Calcio, anche FIGC ricorda Gaetano Scirea a 30 anni dalla morte

“Se mai c'è stato uno per cui bisognava ritirare la maglia era Gaetano Scirea, grandissimo calciatore e grandissima persona”.

MILANO– “Se mai c’è stato uno per cui bisognava ritirare la maglia era Gaetano Scirea, grandissimo calciatore e grandissima persona”. E’ con le parole di Enzo Bearzot, il ct dell’Italia campione del mondo nel 1982, che la FIGC ricorda sul suo sito l’indimenticato libero della Juventus e della Nazionale, a 30 anni dalla morte. ‘Eleganza’ è forse la parola che meglio descriveva Gaetano Scirea, uno dei più grandi difensori centrali del nostro calcio e non solo. Elegante era il giocatore, sempre a testa alta, corretto (mai un’espulsione, mai una squalifica), pulito nelle giocate, dotato di ottime qualità tecniche. Elegante era anche l’uomo, riservato, mai sopra le righe, un vero gentleman. Una figura che si staglia sullo sfondo e che il tempo non scalfisce, un fulgido esempio di professionalità, talento ma soprattutto di umanità e altruismo che non smettono di ispirare. Trenta anni oggi da quel maledetto pomeriggio polacco che d’un sol colpo privò lo sport italiano di una delle sue figure più splendenti.

Il campione

 La carriera professionistica di Scirea iniziò nell’Atalanta, con cui debuttò in Serie A nel 1972. Due anni dopo si trasferì alla Juventus, club alla ricerca di un nuovo leader difensivo. A soli 21 anni Scirea diventò subito titolare alla sua prima stagione. Proprio nel 1974, il ct azzurro Fulvio Bernardini lo fece debuttare in Nazionale: fu lui l’erede designato di Giacinto Facchetti. Per Scirea iniziò una carriera in Azzurro lunga dodici anni, che lo portò a disputare tre mondiali (1978, 1982 e 1986) e una campionato europeo (1980). Nel 1982, in Spagna, guidò uno dei reparti difesivi più forti di sempre, composto anche da Zoff, Gentile, Cabrini, Collovati e dal giovane Bergomi. L’Italia vinse il mondiale, e Scirea si manifestò in tutta la sua classe. Con la Juventus giocò in una delle epoche più ricche di successi. In bianconero vinse tutto, in Italia e in Europa. Restò a Torino per 14 anni: fu il recordman assoluto di presenze in con la maglia della Vecchia Signora, fino al 2008, quando Del Piero lo superò. Si ritirò dal calcio nel 1988. Nel 1989, mentre era in Polonia come osservatore della Juventus, morì in un incidente automobilistico a soli 36 anni. Oggi, ancora una volta, ne onoriamo la memoria.

LaPresse

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