Caivano, la rete del clan Ciccarelli-Sautto. Stretto un patto con la Vanella-Grassi per evitare incursioni

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Domenico Ciccarelli, Ciro Ciccarelli, Antonio Esposito ed Angelo Ferraiuolo

CAIVANO – Emergono nuovi dettagli dall’inchiesta che ha portato all’arresto di sette soggetti ritenuti esponenti di rilievo del clan Ciccarelli-Sautto, con base operativa a Caivano e in particolare nel tristemente noto Parco Verde. L’indagine, condotta con metodi investigativi tradizionali ma anche tecnologici, ha svelato una rete di rapporti intrecciati con altri gruppi della criminalità organizzata attivi tra Napoli e la sua provincia. Tra questi spicca il collegamento con il clan Vanella-Grassi, attivo a Secondigliano e noto per la sua pericolosità e per l’ambizione espansionistica che da tempo lo contraddistingue. Uno degli elementi emersi dalle intercettazioni ambientali risale all’8 marzo scorso. In quella data, Domenico Ciccarelli manifestava alla moglie una forte preoccupazione per la presenza di individui sospetti a
Caivano, ritenuti legati proprio al clan Vanella-Grassi. La loro presenza nella zona veniva vista come una potenziale minaccia all’equilibrio criminale del territorio, tanto da suscitare un immediato allarme tra i vertici del clan locale. Ciccarelli confidava che uno dei suoi fratelli lo aveva avvertito della situazione, invitandolo alla massima cautela per evitare scontri violenti, compresi episodi armati, che avrebbero potuto
compromettere l’ordine criminale consolidato negli anni.

La reazione del presunto boss è stata improntata a una strategia diplomatica. Per evitare un’escalation e mantenere intatti gli equilibri tra i clan, si sarebbe attivato per inviare un messaggio diretto agli esponenti della Vanella-Grassi. Il contenuto, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, mirava a ribadire il rispetto reciproco e a richiamare i legami di lunga data tra le due consorterie. L’obiettivo era chiaro: evitare frizioni e ripristinare una linea di comunicazione che garantisse stabilità e cooperazione, anche in un contesto criminale dominato
da tensioni, rivalità e aspirazioni di conquista territoriale. L’inchiesta conferma ancora una volta come Caivano resti un crocevia nevralgico per le attività camorristiche dell’area metropolitana di Napoli.

La presenza di una struttura di potere ben organizzata, capace di interloquire con altri clan e di adottare strategie di contenimento del conflitto, restituisce l’immagine di una camorra sempre più flessibile, meno incline allo scontro diretto ma non per questo meno pericolosa. Gli arresti rappresentano un colpo significativo alle ambizioni del clan, ma anche un’ulteriore conferma della necessità di un presidio costante dello Stato.

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