Calcio, Rocchi: “E’ l’anno zero per gli arbitri, non siamo contrari sul Var a chiamata”

Pazienza per la crescita dei giovani arbitri, meno 'rigorini' e possibilista sul così detto 'Var a chiamata'.

Foto Fabio Rossi/AS Roma/LaPresse

MILANO – Pazienza per la crescita dei giovani arbitri, meno ‘rigorini’ e possibilista sul così detto ‘Var a chiamata’. In occasione della pausa del campionato per gli impegni della Nazionale, il designatore della Serie A Gianluca Rocchi ha tracciato un primo bilancio della stagione che per quanto riguarda gli arbitri li ha visti più volte al centro delle polemiche per decisioni spesso non molto comprensibili. “E’ una sorta di anno zero per gli arbitri, abbiamo cambiato il modo di lavorare senza stravolgere quanto fatto dal mio predecessore Rizzoli. Sto cercando di portare la mentalità di un club nel gruppo arbitrale, per questo ho inserito due tattici per la lettura delle gare”, ha detto a Radio Anch’Io Sport su Radio1. “I giovani arbitri sono bravi, serviva un ricambio generazionale, ma essendo ragazzi, validi, hanno bisogno di esperienza. Dobbiamo investire su di loro”, ha aggiunto. “Stiamo lavorando molto anche dal punto di vista atletico”, ha spiegato Rocchi. Sulla possibilità di vedere gli arbitri in tv, che sembra tramontata dopo la nomina dell’ex fischietto Giannoccaro come punto di collegamento con i club, Rocchi ha detto: “Giannoccaro serve per i rapporti interni tra arbitri e club, sul parlare in tv l’AIA è aperta ma bisogna essere ben preparati”.

Lungo il capitolo dedicato al Var. “E’ uno strumento favoloso, se l’arbitro in campo arbitra bene è lineare e convincente. A quel punto chi è al video riesce a correggere, se invece l’arbitro non è coerente la tecnologia rischia di diventare quasi un nemico”, ha detto Rocchi. “Si va verso la definizione di due ruoli definiti” tra arbitro e VAR. “Il Var a chiamata? Non siamo contrari, almeno per quanto mi riguarda, ma molti allenatori non sono convinti, è un percorso lungo e che andrebbe regolato bene”, ha replicato il designatore. “Sui rigori c’è un aumento delle chiamate, ma è indiscutibile che avere la tecnologia porta a scovare rigori persi con falli a volte impossibili da vedere”, ha aggiunto. “Stiamo cercando di fare un passo indietro, riportando il rigore ad essere una vera massima punizione. Non è semplice, serve grande qualità degli arbitri”, ha spiegato ancora Rocchi.

A tal proposito Rocchi è tornato anche sulle polemiche di Roma-Milan, con il mancato rigore concesso ai giallorossi per un fallo simile a quello che solo pochi giorni prima era costato un penalty all’Inter contro la Juventus. “Con Maresca ho già parlato, non mi piacque la gestione più che l’episodio (il mancato rigore alla Roma nel finale, ndr). Quella sera non è stato al top, mentre un mese prima aveva diretto benissimo Inter-Atalanta”, ha detto Rocchi. “Un passaggio a vuoto ci può stare, l’ho avuto anche io. Ora farà un passaggio in B poi tornerà in Serie A, ma senza problemi”, ha aggiunto. Altro tema è l’offside. “Sul fuorigioco non sta a noi decidere, ma a chi fa le regole. Noi siamo solo degli applicatori. Bisogna solo capire quale sia la strada giusta, con la tecnologia penso sia ormai un problema superato”, ha replicato Rocchi sul possibile ritorno al concetto di ‘luce’ sul fuorigioco.

“Dobbiamo condividere con calciatori e allenatori le nostre decisioni, per questo invito gli allenatori ai nostri incontri. La visione dell’arbitro è diversa, perchè è educato per decidere”, ha detto ancora Rocchi che sulla possibilità di ascoltare i colloqui arbitri-giocatori o allenatori in campo, ha spiegato: “Noi teniamo tutte le nostre registrazioni, senza alcun segreto, perchè sono utili anche a noi. Siamo prossimi ad ascoltarle, in modo da togliere qualsiasi dubbio sull’onestà intellettuale degli arbitri”. “I capannelli intorno non li vorrei vedere, all’esterno non accade. Ho chiesto agli arbitri di essere educati, seri ma anche severi”, ha aggiunto. Infine sulla possibile introduzione del tempo effettivo, Rocchi ha detto: “E’ in corso un ragionamento con le componenti internazionali”.

LaPresse

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