ROMA – Scoppia un caso Lotito in Consiglio Federale della Figc. Il Collegio di garanzia il 7 settembre scorso ha chiesto alla Corte d’appello federale di rivalutare la sanzione sul caso tamponi che coinvolge il presidente della Lazio, tuttora squalificato e inibito. Ma con un colpo di teatro, il giorno dopo l’uscita delle motivazioni della decisione del Collegio che chiede una riduzione della sanzione per i medici e soprattutto per Lotito, il patron della società biancoceleste si è presentato comunque davanti alla sede della Figc sostenendo di essere idoneo a partecipare a seguito della sentenza, convinto di avere tutto il diritto di riprendere posto in Consiglio. Una mossa non prevista e spiazzante. La sua volontà di prendere parte al Consiglio è stata però respinta dal presidente federale Gabriele Gravina che lo ha invitato ad uscire dall’aula. “Lotito ama le sfide. La sua responsabilità è passata in giudicato. Il Collegio di garanzia ha chiesto una nuova valutazione ma non c’è mai scritta la parola annullamento, per cui vale la condanna di primo grado a sette mesi che è dunque ancora in vigore”, ha dichiarato Gravina al termine di un breve consiglio federale. Uscito dalla sede di via Allegri dopo il ‘niet’ della federcalcio, Lotito ha definito la situazione ‘kafkiana’ precisando le sue motivazioni e lasciando a verbale una dichiarazione con la quale “ritiene illegittimo il rifiuto di consentirgli la partecipazione al consiglio federale in quanto fin dal 7 settembre scorso, non esiste alcuna sanzione che possa impedirgli il suo diritto di esercitare le funzioni di consigliere federale”. Stando a Lotito, pende al momento solo un ‘mero deferimento’. Ma il numero uno della Figc è stato di tutt’altro avviso: “Per noi ancora vige la squalifica, si è presentato e gliel’ho detto. Ho fatto una semplice considerazione. Lui ha portato un appunto scritto da qualcuno che evidentemente conosce la materia e ritiene di non essere più squalificato, ma secondo noi non è così”. Da qui il braccio di ferro e la richiesta a Lotito di farsi da parte.
Il suo ‘blitz’ è coinciso con un Consiglio federale che tra i punti all’ordine del giorno aveva quello riguardante la norma che abolisce definitivamente le multiproprietà nel calcio professionistico. Un tema su cui è coinvolto e ‘interessato’ proprio Lotito. Di fatto il presidente della Lazio dovrà abbandonare ogni suo proposito di riappropriarsi della Salernitana, che ha dovuto affidare a un trust con mandato irrevocabile a vendere entro il 31 dicembre. “Il modello del trust temporaneo non è più sostenibile, in quanto adottato in un regime di emergenza. Questa pista rischia di privare una piazza importante come Salerno del suo calcio, che dovrebbe così ripartire dai dilettanti”, ha fatto sapere Gravina lanciando un chiaro messaggio. Il Consiglio ha infatti approvato all’unanimità il divieto di qualsiasi partecipazione societaria in più di un club professionistico con l’obbligo di tempestiva dimissione, a pena di decadenza dell’affiliazione, per quelle società che dovessero salire in Lega Pro dalla Serie D. E per i casi esistenti attraverso una disciplina transitoria, si è dato tempo per la dismissione entro l’inizio della stagione 2024/25.
Gravina, che si mostra fiducioso su una riforma dei campionati (“Siamo a buon punto è c’è condivisione tra le Leghe”) e di non considerare “indispensabile” il tema del pubblico al 100% (“Perché in tanti stadi non abbiamo raggiunto il 50%”), è poi tornato sui pronunciamenti sul caso tamponi affrontando anche il problema della giustizia sportiva: “C’è bisogno di un maggiore chiarimento legislativo per precisare ruoli e competenze. Abbiamo due giudizi interni, un terzo di garanzia che non è garanzia ma merito e poi due giudizi ordinari. Insomma, cinque gradi per arrivare alla decisione finale e spesso non finisce qui”.
di Luca Masotto