Camorra e business, i Contini puntano all’area nord

Da sinistra, Edoardo Contini e Raffaele Imperiale

NAPOLI – Raffaele Imperiale è fuori da giochi. Dopo la cattura nella lussuosa Dubai, dove ha trascorso gran parte della sua latitanza dorata, è arrivato il clamoroso pentimento, con le dichiarazioni di Lelluccio Ferrarelle (come veniva chiamato quando, da ragazzo, consegnava acqua minerale in bottiglia nella ‘sua’ Castellammare di Stabia) che hanno già provocato veri e propri terremoti nel mondo della criminalità organizzata napoletana. Ma quell’affare, il narcotraffico, è un’attività che deve comunque proseguire. A chi spetta spostare droga per conto delle cosche napoletane? Parliamo del core business della camorra. Senza piazze di spaccio non arrivano soldi, non c’è liquidità, e la mala non è ancora soltanto quella dei colletti bianchi e dei contanti ormai ripuliti del tutto. Senza i fiumi di droga nei rioni popolari la camorra non esisterebbe nemmeno, forse. Le organizzazioni criminali lo sanno bene e si sono subito mosse per colmare il gap.

L’antico adagio

Morto un Papa se ne fa un altro, recita l’antico adagio. E così lo spazio lasciato da Imperiale avrebbe già nuovi ‘proprietari’. E nuovi registi. Sotto la lente degli investigatori è finito il clan Contini del rione Luzzatti, cosca che insieme ai Bosti del centro storico, ai Licciardi della Masseria Cardone di Secondigliano, e ai Mallardo di Giugliano, va a comporre l’Alleanza di Secondigliano, secondo la Dia il cartello criminale più potente, influente ed esteso di Napoli e provincia. E sarebbe proprio l’hinterland il nuovo obiettivo dei Contini. In particolare, l’area nord della provincia. E’ il sospetto che si è annidato tra gli esperti dell’antimafia all’indomani dell’operazione che, venerdì pomeriggio, è culminata nell’arresto di un uomo e una donna, entrambi incensurati, in quel di Melito, città sotto il controllo malavitoso del clan Amato-Pagano, città che è considerata ‘roccaforte’ storica degli scissionisti.

Le indagini

Gli agenti della sezione antidroga della Squadra Mobile hanno sorpreso un 34enne e una 42enne mentre caricavano nove chili di cocaina in un’automobile. Indagini estese in un appartamento e altra scoperta, stavolta ancora più importante: altri 72 chili di cocaina. Un volume d’affari di circa 6 milioni di euro nelle mani di due persone che, fino a quel giorno, non avevano mai avuto problemi con la legge. Com’è possibile? Tutta quella ‘roba’ non sarà piovuta dal cielo, questo è certo, com’è certo che dietro il carico di droga ci sia la regia della criminalità organizzata. Il sospetto degli investigatori è che la mano occulta sia quella del clan Contini. Il blitz non è scattato per caso. Uno degli indagati era da tempo nel mirino delle forze dell’ordine. Altro sospetto: gli investigatori fiutano odore di narcotraffico. Una nuova realtà e un nuovo organigramma, quello ideato dai Contini: i carichi di stupefacenti vengono affidati agli incensurati, persone insospettabili, con le fedine penali limpide, immacolate, e stili di vita di basso profilo. L’obiettivo è, ovviamente, eludere le divise, cosa non riuscita nel caso di venerdì scorso. Le indagini su quell’operazione non si sono mai fermate. Gli investigatori sono sicuri che l’uomo e la donna fermati siano soltanto semplici ingranaggi di un meccanismo criminale ben più complesso. La sensazione è che il 34enne e la 42enne abbiano agito sotto la supervisione di un clan, quello dei Contini, è che persone vicine agli indagati abbiano già preso il posto di Imperiale.
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