti molto contestati dagli allevatori, alcuni dei quali anche a ragion veduta.
Secondo lei cosa c’è da emendare nel Piano? Non moltissimo, perché siamo arrivati ad una fase di intolleranza delle istituzioni per un fenomeno che va avanti da troppo tempo. Basterebbe un’applicazione meno intransigente. Consentire magari agli allevatori il ricorso alle controanalisi per appurare se quel capo è davvero positivo.