Calcio, Napoli: ko Liverpool lezione da cui ripartire

Foto Paul Ellis / AFP

Napoli – Se fosse stata una sfida di andata e ritorno ci sarebbero stati i supplementari, e invece tutto è sfumato per un dettaglio di classifica, il maggior numero di gol segnati a parità di punti e differenza reti.

Finisce l’avventura del Napoli in Champions League

Colpa dell’1-0 rimediato ieri sera ad Anfield, una sconfitta tutto sommato meritata per la prestazione offerta dagli azzurri sul prato inglese contro un Liverpool gagliardo e arrembante per oltre 90 minuti, e che dimostrato a tutta Europa per quale motivo i Reds siano arrivati sino alla finale della scorsa edizione della Champions League, battuti solo dal Real Madrid di Zidane, Modric e Cristiano Ronaldo.

Pressing alto

Una delle chiavi del match è stato sicuramente l’atteggiamento aggressivo della squadra di Klopp, che sin dai primi minuti ha bloccato sul nascere tutte le fonti di gioco del Napoli.

La superiorità numerica al centro del campo (3 vs 2) è stata fondamentale per imbrigliare capitan Hamsik, a tratti lento ed impacciato, costringendo spesso gli azzurri al lancio lungo alla ricerca delle fasce offensive, dove però né Callejon e né Fabian sono riusciti a superare i loro diretti avversari.

Anche le verticalizzazioni per gli attaccanti sono state inefficaci

Il duo Van DijkMatip era sempre in anticipo su Lorenzo Insigne (quasi non pervenuto) e Dries Mertens, che ha pagato il brutto contrasto col centrale olandese e non è riuscito poi a pungere con i suoi soliti movimenti a pendolo tra i difensori, suo marchio di fabbrica.

Il pressing alto del Liverpool ha avuto due effetti immediati sulla gara

Schiacciare il Napoli nella sua metà campo, alzando il baricentro di gioco con la linea di difesa quasi a livello del cerchio di centrocampo, e soprattutto permettere il recupero rapido delle seconde palle.

Ad ogni errore sulla trequarti offensiva, infatti, c’erano già due o anche tre uomini dei Reds pronti ad attaccare gli azzurri in fase di ripartenza, costringendoli ad uno scarico veloce, ad una verticalizzazione sporca o persino al lancio lungo verso la terra di nessuno.

Forse l’inserimento di un mediano d’ordine in più (ad esempio Diawara) avrebbe aiutato i partenopei nell’uscita della palla dal basso, ma è anche vero che lanciare nella mischia uno dei giocatori meno brillanti di questo inizio di stagione sarebbe stata una mossa decisamente rischiosa, specie in un campo difficile quale è Anfield.

Gli episodi

Al netto di tutto ciò e della superiorità evidente del Liverpool a metà campo, il Napoli le sue occasioni per il colpo del ko le ha avute eccome, basti pensare al tiro di Hamsik a inizio partita, al destro di Callejon nella ripresa, ma soprattutto a quell’errore di Milik a tempo quasi scaduto: stop sontuoso col sinistro (la cosa più difficile), ma tiro col destro addosso al muro Alisson, più un errore del polacco che una prodezza del brasiliano in fin dei conti.

Sulla sponda opposta Ospina non è stato da meno

Prodigioso nel secondo tempo prima su Salah e poi su Manè, peccato però che il portiere colombiano sia stato il vero responsabile del gol realizzato proprio dall’egiziano nella prima frazione, sbagliando totalmente l’intervento e facendosi bucare con un tiro tutt’altro che irresistibile.

Questione di dettagli

Dal gol di ieri di Salah, alla prodezza di Di Maria al Parco dei Principi contro il Psg a tempo quasi scaduto, oppure la mancata chiusura di Mario Rui su Ben in occasione del 3-1 della Stella Rossa, rete che ha pesato come un macigno nell’economia del girone. Perché si sa, alla fine nel calcio sono sempre gli episodi a fare la differenza.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome