Calcio: i 5 punti di Chiellini contro il razzismo, tutti possiamo fare di più

"Quest'estate ho avuto l'onore di guidare la mia nazionale alla gloria agli Europei"

Foto LaPresse - Nicola Campo Nella foto: Giorgio Chiellini

MILANO – “Quest’estate ho avuto l’onore di guidare la mia nazionale alla gloria agli Europei. E’ stato un lungo viaggio per gli Azzurri, e sulla strada della vittoria siamo stati spesso messi alla prova. Ma abbiamo imparato dalle avversità, dai nostri errori e quelle sfide hanno reso il successo ancora più dolce. Oggi il calcio italiano deve affrontare un’altra sfida: il terribile razzismo vissuto dai giocatori di colore, e in generale dai giocatori di diverse etnie, nel nostro campionato. In questa stagione abbiamo già visto tanti episodi. Mi vergogno come italiano che i miei compagni di squadra e compagni di squadra debbano vivere tutto questo”. Lo ha detto Giorgio Chiellini, capitano della Juventus e della Nazionale, nel corso di un suo intervento sul reporto di FifPro, il sindacato internazionale dei calciatori, contro il razzism nel calcio. “Come calciatore ho avuto la mia giusta dose di insulti dagli spalti. A volte è difficile rimanere concentrati, gestire le mie emozioni. Ma non ho mai subito abusi per qualcosa che fa parte di me, come il colore della mia pelle, il sesso o la sessualità. Non riesco mai a capire come ci si sente, ma so che è inaccettabile. E deve finire”, ha scritto Chiellini come riportato dal prestigioso The Guardian.

Dopo aver ricordato gli episodi di razzismo avvenuti in questo inizio di stagione, Chiellini elenca in cinque punti “le cose che posso fare per unirmi alla lotta contro la discriminazione”. Il primo punto è “capire che questa lotta è la mia lotta. Potrei non essere il bersaglio di abusi discriminatori, ma come capitano della Juventus, come capitano della mia nazionale e come essere umano, questa lotta contro la discriminazione è anche la mia lotta e la mia responsabilità”. Il secondo punto – scrive Chiellini à “educare me stesso. Non ho tutte le risposte, ma posso ascoltare e imparare. Riconosco che devo impegnarmi in quel lavoro da solo piuttosto che affidare l’onere di educarmi alle persone che affrontano la discriminazione”. Per il capitano della Juve è inoltre necessario “amplificare la voce degli altri. Non tacerò, ma non parlerò nemmeno a nome di coloro che vivono ogni giorno nella discriminazione. Invece amplificherò le voci degli altri” a partire dalle parole sui socal di Koulibaly e Osimhen dopo la partita del Napoli contro la Fiorentina. “Vi chiedo di ascoltare questi giocatori e tutti coloro che hanno il coraggio di parlare delle loro esperienze”, scrive Chiellini.

Chiellini è pronto a “far del mio meglio, anche se mi sento a disagio. Da giocatore ho imparato che quando affrontiamo grandi sfide, possiamo commettere errori lungo la strada. Ma questo non significa che ci arrendiamo o non ci proviamo. La cosa più importante è che quando sbagliamo – scrive – ci assumiamo la responsabilità di migliorare. Essere un buon esempio è come essere un buon compagno di squadra: non sempre riesco a farlo bene, e a volte mi sento a disagio quando mi viene chiesto di fare qualcosa di diverso. Ma riconoscerò i miei errori, imparerò e farò di meglio”. Nel suo quinto e ultimo punto, Chiellini ammette: “provo dolore quando vedo i miei compagni di squadra e altri giocatori maltrattati. E mi vergogno come italiano. Sono imbarazzato che il mondo stia guardando e veda il peggio del mio paese quando c’è così tanto da amare. Ma riconosco anche che devo gestire i miei sentimenti da solo, perché non sono la vittima e questa conversazione non riguarda me”. “Questo è quello che possiamo fare come giocatori. Naturalmente anche le nostre federazioni, leghe e club devono riunirsi, consultandosi con i giocatori e le unioni di giocatori, e sviluppare una strategia più efficace. Abbiamo bisogno che dirigenti e organi di governo che prendano sul serio la questione – scrive Chiellini – e reagiscano rapidamente e in modo appropriato a qualsiasi incidente in campo, nello spogliatoio o online. Io continuerò ad alzare la voce per incoraggiare gli altri ad agire”. “Ma condividiamo tutti la responsabilità di risolvere i problemi che il razzismo e la discriminazione presentano. Troppo spesso ho visto l’aspettativa di affrontare il razzismo lasciata sulle spalle dei più colpiti. O visto il sessismo e l’omofobia spazzati via come un problema che solo le donne e le persone della comunità LGBT possono affrontare. Questo non può essere giusto. Ecco perché quelli di noi che non subiscono direttamente la discriminazione devono alzarsi ed essere migliori alleati. Ecco perché prometto la mia voce e il mio sostegno a tutti i giocatori che subiscono discriminazioni. Mi impegno ad assumermi la responsabilità di agire contro la discriminazione – conclude – di capire come possiamo sradicarla meglio e di esprimermi contro di essa. Se sei abbastanza fortunato da non aver subito discriminazioni, ti chiedo di fare lo stesso”.

(LaPresse)

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