NAPOLI – L’olio di palma e di soia saranno esclusi dalla produzione di biocarburanti e di elettricità a partire dal 1 gennaio 2023. Lo sancisce una norma approvata pochi giorni fa alla Camera dei deputati. Il testo dell’intero disegno di legge di delegazione europea, in cui questa norma è compresa, passerà di nuovo al Senato e poi al governo, che presenterà la proposta completa di decreto legislativo sulle rinnovabili ai due rami del Parlamento entro l’estate, per l’approvazione finale. Si tratta di un importante traguardo portato a casa dalle associazioni ambientaliste per la salvaguardia della biodiversità e delle foreste, minacciate dalla deforestazione selvaggia.
Sos delle associazioni
Con l’olio di palma, le cui piantagioni sono la principale causa di deforestazione mondiale, non produciamo solo biscotti o detergenti ma soprattutto biocarburanti e bioenergie: il 67% delle importazioni di olio di palma in Europa e il 70% in Italia. Siamo, infatti, uno dei paesi europei che più consuma olii vegetali alimentari per l’energia, perlopiù all’insaputa dei consumatori e con costi aggiuntivi, come denuncia Legambiente nel suo dossier Più olio di palma nei motori che nei biscotti, la mappa degli impianti in Italia.
Per usi energetici, in Italia abbiamo bruciato nel 2019 oltre un milione di tonnellate di olio di palma, 150 mila tonnellate di olio di semi di girasole, 80 mila tonnellate di olio di soia. Per la quasi totalità prodotti in piantagioni indonesiane e malesi, a danno di una delle maggiori foreste tropicali al mondo che ha perso negli ultimi vent’anni alberi e torbiere per oltre 33 milioni di ettari.
Un danno incalcolabile per il clima (ogni litro di olio di palma comporta il triplo delle emissioni di CO2 di un uguale volume di gasolio fossile) e per la biodiversità (distruggiamo l’habitat di specie vegetali e animali come l’orango, la tigre e il rinoceronte) che produce, inoltre, rischi di diffusione delle nuove zoonosi.
Quanto costa?
Legambiente ha fatto qualche conto, a partire dai dati del Gestore Servizi Energetici nazionale, sui costi che cittadini e imprese si trovano indirettamente a sostenere a favore dei petrolieri per la distruzione delle foreste. Ogni automobilista italiano paga, in media, 16 euro all’anno per le così dette rinnovabili nel serbatoio, una cifra complessiva di circa 300 milioni di euro nel 2019 per la sola componente olio di palma (quasi metà del biodiesel). Inoltre, cittadini e imprese, pagano nella bolletta elettrica una piccola quota aggiuntiva per i biocombustibili (che sono per il 69% da olio di palma e di soia): quasi 600 milioni di euro di sussidi attribuibili alla sola componente degli oli alimentari.
Molto più che nei biscotti
Secondo Transport & Environment, nel 2019 i conducenti europei hanno bruciato nei loro motori 22 volte più olio di palma di quanto ne ha usato la Ferrero per tutta la Nutella e i Kinder consumati nel mondo; 15 volte di più di quanto consumato dal gruppo Mondelez (Oreo e Cadbury) in tutto il mondo