MILANO – “Ringrazio Nicola per le belle parole, e lo farò in una lettera privata. Ma non torno indietro. Anzi, nella mia lettera chiederò a lui di ripensarci: c’è ancora tempo per evitare il peggio. Gli dirò di immaginare cosa accadrebbe, ad esempio, nel caso la piattaforma RoUsseau dovesse sbattere la porta in faccia al nuovo governo. Sarebbe la fine del Pd”. Così Carlo Calenda in un’intervista a Repubblica, definendo un “lutto” la scelta di lasciare il partito.
“Per me si apre un percorso complicatissimo e confesso di non avere alcun piano dettagliato pronto”, afferma a proposito del dar vita a un suo nuovo partito, “sono ancora scosso dall’addio al Pd e la prima cosa che farò sarà di andare nelle feste dell’Unità a spiegare la scelta agli elettori che mi hanno mandato nell’Europarlamento”. Quanto al possibile elettorato del suo nuovo partito, “qui non si tratta di moderatismo di centro o di elettori liberal democratici. Io penso agli italiani seri che lavorano, che faticano, e che chiedono una rappresentanza politica costruita sulla competenza, sulla capacità di dare risposte a questioni complesse”, sottolinea Calenda, che alla domanda se punti anche agli elettori del Pd risponde:
“Non lo so. Però dopo il sollievo iniziale per l’autogol che ha tolto di mezzo Salvini, ora arrivano tanti segnali di delusione da parte di chi non comprende l’arrendevolezza del Pd davanti agli ultimatum del M5S: siamo passati dal ‘mai con i cinque stelle’ al ‘mai con Conte’, dal ‘mai con Di Maio’ ad accettare la trappola di Rosseau. Non è un caso che nei punti programmatici messi sul tavolo dal Pd, mancano tutti quelli che creeranno inevitabili scontri con i grillini: dalla Tav all’Ilva, all’Alitalia. Ma la gente si ricorda molto bene che il M5S è nato per distruggere la democrazia rappresentativa”.
(LaPresse)