Caf in tilt, sportelli presi d’assalto. Utenti confusi e personale scarso

Mattinate d’inferno nei centri di assistenza fiscale: file lunghissime e tensione alle stelle

NAPOLI – E’ già caos nei centri di assistenza fiscale. A partire da domani sarà possibile inoltrare la richiesta per il reddito di cittadinanza. La domanda può essere presentata online o alle Poste, ma sono solo i Caf a fornire gratis il servizio di raccolta delle domande da inviare all’Inps. Compilare i documenti da inoltrare all’Inps non è esattamente un gioco da ragazzi, anzi. La modulistica è abbastanza complessa da richiedere una certa familiarità con la prassi della pubblica amministrazione. Non proprio alla portata di tutti né, soprattutto, dei soggetti bisognosi di accedere al sussidio.

L’assalto ai Caf

Il vero assalto nei Caf comincia domani, ma la “guerra” è già cominciata. Troppi gli utenti male informati che si mettono in fila a caccia di informazioni, scarso invece il personale, che a fronte dell’ingente domanda, è rimasto lo stesso. Lo si vede, in alcuni Caf, già dal tipo di organizzazione (non) messa in campo. Gli utenti entrano già disorientati, non sanno a chi rivolgersi (“a chi posso chiedere per il reddito di cittadinanza?”), e chi si trova dietro gli sportelli prova a raccogliere quelle poche informazioni di cui è in possesso. Tra chi sbuffa, impaziente e chi infine va via sbattendo la porta, l’atmosfera è davvero pesante.

L’accordo sulla nuova convenzione del reddito di cittadinanza almeno è stato raggiunto, dopo giorni di incertezza vissuti dai Caf con grandi difficoltà. L’intesa permetterà l’avvio dell’assistenza alle famiglie. Una notizia che fa tirare un sospiro di sollievo al personale dietro gli sportelli dei Caf, che prima dell’accordo erano esclusi dalle procedure per ottenere il sussidi. Da qui i disagi vissuti dai centri di assistenza, che fino alla scorsa settimana non potevano fare altro che compilare il modello Isee dei richiedenti.

Le difficoltà dell’Inps

Per ogni pratica aperta, i Caf riceveranno 12,2 euro inclusa Iva, e 5 euro più Iva per ogni integrazione a domande già presentate. Tanti i quesiti che restano fino ad ora irrisolti, e il primo riguarda le tempistiche. Le domande per ottenere il sussidio potranno essere compilate fino al 31 marzo e, la risposta dall’Inps dovrebbe arrivare tra il 26 e il 30 aprile. Il dubbio è: l’istituto di previdenza sociale riuscirà davvero a vagliare il milione e mezzo di richieste che si prevede arriveranno, in poco più di due settimane? Si tratta di un lavoro enorme che l’Inps dovrà svolgere in piena autonomia. L’Italia, in fatto di burocrazia, non ha precedenti brillanti. Il rischio che le tempistiche si allunghino molto più di quanto promesso da Luigi Di Maio è reale al 101 per cento.

Il secondo quesito di cui si discute in fila ai Caf è: esistono davvero tutti quei posti di lavoro? E se sì, svolgere servizi socialmente utili aiuterà chiunque ad inserirsi nel mondo del lavoro? Esprime le sue perplessità in merito il commercialista del Caf Vomero Fabio Scognamiglio. “Dubito che questo provvedimento darà un’accelerata al mondo del lavoro. Che un sussidio, preso da pochi eletti, possa aiutare a inquadrare professionalmente le persone, ci credo poco”. Ma i punti interrogativi riguardano anche le modalità di selezione dei destinatari del reddito.

Il metro che misura l’esigenza lavorativa del richiedente è infatti ancora una volta il modello Isee, un documento che, lo ricordiamo, fotografa il quadro economico del nucleo familiare, e non del singolo individuo. “Un 30enne che non riesce a inserirsi nel mondo del lavoro e che non può costituire un nucleo familiare a parte, non riceverà il sussidio se il reddito dei genitori risulta essere alto. Questo provvedimento non è altro che una Rei potenziata”, spiega il commercialista Pierluigi Mariniello, del Caf di via San Gennaro Antignano. Ma il dato critico riguarda la preparazione del personale Caf. “L’unica indicazione che lo Stato ci ha dato è stata quella di non insegnare alle persone come eludere il sistema, qualcosa di scontato. Per il resto, molti brancolano nel buio”.

“Soltanto propaganda elettorale”

“Le misure predisposte dal Governo nazionale quali reddito di cittadinanza, quota 100 ma anche l’autonomia differenziata rischiano di generare qui in Campania condizioni di enorme disparità e di fronteggiare soltanto situazioni di emergenza, dettate da logiche squisitamente di propaganda”, ha affermato Doriana Buonavita, segretaria generale della Cisl Campania, aprendo i lavori del consiglio generale , alla presenza di Annamaria Furlan, segretaria generale Cisl . “Le ancora tante marcate difficoltà nella applicazione della misura del reddito di cittadinanza ci ha visto in costante confronto con la Funzione Pubblica, soprattutto per le difficoltà che si vanno a registrare nei centri per l’impiego e nelle sedi Inps anche in relazione ai piani di presa in carico di coloro che cercano lavoro”.

I dati relativi alla Campania non sono incoraggianti. Oltre al record negativo di 361mila Neet, si sono inoltre ben 211 mila persone che sono nelle varie misure di sostegno cassa integrazione straordinaria, “che non hanno più i requisiti per accedere a quelle misure che da anni non sono stati avviati ad una proposta di lavoro stabile”. “Dubitiamo, quindi, che in pochi mesi le cose possano cambiare. La Campania ha bisogno di scelte coraggiose ed immediate: è ora che ciascun attore del territorio si assuma le proprie responsabilità nei confronti della comunità locale, per costruire risposte possibili e in tempi certi.” ha proseguito Buonavita.

“Sul reddito di cittadinanza mi sembra che ci siano ancora tante cose da chiarire da rendere davvero effettive”, ha precisato Annamaria Furlan. “Ritengo sia una buona cosa che si dia un contributo così importante nella lotta contro la povertà, credo invece molto meno che attraverso il reddito di cittadinanza magicamente creiamo i posti di lavoro. I posti di lavoro non si creano in questo modo ma investendo sullo sviluppo”.


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