CASERTA – Il piano della Regione contro la brucellosi non ha funzionato. I dati sono stati presentati nell’incontro che si è tenuto ieri nella stanza del sindaco di Santa Maria la Fossa con il Movimento Salviamo le Bufale che segna la ripresa delle iniziative degli allevatori per far valere le ragioni del territorio e della comunità di Terra di Lavoro. Alla Conferenza stampa sono intervenuti Nicolino Federico (sindaco di Santa Maria la Fossa), Adriano Noviello (presidente dell’Associazione di Tutela dell’Allevamento della Bufala Mediterranea) e Gianni Fabbris portavoce del Coordinamento Unitario). Il sindaco Federico ha illustrato l’iniziativa (arrivata ormai alla sua quarta edizione) che tra ieri e oggi vede la comunità di Santa Maria La Fossa impegnata nell’evento della Festa del Bufalotto. Un evento che recupera una lunga tradizione (il consumo della carne di bufalo) per ritrovarsi insieme nella piazza del paese a condividere due serate di incontri e socialità. Evento che ha già visto lo scorso anno gli allevatori del Movimento impegnati in uno stand di iniziative e intervenire durante le serate per spiegare le ragioni della mobilitazione. Anche quest’anno il movimento sarà presente e, oltre che con un gazebo, durante la serata pubblica di sabato incontrerà i sindaci del territorio e i parlamenta. Sarà occasione per gli allevatori di fare il punto sui tempi di attuazione dell’impegno assunto dalla politica nazionale di nomina di un Commissario Nazionale per la Brc e la Tbc. E’ toccato ad Adriano Noviello fare il punto sullo stato di attuazione delle iniziative istituzionali della Regione sulla Brc e sulla Tbc. Noviello ha riassunto i dati ufficiali che in questo momento raccontano del fallimento degli obiettivi posti dalla Regione che, è stato ricordato, sono scritti nero su bianco e non possono essere manipolati in alcun modo. Secondo il Piano adottato dalla Regione con la delibera 104 del 2022, entro un anno la brucellosi in provincia di Caserta avrebbe dovuto scendere del 50% prendendo a riferimento (ovviamente) la base annuale con cui si è chiuso il 2021 (ultimo anno di riferimento utile), Una proiezione (quella del 50%) che avrebbe dovuto realizzarsi ogni anno su quello precedente in modo da arrivare in pochi anni alla soluzione dei problemi. Posto che l’anno 2021 si è chiuso con la Brc a oltre il 18%, l’obiettivo per la Regione (e dunque per il generale Cortellessa chiamato ad attuare il piano) avrebbe dovuto essere il contenimento al 9% entro il dicembre 2022 mentre, in realtà, è arrivato al 13%. Ad oggi, ha spiegato Noviello leggendo i risultati generali, a 4 mesi della chiusura dell’anno siamo già di nuovo al 9,13% di incidenza della Brc che, dunque, a fine anno si attesterà intorno o sopra il 13% (mentre secondo gli impegni del piano al secondo anno avrebbe dovuto essere non oltre il 4,5%). Nel Casertano al momento ci sono 57 focolai ancora attivi su un totale di 63 che abbiamo avuto in 8 mesi mentre l’anno scorso erano 53 su 12 mesi. Dati di grave peggioramento dalla maggior parte dei punti di vista, osserva Noviello, tranne che per l’incidenza dei capi positivi sull’intero patrimonio zootecnico (quindi nel rapporto non con i focolai che corrispondono al numero delle aziende coinvolte ma alla totalità del patrimonio allevato) che registrano un miglioramento generale dovuto, spiega sempre Noviello, al risultato ottenuto dalla mobilitazione degli allevatori che fin dall’inizio ha posto il tema di riorganizzare i servizi delle Asl in modo da abbassare i tempi di oltre 40 giorni di media fra una profilassi e l’altra nel caso di azienda con casi sospetti (che era la prassi normale prima che il Movimento ne facesse un elemento di denuncia e rivendicazione). E’ stato grazie a quelle iniziative che, in effetti, oggi le profilassi si realizzano al massimo entro quindici giorni. Il che produce una maggiore capacità di intervento che, da sola ed in ogni caso, non risolve i problemi generali. Noviello ha poi denunciato un altro grave elemento di preoccupazione nell’applicazione del Piano: l’espandersi della Tbc in provincia di Salerno in cui i casi passano dai 5 dell’anno scorso ai trenta di quest’anno. E’ vero che la maggior parte dei casi riguardano altre specie bovine e non i bufali ma, essendo la Tbc una malattia che si espande con grandissima facilità, il suo aumento in ambito provinciale è un indicatore sia della incapacità dei servizi predisposti in ragione del Piano di risolvere e prevenire i problemi, sia del grandissimo rischio che in Provincia di Salerno si estenda la zoonosi.
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