Carcere di San Gimignano: si suicida un agente penitenziario

Ancora oscure le cause che hanno portato l'uomo al tragico gesto

Foto Piero Cruciatti / LaPresse

ROMA (LaPresse) – Tragedia nel Corpo di Polizia Penitenziaria. Ieri sera, un appartenente al Corpo si è tolto la vita sparandosi con l’arma di ordinanza nel parcheggio adiacente il carcere di San Gimignano. A dare la tragica notizia è Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, SAPPE.

La causa del gesto è ancora oscura

“Sembra davvero non avere fine il mal di vivere che caratterizza gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, uno dei quattro Corpi di Polizia dello Stato italiano”, commenta Capece. “L’uomo, un Agente Scelto sui 30 anni, si è sparato nella macchina, premurandosi però di chiudere prima le porte con le sicure. Siamo sconvolti”.

Sono ancora oscure le cause che hanno portato l’uomo al tragico gesto. Ma se è importante evitare strumentalizzazioni è fondamentale e necessario comprendere e accertare quanto hanno eventualmente inciso l’attività e le difficili condizioni lavorative nel tragico gesto estremo posto in essere dal poliziotto.

Una tragedia che deve far riflettere

Deve seriamente far riflettere la constatazione che negli ultimi 3 anni si sono suicidati più di 55 poliziotti e dal 2000 ad oggi sono stati complessivamente più di 110. Ai quali sono da aggiungere anche i suicidi di un direttore di istituto (Armida Miserere, nel 2003 a Sulmona) e di un dirigente generale (Paolino Quattrone, nel 2010 a Cosenza).

“Quel che è certo – sottolinea Capece – è che sui temi del benessere lavorativo dei poliziotti penitenziari l’Amministrazione Penitenziaria continua ad essere in grave affanno e in colpevole ritardo. Senza alcuna iniziativa concreta. I poliziotti continuano a suicidarsi, l’Amministrazione Penitenziaria non mette in campo alcuna concreta iniziativa per contrastare il disagio lavorativo. E per dare un sostegno a chi è in prima linea nelle carceri”.

Il pensiero all’agente penitenziario di San Gimignano e il duro attacco

Il pensiero del SAPPE va “ai familiari, agli amici e ai colleghi del nostro collega. A loro va il nostro pensiero e la nostra vicinanza”, prosegue Capece. Che però ha dure parole verso i vertici del Ministero della Giustizia e dell’Amministrazione Penitenziaria. “Questo di San Gimignano è l’ennesimo suicidio di un poliziotto penitenziario. Aiuta a capire quali evidentemente siano le priorità per l’Amministrazione Penitenziaria. Contiamo ogni giorno gravi eventi critici nelle carceri italiane. Compresi i numerosi suicidi di appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria. Episodi che vengono incomprensibilmente sottovalutati proprio dal DAP?”.

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