TORINO – Nel carcere di Torino sono 9 le persone messe sotto osservazione a rischio terrorismo, 5 alto (di cui 2 in alta sicurezza), 1 rischio medio e 3 a basso rischio. Il Garante dei detenuti e il Consiglio regionale del Piemonte sono in campo per prevenire il fenomeno della radicalizzazione violenta nelle carceri piemontesi. Se ne parlerà in un seminario di formazione che si terrà venerdì 15 e sabato 16 febbraio nella sala Colonne del Comune di Torino. L’iniziativa, realizzata in collaborazione con Città di Torino, Garante nazionale, Garante di Torino e il progetto Fair (Fighting against Inmates’ Radicalisation), “mira ad affrontare un fenomeno al centro dell’attenzione pubblica europea dopo gli attentati di Parigi e Bruxelles. Dove il filo comune è rappresentato dalla radicalizzazione avvenuta all’interno di strutture carcerarie.
Con questa due giorni vogliamo aprire una riflessione anche in Italia, partendo dal Piemonte. Grazie a esperti nazionali e internazionali di diverse discipline”, ha spiegato il garante della regione Piemonte Bruno Mellano. “Come Città di Torino siamo all’avanguardia grazie a un progetto dell’assessorato, in collaborazione con il Comitato Interfedi. Cerchiamo di prevenire i casi di imam ‘autoproclamati’ che possono veicolare messaggi pericolosi, coinvolgendo imam adeguatamente preparati e prevedendo la presenza di mediatori culturali. Il progetto è partito anche nel carcere minorile Ferrante Aporti”, spiega la garante detenuti di Torino Monica Gallo.
Secondo i dati, c’è un incremento delle persone pericolose
Per Diletta Berardinelli e Luca Guglielminetti, responsabile scientifico e responsabile formazione del progetto Fair, guidato dalla Fondazione Nuovo villaggio del fanciullo di Ravenna in collaborazione con 9 partner europei di 8 Paesi (Finlandia, Portogallo, Olanda, Ungheria, Lituania, Slovenia, Romania, Malta) e finanziato dalla Dg Giustizia della Commissione europea, “mentre forze investigative e magistratura lavorano nel breve periodo, noi ci poniamo l’obiettivo di prevenire i fenomeni di radicalizzazione. Non solo jihadista ma anche di matrice anarco-insurrezionalista, prima che le persone assumano un profilo criminale. Questo tipo di formazione viene fatta per la prima volta in Italia”.
Secondo i dati presentati, negli ultimi anni c’è un incremento dei soggetti posti sotto osservazione (da 365 a circa 500) e del numero di espulsioni (da 8 a 10 al mese). Sono inoltre circa 800 gli imam autoproclamati sul territorio italiano. La relazione del ministro al Parlamento sull’amministrazione della giustizia per l’anno 2018 riporta che alla data del 18 ottobre 2018 sono complessivamente 478 le persone sottoposte a monitoraggio su scala nazionale (233 livello alto di rischio, 103 livello medio, 142 livello basso). E provengono principalmente da paesi quali Tunisia (27,70%), Marocco (26,07%), Egitto (5,91%) e Algeria (4,68%) e hanno, per buona parte, istruzione medio bassa. Dei 233 ad alto rischio, 66 sono imputati e/o condannati per reati di terrorismo nazionale di matrice islamica, il 10% in più rispetto al 2017.
(LaPresse)